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Filippo Pietropaolo

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Al processo di Crotone la difesa fa emergere che la moneta antica per cui è sotto accusa il vicepresidente della Regione vale solo 50 euro


CROTONE – «Un regalo di Natale, un po’ come un panettone»; Vale circa 50 euro la moneta dei Bretti per la quale si ritrova imputato il vicepresidente della Regione Filippo Pietropaolo. Nei confronti dell’esponente di FdI, il pm Matteo Staccini chiede la condanna a due anni di reclusione nel processo scaturito dall’inchiesta che nel gennaio 2017 portò all’operazione Tempio di Hera. Operazione con cui si fece luce su una presunta associazione a delinquere dedita al saccheggio di reperti nell’area archeologica di Capocolonna e in altri siti. Lo ha fatto emergere il difensore di Pietropaolo, l’avvocato Francesco Laratta, che ha prodotto in aula la «documentazione attestante la liceità della provenienza della moneta». Secondo l’accusa, si trattava di “dono al ricettatore” quale compenso per l’assunzione di un figlio del coimputato, ritenuto promotore della presunta associazione a delinquere che si sarebbe occupata anche della commercializzazione dei beni archeologici.

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 L’ARRINGA

Nel corso della sua arringa difensiva, il legale ha contestato l’accusa di ricettazione esibendo la ricevuta dell’acquisto ad un’asta online da parte del coimputato, ormai deceduto.  La moneta, infatti,  sarebbe stata consegnata a Pietropaolo da un docente di latino e greco in pensione, esperto di numismatica e, in passato, anche consulente della Procura di Crotone in virtù delle sue competenze.

Il professore aveva acquistato tre reperti per 225 euro, e uno di questi lo donò a Pietropaolo, ha sostenuto il legale. «All’epoca il professore era stimatissimo e non era stato coinvolto in vicende giudiziarie. Non c’era motivo di dubitare della provenienza del bene», ha detto l’avvocato Laratta. L’episodio contestato risale a dieci anni fa, quando il professore, dopo aver concordato un incontro, avrebbe ceduto a Pietropaolo, allora consigliere delegato di Seta srl, la moneta che per l’accusa sarebbe un reperto di pregio.

LE RICHIESTE DEL PM

Sono cinque gli imputati per i quali il pm ha chiesto il non luogo a procedere per morte del reo. L’episodio contestato a Pietropaolo risale a dieci anni fa, quando il professore, dopo aver concordato un incontro, avrebbe ceduto a Pietropaolo, allora consigliere delegato di Seta srl, l’importante reperto quale compenso per l’assunzione di un suo figlio. «Pietropaolo era un imprenditore, non svolgeva alcun incarico pubblico», ha tenuto a precisare il legale.

Oltre che 14 richieste di condanna, il pm ha formulato anche cinque richieste di non luogo a procedere per morte del reo, due richieste di assoluzione e sette di prescrizione, essendo in alcuni casi i reati ormai estinti.

INCARICO E PENDENZA

Pietropaolo ha, dunque, accettato l’incarico nella Giunta regionale pur in presenza di questa pendenza penale. È diventato vice presidente dell’esecutivo calabrese, infatti, nel luglio 2024, al posto di Giusi Princi, eletta europarlamentare. Tra le sue deleghe, oltre all’organizzazione, alle risorse umane e alla transizione digitale, ci sono la sicurezza e legalità e la valorizzazione a fini sociali dei beni confiscati alla ‘ndrangheta.

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