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Pescara, 22 ott. (askanews) – Una conferenza per la ricostruzione di Gaza, del Libano e del Nord di Israele. Il G7 Sviluppo sotto presidenza italiana, a Pescara, non è ancora iniziato quando Antonio Tajani lancia la sua idea. La guerra è ancora in corso e neppure l’uccisione di Yahya Sinwar sembra avere determinato una de-escalation nella Striscia, mentre il fronte libanese è più caldo che mai. “La pace ancora non è vicina e stiamo lavorando per accelerare i tempi”, ammette Tajani. Ma per il ministro degli Esteri è già arrivato il momento di organizzare il dopo, di cominciare a pianificare la ricostruzione di un territorio devastato, una desolante distesa di macerie e sangue, di morti e sfollati.
In Abruzzo sono arrivati i rappresentanti di Israele, Libano e Autorità nazionale palestinese: l’ambasciatore dello Stato ebraico presso le agenzie Onu a Roma, Orli Gil; il ministro degli Esteri di Beirut, Abdallah Bou Habib; il ministro dell’Economia dell’Anp, Mohammad Alamour. Un’occasione ghiotta di dialogo, che la presidenza italiana ha cercato di cogliere fino in fondo. Tajani ha parlato di “un risultato politico importante”, “un grande successo anche per la credibilità italiana, che ci spinge a fare ancora di più”.
I rappresentanti del governo libanese, palestinese e israeliano hanno partecipato a differenti panel: “li abbiamo ascoltati e interrogati, non c’è stato un confronto tra di loro perché non volevamo acuire, ma risolvere”, ha spiegato il titolare della Farnesina in conferenza stampa. “Abbiamo ribadito la nostra posizione sul cessate il fuoco, ma l’oggetto della riunione era quello degli aiuti umanitari. Ci siamo soffermati su quello” ed è stata posta “la prima tessera di un mosaico per costruire la pace”, ha detto.
Insomma, la cooperazione resta una delle migliori opportunità per aprire uno spiraglio per la fine delle ostilità. E anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo dice chiaramente, in un videomessaggio inviato ai partecipanti alla riunione presieduta da Tajani. “E’ necessario dover affiancare agli sforzi che stiamo portando avanti sul binario politico per un cessate il fuoco un binario parallelo umanitario, sul quale dobbiamo impegnarci con la stessa determinazione”, sostiene la premier.
Così, non è un caso che, aprendo la ministeriale a Pescara, Tajani annunci il nuovo programma di aiuti italiani, per un totale di 25 milioni di euro: “lo stanziamento di impegno umanitario d’emergenza di 10 milioni per le popolazioni del Libano, di 10 milioni di aiuto umanitario a Gaza e un sostegno di 5 milioni per il piano dell’Anp per la pianificazione della ricostruzione della Striscia di Gaza”. Un progetto che segue quanto già fatto dal governo di Roma con il piano Food for Gaza e il sostegno alla popolazione civile più vulnerabile, e quanto accadrà già alla fine di questa settimana. Venerdì prossimo, 15 tir acquistati dal nostro Paese e donati al Programma alimentare mondiale partiranno da Genova con beni alimentari e sanitari, che attraverso la Giordania e con il contributo della Mezzaluna rossa verranno distribuiti alla popolazione civile palestinese a Gaza. Aiuti che sarà possibile consegnare “grazie al sostegno di Israele e dell’Autorità nazionale palestinese”, ha spiegato Tajani. L’obiettivo è duplice: cercare di dare “risposte concrete”, e già durante la sua missione di ieri nello Stato ebraico il ministro ha “ottenuto l’assicurazione di un “percorso agevolato” per i tir italiani che potranno passare ed entrare a Gaza; e rimanere “al fianco dell’Anp anche il giorno dopo la fine della guerra”, lavorando a una rapida attuazione della soluzione dei due Stati.
Secondo il ministro, d’altra parte, “tutte le popolazioni civili, indipendentemente dalla nazionalità”, devono essere aiutate: “penso a quella di Gaza, penso ai libanesi, penso ai siriani che vivono in Libano, penso ai palestinesi nel nord di Israele e anche agli israeliani del nord di Israele”, ha spiegato, auspicando che al termine della ministeriale abruzzese – a cui partecipano i rappresentanti del Sette Grandi e di alcune agenzie internazionali, tra cui il Programma Onu per lo sviluppo, la Fao, l’Ifad e Gavi – ci sia un consenso attorno a una dichiarazione finale che possa servire a “compiere un passo avanti”.
Le richieste di pace sono sempre più insistenti. Arrivano dalla presidenza italiana, ma anche dal segretario di Stato Antony Blinken, impegnato nell’ennesima missione diplomatica in Israele. Tajani si è detto “un po’ più ottimista” dopo “la vittoria militare di Israele contro Hamas”. Adesso “bisogna fare di tutto per accelerare” sul percorso di pace, ha precisato il ministro, ricordando che gli israeliani sono pronti a far uscire da Gaza gli ultimi capi di Hamas con un salvacondotto, in cambio della liberazione degli ostaggi e poi il cessate il fuoco. “Lavoriamo per sostenere questo progetto come lavoriamo per raggiungere il cessate il fuoco in Libano, con delle proposte che vedono un rafforzamento di Unifil e un rafforzamento dell’esercito regolare libanese”, ha commentato Tajani.
La situazione umanitaria in Libano è fonte di grande preoccupazione per l’Italia, che è “pronta a fare la sua parte”. Il governo ha già stanziato 50 milioni per accompagnare lo sviluppo economico del Paese ed assistere la numerosa popolazione rifugiata siriana e le comunità che la ospitano. Nei giorni scorsi, inoltre, sono già stati destinati 17 milioni di euro in aiuti di emergenza. I dieci milioni annunciati da Tajani serviranno infine per aiutare famiglie e bambini. Il passo successivo sarà, anche in questo caso, parlare di ricostruzione. “Credo che dovremmo anche riflettere sul dare vita a una Conferenza come quella che c’è per la ricostruzione dell’Ucraina, di farla per Gaza, ma anche per il Libano e per quelle parti di Israele del Nord che sono state colpite”.
(di Corrado Accaputo)
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