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Una pattuglia della polizia

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CROTONE – Faceva caldo, quella sera del 12 agosto 2014, e Francesco Macrì, 73enne pensionato già noto alle forze dell’ordine, poco dopo le 20,30, era intento a bere qualcosa seduto al tavolino davanti al bar di via Reggio quando si materializzò un commando composto da due uomini incappucciati.

Un killer lo uccise a colpi di pistola calibro 22. O, meglio, gli sparò e lui morì dopo un paio di giorni all’ospedale San Giovanni di Dio.

Le indagini della Squadra Mobile della Questura, coordinate dalla Dda di Catanzaro, non si sono mai fermate e ieri sera hanno portato all’arresto di una persona per l’omicidio. In manette è finito il 25enne Gianluigi Foschini, figlio del più noto alle forze dell’ordine Salvatore, considerato un esponente di spicco della ‘ndrangheta crotonese.

I particolari saranno resi noti oggi nel corso di una conferenza stampa. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata al giovane, difeso dall’avvocato Aldo Truncè, che attende la fissazione dell’interrogatorio di garanzia per approntare la propria linea. Il provvedimento è stato firmato dal gip distrettuale Guido De Gregorio, lo stesso che ha firmato la mega ordinanza per i 170 arresti dell’operazione Stige, contro il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò.

Ma Foschini non ha certo agito da solo. Il killer aveva un complice che attendeva su un’auto, a bordo della quale avvenne la fuga.

Mentre le indagini sul delitto proseguivano, una vicenda giudiziaria è scaturita dalla querela presentata dai familiari della vittima contro i sanitari che ebbero in cura Macrì. La denuncia ha innescato un procedimento a carico di ben 32 tra medici e infermieri del San Giovanni di Dio, che furono iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Il gup del Tribunale Francesca Familiari, accogliendo, oltre che la richiesta dei difensori, anche quella del pm, dispose nel marzo scorso l’archiviazione del procedimento rilevando che il decesso, come chiarito dall’autopsia, fu causato dai colpi d’arma da fuoco.

I familiari dell’uomo, dipendente comunale che per molti anni ha lavorato come custode del cimitero, si erano rivolti alla Procura ritenendo che fossero ravvisabili profili di colpa medica riconducibili a negligenza, imprudenza e imperizia.

Gianluigi Foschini alle forze dell’ordine era noto come uno dal grilletto facile, essendo stato arrestato nel 2015; avrebbe scaricato un intero caricatore di pistola contro l’ingresso di un panificio in via Nicoletta, “Il Fornaio”, al civico 212, mentre dentro si trovavano il titolare e alcuni avventori, non si capisce se durante una lite con alcuni clienti o, addirittura, per uno sguardo di troppo a una ragazza. Numerosi colpi calibro 7,65 si infransero contro la vetrata e il muro dell’esercizio, intorno all’una di notte.

L’accusa di tentato omicidio fu successivamente derubricata in minacce, spari in luogo pubblico, detenzione di arma clandestina e ricettazione e Foschini fu condannato a 4 anni nel gennaio 2016. 

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