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Vincenzo De Luca e Luca Zaia

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La giunta regionale della Campania approva le proposte di modifica alla legge sull’autonomia differenziata e in cambio Zaia sosterrà la battaglia per il terzo mandato intrapresa da De Luca


Ombre di inciucio tra Luca Zaia e Vincenzo De Luca. Lo scambio politico si è consumato nelle ultime ore. La giunta regionale della Campania ha approvato le proposte di modifica alla legge Calderoli sull’autonomia differenziata (“è l’ultima possibilità di evitare il referendum” ha detto De Luca) e in cambio il governatore leghista sosterrà la battaglia per il terzo mandato intrapresa dal presidente sceriffo della Campania.

Polentone e terrone siglano una storica pace…di interessi. Questo matrimonio s’ha da fare. In un modo o nell’altro. Il veneto Luca Zaia della Lega e il campano Vincenzo De Luca del Partito democratico non vogliono mollare la poltrona da governatore. La primavera del 2025 è vicina e occorre stringere i tempi. E per far prevalere la norma “fai da te” del terzo mandato occorre mettere in campo una battaglia comune. Ma non basta. Dal Sud occorre tendere una mano a favore dell’autonomia differenziata. Ed è così che, all’improvviso, sullo scenario politico italiano irrompe l’asse anomalo, geografico e partitico, del “famolo strano”.

IL NODO DEL TERZO MANDATO, LA BATTAGLIA DI DE LUCA E LA POSIZIONE DI ZAIA

Andiamo con ordine. La questione è tornata di attualità nelle ultime settimane a causa di una polemica interna al Pd. La segretaria Elly Schlein ha ribadito come la legge escluda la possibilità di un terzo mandato. Una posizione che l’ha posta in aperto conflitto con il presidente della Campania. Già da tempo, infatti, Vincenzo De Luca ha espresso la sua volontà di ricandidarsi nonostante stia attualmente svolgendo il suo secondo incarico. Ma la questione non riguarda solo De Luca. Rimanendo in area Pd infatti sembra che anche il presidente della Puglia, Michele Emiliano, sia intenzionato a ricandidarsi, nonostante il limite posto dalla legge nazionale.

Più in generale comunque, tutto il fronte dei presidenti di regione sembra contrario a questo limite. Una posizione discutibile, anche se certamente un intervento per uniformare la materia in tutte le regioni sarebbe più che opportuno. Sia il governatore del Veneto Zaia che quello della Campania De Luca hanno esplicitamente contestato la ratio della norma. Pur esprimendosi in modo differente entrambe le loro argomentazioni contestano che tale limite sia imposto, a parer loro senza ragioni, solo ai sindaci e ai presidenti di regione. Mentre al contrario nessun limite si applica ai membri del governo, ai parlamentari (europei e nazionali) ai consiglieri regionali o comunali.

IL “SOCCORSO” DI SCHLEIN A MELONI

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non intende cedere. E in suo aiuto, si fa per dire, c’è anche il no al terzo mandato di Elly Schlein. Le ragioni della segretaria dem sono soprattutto legate agli equilibri interni al Pd. Schlein ha fatto della lotta ai “cacicchi” locali uno dei punti qualificanti del rinnovamento interno sin dal primo giorno del suo insediamento. E per “cacicchi” dalle parti schleiniane si intendono soprattutto quelli del Mezzogiorno, ossia De Luca ed Emiliano. Senza contare che la maggior parte dei sindaci e dei governatori dem che aspirano al terzo mandato sono della minoranza interna.

Se Schlein ha inizialmente evitato di prendere una posizione («Ne discuteremo con il partito»), da giorni ribadisce la sua netta contrarietà. Sulla Campania e su De Luca per prendere le contromisure necessarie in vista del voto delle prossime regionali, la Sclein adotterà una linea dura. Si farà terra bruciata attorno al governatore. Sarà l’avvertimento ai consiglieri regionali dem della Campania: chi appoggerà un disegno di legge in tal senso si pone automaticamente fuori dal partito.

TERZO MANDATO, TEMPERATURA ALLE STELLE IN CAMPANIA E DE LUCA RICORRE A ZAIA

E quando mancano otto mesi dal voto in Campania De Luca ribatte: «Mi ricandido, chi ci sta sta». Temperatura alle stelle in Campania. De Luca fa ricorso al cavillo Zaia. L’idea è quella di recepire nei prossimi mesi la norma nazionale (mai adottata dalla Campania) che impone il limite dei due mandati per i presidenti di Regione. Come nel caso di Zaia, i due mandati scatterebbero dal momento in cui sarà recepita la legge. E dunque per De Luca l’eventuale legislatura 2025-2030 sarebbe la seconda.

«La questione del terzo mandato la considero un problema marginale e stupido. E’ una grande palla, non esiste. C’è un presidente di Regione, Zaia, che il terzo mandato lo sta finendo, e nessuno dice niente. Vuol dire che non c’è una questione istituzionale di principio ma c’è un’aggressione politica. In questo momento si sta candidando alla presidenza della Liguria Andrea Orlando, che ha sei mandati alle spalle. Nessuno ha niente da dire. Non c’entra nulla il terzo mandato, il problema è che nel Pd continua un’aggressione personale e politica verso un uomo che è visto come libero, che non risponde a logico di corrente e patronato» ha sottolineato nei giorni scorsi Vincenzo De Luca.

«Schlein ha poco tempo davanti per cambiare Pd – ha aggiunto – Oggi il Partito ospita tutto quello che è contro natura, contro ragione e contro decenza. Si pensa di governare l’Italia con questo gruppo dirigente. Ma vi pare che in un partito, anziché sostenere i propri dirigenti e un governatore che ha il 70% di consensi, si sostiene chi non ha mai conquistato voti nei territori».

De Luca lancia poi l’assist per l’amico governatore veneto. «Zaia, il terzo mandato, lo sta già finendo, va per il quarto e quinto mandato. Noi andremo avanti perché non abbiamo recepito la vecchia legge nazionale, i due mandati scattano da quando la recepiremo. Quindi andremo avanti, nei secoli dei secoli – ha più volte sottolineato – Credo che bisogna dare la parola ai cittadini e non possono essere burocrati e anime morte romane che decidono in nome dei cittadini. Considero questa cosa una vergogna del nostro Paese, hanno paura della democrazia, hanno paura di dare la parola ai cittadini».

Se in Campania la temperatura è alle stelle, in Veneto di certo non è da meno. «Sul terzo mandato la battaglia continua, eccome!». Roberto Calderoli da un lato rassicura Luca Zaia, dall’altro circoscrive il terreno di scontro con gli alleati forzisti e meloniani. Molte sono le mine politiche, ma il terzo mandato equivale alla partita politica sul Veneto che la Lega non può lasciare ad altri, meno che mai ai meloniani.

LA BOCCIATURA DI FEBBRAIO

A febbraio scorso non è passata la proposta leghista sul terzo mandato per i governatori. L’emendamento presentato dal Carroccio fu bocciato in commissione Affari costituzionali del Senato con 16 voti contrari, 4 favorevoli (tra cui solo Italia Viva, che ora in Campania è al fianco di De Luca, e la stessa Lega) e un astenuto.

L’AUTONOMIA DELLA CONCORDIA

Lunedì scorso dalla Campania è arrivato il sostegno al Veneto. La Giunta regionale della Campania ha approvato delle proposte emendative sull’autonomia differenziata. «Porteremo questo testo per la ratifica in Consiglio regionale – ha spiegato De Luca – e lo invieremo ai presidenti delle Camere per gli atti conseguenti. Manderemo copia di questo atto deliberativo della Giunta regionale a tutti i gruppi parlamentari perché decidano in piena autonomia di proporre iniziative coerenti con queste nostre proposte». Il governatore della Campania ha parlato di «giornata importante» auspicando «che diventi una giornata importante per le istituzioni del nostro Paese».

«Con la proposta di emendamento della legge Calderoli – il monito del governatore campano – noi offriamo l’ultima possibilità al mondo politico del nostro Paese di collocare la discussione sull’autonomia su un piano di ragionevolezza, di dialogo e di non lacerazione del Paese. Se si modifica la legge Calderoli si può superare l’esigenza del referendum». Le proposte della Campania sono: l’attribuzione delle nuove funzioni alle Regioni solo dopo la definizione e il finanziamento dei Lep; il divieto di stipulare contratti regionali per il personale della sanità pubblica e della scuola pubblica; la garanzia della stessa dotazione di personale ogni mille abitanti; l’assegnazione, nel riparto del fondo sanitario nazionale, di uguali risorse per ogni cittadino italiano «dal Piemonte alla Sicilia».


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