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Roma, 15 ott. (askanews) – Decine di facoltà di università pubbliche nazionali e provinciali dell’Argentina hanno iniziato oggi una grande mobilitazione dopo le assemble studentesche che hanno deciso di opporsi al governo a causa del taglio dei fondi ai centri di studi superiori.

“In questo momento sono state occupate 77 facoltà in tutto il Paese”, ha detto il segretario generale del Centro studentesco di lettere e filosofia dell’Università di Buenos Aires (UBA), Luca Bonfante.

Sei giorni dopo che il Congresso ha ratificato il veto del presidente Javier Milei, che annulla la legge sul finanziamento dell’università con la quale si garantiva il bilancio degli istituti di istruzione superiore per quest’anno in corso, gli studenti di tutto il paese si sono riuniti in assemblea ieri sera e hanno deciso di occupare le loro facoltà.

Nell’UBA, l’università più importante del paese, sono state occupate, tra le altre, le facoltà di Scienze , Medicina, Giurisprudenza, Psicologia e Scienze sociali.

Nella provincia di Santa Fe (centro-est), sono state occupate le facoltà di Scienze Politiche e Umanistiche e la Facoltà di Lettere dell’Università Nazionale di Rosario.

La stessa sorte è toccata alla Facoltà di Lettere, Giornalismo e Studi Umanistici, Scienze dell’Educazione e Servizio Sociale dell’Università Nazionale di La Plata, capoluogo della provincia di Buenos Aires (est).

In questa giurisdizione, dove vive quasi il 37 per cento della popolazione, si trovano l’Università Nazionale di La Matanza, l’Università Nazionale Arturo Jauretche, l’Università Nazionale General San Martín, l’Università Nazionale di Luján, l’Università Nazionale di Moreno, l’Università Nazionale di Lomas de Zamora, l’Università Nazionale General Sarmiento e l’Università Nazionale di Quilmes.

In quest’ultimo centro, giovani simpatizzanti della coalizione di governo, La Libertad Avanza (di estrema destra), hanno lanciato spray al peperoncino contro un gruppo di studenti che stavano partecipando a un’assemblea per decidere di occupare l’università.

All’Università Nazionale di Córdoba (al centro), la seconda giurisdizione più grande del paese, sono state occupate la Facoltà di Lettere, la Facoltà di Scienze della Comunicazione e la Facoltà di Psicologia.
È stata occupata anche la Facoltà di Scienze Marine dell’Università Nazionale di Comahue, situata nei distretti di Neuquén (sud-ovest) e Río Negro (sud).

La Facoltà di Filosofia e Lettere della provincia di Tucumán (nord-ovest), inoltre, ha dichiarato “persona non grata” il governatore della circoscrizione, Osvaldo Jaldo, e i deputati che mercoledì hanno approvato il veto del presidente sulla Legge sul Finanziamento dell’Università.

Il presidente argentino ha assicurato martedì che le università pubbliche e i loro finanziamenti non sono “in discussione”, ma ha insistito ancora una volta sulla necessità di un controllo, anche se il governo non ha preso alcuna iniziativa da quando si è insediato, a dicembre, per realizzare queste supervisioni.

Nel progetto di Bilancio 2025 presentato al Palazzo Legislativo, l’Esecutivo ha deciso di sospendere l’obbligo dello Stato di investire almeno il 6% del PIL nell’istruzione.

Per questo mercoledì nella capitale argentina, gli studenti di varie facoltà hanno indetto un cacerolazo alle 18:00 ora locale (le 22 in Italia), e ci sarà anche una mobilitazione a La Plata, nel quadro di una giornata di proteste e manifestazioni che potrebbero estendersi a tutto il territorio.

Il Fronte Nazionale delle Università Nazionali, formato dai sei sindacati che rappresentano docenti e non docenti in tutto il Paese, ha deliberato per questo giovedì un nuovo sciopero di 24 ore, dopo quello indetto il 10 ottobre

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