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Aumentano i disturbi alimentari, diminuire sono invece i fondi dedicati alla cura e alla prevenzione; al Sud mancano le strutture adeguate. Anoressia e bulimia aumentano anche per gli uomini e per la fascia di età sotto i 14 anni.


Stanlio e Ollio, uno troppo grasso, l’altro troppo magro: le comiche disavventure dell’allegra accoppiata ci hanno intrattenuto per decenni, ma difficilmente avremmo pensato che Laurel e Hardy potessero un giorno diventare un modello della popolazione. Perlomeno a livello corporeo e nei paesi industrializzati. Eppure succede: le economie avanzate, fra cui il nostro paese, hanno superato il problema della denutrizione. Ma i numeri ci dicono che l’abbondanza di cibo ha portato con sé un insieme, quantitativamente impressionante, di disturbi del comportamento alimentare.

Se a questi si sommano le semplici cattive abitudini a tavola, e tutte le malattie derivanti da essa, scopriamo che la media virtus, quella popolazione che restando nell’ambito del nostro scherzetto potremmo collocare a metà fra Stanlio e Ollio, è piuttosto esigua, vieppiù troppo esigua se paragonata alla mole abnorme di informazioni su cibo e cucina che di anno in anno impegna, nel mondo della comunicazione e dell’intrattenimento, uno spazio sempre maggiore.

DISTURBI ALIMENTARI, UN’EPIDEMIA

Un’epidemia, il carattere del problema è quello. Per limitarci all’Italia, il Ministero della Salute stima che i disturbi della nutrizione e alimentazione coinvolgano “approssimativamente tre milioni di persone” (nel 2000, per dire, erano circa 300mila). Il dato deriva da una ricerca condotta fra il 2019 e il 2021, ma tutte le indagini svolte successivamente, a livello più locale, concordano nel registrare un aumento esponenziale delle malattie e dei decessi derivati da comportamenti alimentari patologici. Nel 2022, i nuovi casi sarebbero stati, in totale, un milione e 400mila che, sottratti i casi di guarigione (o, purtroppo, di morte) davano un totale di oltre tre milioni e mezzo.

ANORESSIA E BULIMIA, LE BESTIE NERE

Ma in cosa consistono, per la maggior parte, questi disturbi alimentari? Meglio ripeterlo, partendo da chi tende a privarsi del nutrimento. Le bestie nere, in Italia e in Occidente, sono l’anoressia nervosa e la bulimia: i decessi registrati nel 2022 sono stati, nel nostro paese, 3.158. Si tratta della seconda causa di morte, in Italia, nella popolazione giovane: più vittime ne hanno fatti solo gli incidenti stradali.
Vale sempre la pena di rammentare che l’anoressia nervosa si manifesta con una “marcata restrizione nell’assunzione di cibo”: la persona afflitta da questo male smette di mangiare, o riduce drasticamente la propria alimentazione, con conseguente perdita di peso e di massa corporea fino alla compromissione, nei casi estremi, delle funzioni vitali. La bulimia comporta invece l’assunzione di cibo, a volte in grandi quantità e tutto in una volta, al quale succede il tentativo di sbarazzarsi delle calorie assunte, prevalentemente tramite il vomito. Ne soffrono più donne che uomini, ma nei maschi il numero comincia ad aumentare: se il rapporto era fino a qualche anno fa di 9 a 1, ora c’è chi stima che la proporzione sia di 4 a 1 (compresi però i disturbi che fanno ingrassare).

L’ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA

Sul versante opposto, in termini di peso, c’è il disturbo da alimentazione incontrollata, definito anche, in inglese, “binge eating”: il soggetto in questo caso mangia troppo e troppo rapidamente, in modo compulsivo, e concentrando grandi quantità di cibo in una sola volta. Non meno letale dei disturbi precedenti, l’impatto diretto è solitamente una situazione di obesità, con conseguenze gravi come malattie cardiovascolari, diabete, neoplasie maligne, disturbi ortopedici e via dicendo. Si muore, magari più lentamente, ma anche questo può essere letale. L’obesità è a sua volta una condizione in aumento vertiginoso: proprio nei giorni scorsi, il 10 ottobre, è stato celebrato l’Obesity day, iniziativa dedicata al fenomeno. Fra i dati che colpiscono c’è proprio quello della crescita del numero di ammalati, che si prevede del 100 percento nei prossimi dieci anni, e solo a livello infantile. La popolazione obesa, nel 2035, sarà di quasi due miliardi di persone.

IL QUADRO IN ITALIA E LA MANCANZA DI STRUTTURE AL SUD PER LA CURA DEI DISTURBI ALIMENTARI

Siamo ancora lontani da un quadro sanitario che, in Italia, sia in grado di controllare per bene questa situazione. Nel 2021 il Governo Draghi aveva creato, nella Legge di Bilancio, un fondo di 25 milioni di euro che, divisi in due anni e in tutte le regioni, sarebbero dovuto servire al sostegno e all’apertura di ambulatori in grado di seguire questo tipo di disagi senza necessità di un passaggio ospedaliero. Ma alla vigilia del 2024 il fondo non è stato rinnovato: è stato il Ministero della Salute, col Milleproroghe, a stanziare dieci milioni per l’anno.
Al di là dell’endemica indolenza o incapacità di molte nostre istituzioni all’utilizzo virtuoso del denaro pubblico, il taglio è stato penalizzante e soprattutto, a quanto pare, per il Sud, dove mancano le strutture specifiche e il pronto soccorso e il ricovero restano il veicolo principale di accesso e diagnosi a queste patologie (disturbi alimentari). Malesseri che quindi molto spesso vengono diagnosticati troppo tardi, quando le cure rischiano di essere molto meno efficaci e molto più impegnative.

DISTURBI ALIMENTARI IN ETA’ PEDIATRICA

L’allarme più recente riguarda l’aumento dei casi di disturbi dell’alimentazione in età pediatrica: oltre il 20 percento dei pazienti ha al momento meno di 14 anni, ma non mancano ammalati che di anni ne hanno anche otto o nove. Non si parla in quel caso, propriamente, di anoressia e bulimia: gli specialisti preferiscono definire il disagio infantile come “disturbo evitante/restrittivo nell’assunzione di cibo”. Ma quando si comincia a parlare di bambini l’urgenza del bisogno raddoppia, l’analogia di Stanlio e Ollio assume un contorno grottesco, e il livello di sorveglianza, per istituzioni e famiglie (e professionisti dell’informazione), assume un carattere di severità ancor più grande.


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