Il procuratore Francesco Curcio
3 minuti per la letturaDall’inchiesta sulla «confederazione mafiosa» in Basilicata tra i clan Scarci-Scarcia attivi sul litorale spunta anche una friggitoria abusiva
POTENZA – Non solo la pesca era diventata «signoria» della «confederazione mafiosa» dei cugini Scarcia-Scarci. Convinti «da oltre un cinquantennio» di essere «i “padroni” del tratto di mare ubicato tra la città di Taranto e tutta la costa materana/metapontina». Ma anche la struttura «adibita a porto, luogo di sbarco e riparo» realizzata dal Comune di Policoro con fondi europei, con allacci abusivi alla rete elettrica e alla rete idrica. Più quel tratto di spiaggia a Scanzano Jonico che un tempo ospitava il loro lido, confiscato dall’Antimafia, e che oggi utilizzano come rimessaggio le loro barche. «Senza autorizzazione alcuna». Infine un lotto in via Lido Torre, sempre a Scanzano, dove avrebbero realizzato una friggitoria, «in totale assenza di titolo abitativo», e «in area sottoposta a vincoli paesaggistici».
C’è anche questo tra gli elementi a sostegno dell’accusa per cui mercoledì mattina la Direzione distrettuale antimafia di Potenza ha disposto il fermo di 21 persone per accuse che vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione, passando per l’illecita concorrenza, la turbata libertà degli incanti e altro.
Oggi davanti ai giudici delle indagini preliminari di Taranto e Matera è previsto l’inizio delle udienze di convalida dei fermi eseguiti da Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e agenti della Direzione investigativa antimafia. In caso di convalida ed emissione di ordinanze di misure cautelari, quindi, partiranno i termini per proporre ricorso al Tribunale del riesame, e gli atti dell’inchiesta andranno messi a disposizione degli indagati.
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Ad attendere con particolare interesse la desecretazione delle informative alla base delle accuse mosse dai pm di Potenza c’è il Gruppo interforze antimafia di Matera, chiamato a riferire al prefetto su possibili infiltrazioni nelle amministrazioni locali.
Proprio il possesso indisturbato di beni comunali e la tolleranza, se non proprio le coperture, rispetto all’esercizio di attività commerciali senza alcuna autorizzazione, quindi, potrebbe essere vagliato con più attenzione. Specie se avvenuto in un Comune come quello di Scanzano, già sciolto per infiltrazioni mafiose a fine 2018, e ora si trova un sindaco, Pasquale Cariello, indagato per un presunto «inchino» ai boss durante la processione della Madonna del mare dello scorso Ferragosto.
«La gravità dell’episodio appena riportato – si legge nel decreto di fermo eseguito giovedì mattina a proposito dell’inchino – assume connotati imbarazzanti in ragione del fatto che a compiere questo gesto è il primo cittadino e rappresentante dell’intera comunità, a dimostrazione che l’ associazione mafiosa riconducibile alle famiglie Scarci-Scarcia ha ricevuto e riceve tuttora il pieno riconoscimento sociale, in un connubio simbiotico tra lecito e illecito, all’interno del quale la famiglia criminale riesce a operare prevalentemente in modalità silente».
«Non è un caso – proseguono gli inquirenti guidati dal procuratore Francesco Curcio – che la friggitoria “Fronte mare” continui a operare senza autorizzazione alcuna».
Per la vicenda della friggitoria abusiva risultano indagati i due titolari, Lucky Luciano Scarci e Maria Italia Franchini, più l’«esercente di fatto» Salvatore Scarci, e il geometra Sandro Nardiello.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, quest’ultimo avrebbe prodotto una serie di attestazioni false per edificare la struttura di 113 metri quadri che ospita l’attività. I due Scarci e i loro presunti complici sono accusati, quindi, di concorso in falso in atto pubblico e invasione di terreni aggravati dall’agevolazione mafiosa.
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