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Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini

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Asse fra Meloni e Confindustria, Orsini: “Dal Sud la spinta per far crescere l’intero Paese”. La premier: “L’obiettivo del Pil all’1% è alla portata”


Il taglio del cuneo fiscale in cima alla lista degli interventi da inserire nella prossima manovra e da rendere strutturale. Un cambio di marcia dell’Europa sul fronte del Green Deal che deve essere economicamente e socialmente sostenibile. “Perché la decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è una debacle”. Un ulteriore impulso agli investimenti per il Mezzogiorno. Che “sarà centrale sia per la sua posizione” al centro del Mediterraneo, “sia perché può dare la spinta alla crescita del Paese”. Sono alcune delle questioni centrali nella relazione di Emanuele Orsini alla sua prima assemblea di Confindustria celebrata al Parco della Musica di Roma. Temi pienamente condivisi dalla premier Giorgia Meloni, anche lei alla sua prima volta davanti alla platea degli industriali.

Una sintonia che crea le basi per un lavoro da portare avanti insieme su molti fronti e dinanzi a molte sfide. In primis quella sulla produttività da aumentare, ma anche quella per smantellare l’apparato burocratico. E c’è già un appuntamento da fissare a stretto giro con la manovra al centro del tavolo. “Vediamoci subito, c’è tanto da fare”, è l’invito della presidente del Consiglio che garantisce “un confronto leale e regole certe”. “Non andremo sempre d’accordo – avverte – ma su una cosa sono sicura che siamo d’accordo, cioè sul fatto che l’Italia può ancora stupire e lasciare tutti a bocca aperta. Ci siamo accontentati di rincorrere gli altri per anni, è il momento di farsi rincorrere dagli altri. Io credo e vedo un’Italia amata, stimata e ricercata nel mondo. Dobbiamo crederci insieme e camminare mano nella mano”.

Stupire ancora, forti dei risultati raggiunti dal Paese nonostante “un quadro da far tremare i polsi a chiunque”. Tra crisi energetica, stretta monetaria e tensioni geopolitiche, “e che qualcuno – punge la premier – forse aveva sperato potesse contribuire a un repentino fallimento dell’attuale governo”.

Meloni snocciola i numeri che “restituiscono la fotografia di un’Italia che supera le difficoltà meglio di altre Nazioni. Particolarmente meglio di altre grandi Nazioni europee e consentono di guardare al quadro economico “con ottimismo”. “Nel 2023 l’Italia cresce più del doppio della media UE e dell’Eurozona, cresce del + 0,9, con una media europea pari a + 0,4. Per quest’anno la Commissione europea prevede che l’Italia cresca dello 0,9. Una previsione più alta di quella prevista per l’Eurozona, di quella prevista per la Germania e per la Francia”. La presidente del Consiglio vede “l’obiettivo dichiarato nella scorsa legge di Bilancio dell’1% a portata di mano”.

Cita poi i dati sull’occupazione: “Abbiamo superato per la prima volta 24 milioni di lavoratori. Mai così tanti italiani avevano lavorato dall’unità d’Italia a oggi”. E quelli della Borsa “che sta facendo registrare la migliore performance in Europa, tra le migliori performance al mondo”. Dello spread “a un livello di circa 100 punti di base inferiore rispetto a quello dell’ottobre 2022”. E del nuovo BTP a 30 anni, con oltre 400 investitori. Per una domanda complessiva che ha superato i 130 miliardi di euro a fronte degli 8 miliardi offerti dal Tesoro. “E’ il valore della fiducia che viene riposta nell’Italia – sottolinea – ed è un valore record che non si era mai registrato prima”.

Di questi numeri rende merito alle imprese, “spesso sottovalutate” – è la riscossa degli underdog, tra le cui fila, ricorda, c’è anche lei – ma rivendica anche quello del governo impegnato a “creare un ambiente il più possibile favorevole alle imprese”. Parla di un Stato “alleato” e non “nemico” delle imprese, sì, ma che ha anche il “coraggio e la forza” di dire no. “Perché i soldi dei cittadini non si gettano dalla finestra”. E’ un avviso ai naviganti in vista della manovra, quello della Meloni: parla di fronte agli industriali ma il suo è un chiaro avvertimento ai soci di maggioranza. I cui esponenti sono in prima fila in sala.

La manovra, dice, sarà “ispirata al buonsenso e alla serietà”. “Le non molte risorse a disposizione” devono essere impegnate “nel sostegno alle imprese che assumono e creano posti di lavoro, nel rafforzamento del potere d’acquisto dei lavoratori e delle famiglie, con particolare attenzione alle famiglie con figli, non per scelta etica ma per necessità economica, e nella difesa della salute dei cittadini”. Non ci saranno invece, rimarca, “bonus per la ristrutturazione della seconda o terza casa. Né un reddito di cittadinanza per chi è in grado di lavorare: abbiamo definitivamente chiuso quella stagione, l’Italia aveva bisogno di chiuderla.
Dire basta a questo costume di gettare soldi dalla finestra per ottenere consenso facile è un vantaggio – sostiene – di chi dispone di una legislatura, e non un anno, per costruire la propria visione”.

Dal canto suo il presidente di Confindustria guarda al Piano strutturale di bilancio in fieri. Sollecitando un’accelerazione sulle riforme e sugli investimenti, specie nelle infrastrutture e nel potenziamento della logistica, oltre che nella transizione, chiede inoltre “serie politiche industriali”. Ma soprattutto avverte della necessità di mettere in campo subito una strategia che guardi al post Pnrr, in modo di garantire la prosecuzione degli investimenti. E poi c’è il capitolo Sud: il Piano Strutturale di Bilancio, afferma Orsini, “è lo strumento in cui incardinare la continuità del sostegno agli investimenti nel Mezzogiorno”. “Noi – prosegue – abbiamo apprezzato il rifinanziamento da parte del governo delle risorse destinate alla Zes unica per il Sud.

Ma, contemporaneamente, siamo preoccupati del rischio di un eventuale spacchettamento delle competenze del Dipartimento per il Sud, che nell’ultimo anno ha garantito un coordinamento centrale efficace degli interventi a tutto campo per il Mezzogiorno”. “Si tratta – puntualizza – di un tema essenziale per gli investimenti. Soprattutto nelle infrastrutture, che al Sud restano carenti e che sono il settore che rischia di compromettere molti progetti collegati al Pnrr”. Quanto al Ponte di Messina, sostiene, è “imprescindibile” la connessione a un adeguato sistema ferroviario e stradale: “Bisogna dar seguito a tutti gli investimenti previsti”.

Dal Sud, sostiene il leader degli industriali, “può arrivare la spinta per la crescita del Paese”.
La premier rivendica i risultati raggiunti dal Meridione come frutto di una precisa strategia del governo: “Quest’anno il Sud è stato la locomotiva economica d’Italia, non il fanalino di coda, e questa è stata una scelta, non un caso”, afferma e cita il prodotto interno lordo che nel 2023 è cresciuto dell’1,3% più della media nazionale, l’occupazione che è aumentata in misura maggiore rispetto al resto d’Italia, gli investimenti che sono saliti del 50%, la spinta data all’export. “Abbiamo scommesso sull’orgoglio di un Sud che non chiede sussidi ma di essere messo alla pari con il resto d’Italia nelle condizioni di partenza, e questo si fa con riforme e investimenti”, dice.

Poi sferra l’attacco ai detrattori della riforma dell’autonomia differenziata: “Dicono che vogliamo dividere il Nord dal Sud, come se fossero uniti, come se un divario non esistesse in Italia, come se quel divario non fosse aumentato negli ultimi anni, negli ultimi decenni. E come se questo Governo non avesse già dimostrato, fatti alla mano, di avere tra le sue priorità proprio quella di consentire al Mezzogiorno di dimostrare finalmente il suo valore, libero dai condizionamenti della politica e anche dai condizionamenti della clientela. E forse è proprio questo che spaventa – dice – Perché il problema dell’autonomia differenziata non è che crea un divario tra Nord e Sud, il problema dell’autonomia differenziata è eventualmente che può creare un divario tra le classi dirigenti responsabili e quelle che responsabili non sono state, al Nord come al Sud”.


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