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Roma, 18 set. (askanews) – L’accelerazione del centrodestra sulla Rai rischia di diventare un problema per il “campo progressista”. All’apertura di lunedì della maggioranza ad una riforma della tv pubblica la risposta era stata di chiusura, Elly Schlein aveva detto un fermo “no” al rinnovo del Cda prima di cambiare le regole del gioco ma Giuseppe Conte oggi schiude uno spiraglio e non a caso per tutto il giorno alla Camera si sono susseguiti colloqui tra i leader del centrosinistra. La leader Pd ha parlato a lungo con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, i leader di Avs.

Bonelli, poi, ha colloquiato in Transatlantico per diversi minuti con il leader M5s Conte, senza contare che tra gli stessi parlamentari Pd sono in parecchi a dire che la linea aventiniana non può durare a lungo, soprattutto se davvero la maggioranza vorrà andare al voto il 26 settembre. E, racconta un dirigente del centrosinistra, della questione a breve dovrebbero parlare direttamente Schlein e Conte.

In molti sono al lavoro per evitare che si rompa il fronte delle opposizioni che è stato unito nelle scorse settimane, cosa che rischierebbe di accadere se i 5 stelle dovessero davvero sedersi al tavolo per la scelta di un “presidente di garanzia”. Peraltro, ragionano in diversi sia dentro che fuori il Pd, la scelta di restare fuori dalla trattativa non fermerebbe comunque il centrodestra. Già ieri sera un dirigente democratico spiegava di non fidarsi fino in fondo della tenuta dei 5 stelle sulla linea del “no”, ma fino a questa mattina la chiosa era: “Non crediamo che M5s si smarchi mentre andiamo alleati alle regionali in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna”.

Ma le parole di Conte sono state chiaramente registrate da tutti: “Ci fosse un presidente autorevole – ha detto il leader 5 stelle – assolutamente non riconducibile a logiche partitiche, certo nell’interesse del servizio pubblico, certamente lo voteremmo”. Certo, Conte ha aggiunto: “Ma non mi sembra che siano i nomi di cui si parla…”. Ma il tono è ben diverso dal “no” secco pronunciato ieri dalla leader Pd.

“Abbiamo fatto bene a dire al centrodestra che si deve affrontare la riforma prima di parlare del cda – dice un esponente democratico della Vigilanza – Ma se loro insistono per votare secondo me va fatta una discussione su quale linea tenere”. Una voce non isolata, “la linea dell’Aventino non mi convince, ne parleremo con la segretaria”, aggiunge un altro parlamentare. E, commenta un deputato alleato, “sarebbe meglio evitare di andare al voto in ordine sparsoà”.

Perché, appunto, la maggioranza potrebbe anche andare avanti da sola, seppure con l’inconveniente di dover poi rassegnarsi ad un presidente scelto secondo la regola della maggiore anzianità. Uno dei parlamentari Pd insiste a chiedere “una discussione” in caso di voto e ricorda che ci sono due opzioni: la scheda bianca, con il rischio che non tutti siano allineati su questa scelta, o lo “schema-Bersani”, cioè l’indicazione non di “candidati del Pd” ma di nomi autorevoli, presi dal mondo della cultura, del giornalismo, dell’impresa e indicati in base al curriculum.

L’idea, sui cui si cerca di lavorare in vista del colloquio Schlein-Conte, è quella di subordinare un dialogo su un “presidente di garanzia” all’avvio di un percorso di riforma della governance della Rai. Non ci si accontenterebbe di una dichiarazione come quella di ieri, insomma, ma per avviare un confronto verrebbe chiesto al centrodestra almeno di incardinare la riforma in Parlamento. Uno schema che potrebbe interessare anche a Giorgia Meloni per evitare di arrivare ad un presidente scelto col criterio della maggiore anzianità. Si vedrà nei prossimi giorni se il fronte delle opposizioni riuscirà a tenere una linea comune.

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