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Le carte dell’inchiesta sui falsi bilanci della Congesi di Crotone, il direttore amministrativo è lo stesso del crac Soakro


CROTONE – «Sostanziale continuità». Il trait d’union tra la società Soakro e il consorzio Congesi, sorto sulle ceneri della partecipata dichiarata fallita nel 2016, è l’unico dipendente del nuovo ente gestore del servizio idrico integrato nella provincia di Crotone. Almeno questo è quello che emerge dalle carte dell’inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, e coordinata dal pm Alessandro Rho, con riferimento alla posizione di Michele Liguori, ex direttore amministrativo di Soakro condannato, nel processo definitosi in primo grado nei giorni scorsi per il crac, a 1 anno e 4 mesi.

CROTONE, LIGUORI TRAIT D’UNION TRA SOAKRO E CONGESI

«Oltre a ricoprire il ruolo di vertice dell’ufficio che si occupa di redigere e conservare la documentazione e i consuntivi, già si è distinto in passato in occasione della vicenda Soakro, ente progenitore di Congesi, per un contegno di interposizione di fatto nella gestione e di infedele rappresentazione contabile». Liguori, insieme ad altri imputati del processo Soakro, avrebbe partecipato a strategie volte a occultare perdite milionarie. Ma non è il solo imputato del processo a comparire anche nella nuova inchiesta. Tra loro c’è anche Francesco Benincasa, peraltro sindaco di Strongoli, ex componente del consiglio di gestione e condannato a due anni (pena sospesa).

LEGGI ANCHE: Crotone, 14 condanne e un’assoluzione per gli ex dirigenti di Soakro – Il Quotidiano del Sud

IL RUOLO DEL PRESIDENTE E L’ANALISI DEI BILANCI

Le accuse, come già riferito dal Quotidiano, sono di falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale per cda, revisori e il solito direttore Liguori. Gli altri indagati sono Claudio Liotti (presidente), Giovambattista Scordamaglia, Vincenzo Capozza, Lucia Bossi, Maria Riccio, Maria Teresa Scerbo, Damiano Falco. Proprio sul ruolo di Liotti gli inquirenti sembrano puntare molto a proposito di una presunta sottovalutazione dei crediti. Nell’informativa della Guardia di finanza si parla di una «poco comprensibile prudenza» Secondo l’accusa, i dubbi sarebbero sull’affermazione “bisogna averne la certezza”. L’ipotesi degli investigatori è che il presidente non avrebbe provveduto per tempo ad una parificazione dei dati di concerto con i 14 Comuni aderenti al consorzio e affidandosi all’ente esterno Geropa andando incontro a un presumibile aggravio di costi.

Sotto la lente sono così finiti i bilanci dal 2016 al 2022 all’interno dei quali sarebbero state inserite poste mendaci. I consuntivi, infatti, hanno sempre registrato un aumento del valore dei crediti ma nelle relazioni sono emerse dichiarazioni in controtendenza e pertanto sospettate di inattendibilità. Dall’indeterminatezza dei ricavi alla carenza dei dati delle utenze forniti dai Comuni. Insomma, una non veritiera contabilizzazione che avrebbe portato a quella omessa svalutazione di gran parte dei crediti costata un avviso di garanzia a dieci noti professionisti.

Tra loro l’avvocato Giovambatista Scordamaglia. «Sono stato nel Consiglio di Congesi da marzo 2016 ad agosto 2016 e non ho approvato nessun bilancio», si difende. Nel registro degli indagati sono stati iscritti, infatti tutti coloro che hanno rivestito cariche nel Cda e nel collegio dei revisori, anche quelli che poi le hanno lasciate.

TRISTE DECLINO

Intanto, Congesi si avvia tristemente al proprio tramonto essendo destinata, per legge, a confluire in Sorical, unico gestore del servizio idrico integrato in Calabria, oggi guidato da Cataldo Calabretta, così come stabilito dall’ente d’ambito Arrical. Il Tribunale di Crotone ha già respinto l’istanza di fallimento di Congesi perché i consorzi non possono essere dichiarati falliti. Sullo sfondo, il braccio di ferro con la società che gestisce la condotta regionale, Sorical che, come già aveva fatto con Soakro, reclama la morosità di Congesi (il debito è di 24 milioni). Dall’altra parte, sia Soakro che Congesi hanno lamentato la morosità dei Comuni obiettando di aver in qualche modo garantito i servizi a fronte della vetustà di una rete colabrodo.

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