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Il carcere di Paola

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Il caso di Giuseppe Spolzino trovato morto in cella a Paola il 20 giugno, deceduto in carcere, i familiari invocano chiarezza sulle cause


PAOLA (COSENZA) – I dubbi sul decesso nel carcere di Paola di Giuseppe Spolzino, 21 anni, originario di Sala Consilina in provincia di Salerno, si affollano nella mente dei familiari. Vorrebbero sapere, vorrebbero avere certezze, perché non sono convinti che il giovane salese avesse preso quella decisione definitiva sulla sua vita. Aveva davanti a sé 3 anni e 6 mesi di reclusione da scontare dopo una sentenza in abbreviato del Tribunale di Lagonegro. Ma era in attesa di presentare con i suoi legali un ricorso alla Corte d’Appello di Potenza. Nel frattempo seguiva anche un corso di giustizia riparativa. Giuseppe Spolzino, come si ricorderà, è deceduto nella serata di domenica 30 giugno, intorno alle 22.00. Per i familiari potrebbe non trattarsi di un suicidio. Anche per questo hanno chiesto ed ottenuto l’apertura di una indagine da parte della procura di Paola, con un fascicolo contro ignoti.

I RITARDI E I DUBBI DELLA FAMIGLIA

I familiari fanno sapere, innanzitutto, che a tutt’oggi i genitori del povero e compianto Giuseppe Spolzino sono ancora in attesa che vengano chiariti alcuni particolari “da parte della direzione della casa circondariale di Paola e dalla magistratura inquirente”. Spiegano per esempio che: “Il ragazzo era recluso in una cella singola (forse del tipo ad isolamento). Al suo interno vi erano evidenti difformità nelle divisioni interne (cosiddette insidie), che hanno facilitato il ricorso ad un possibile gesto estremo (sia che si tratti di omicidio o di suicidio)”. Inoltre sempre i familiari, nella lettera inviata ritengono che il 21enne “Non sia stato sorvegliato costantemente e in maniera adeguata dal personale di polizia penitenziaria. Una sorveglianza più attenta e scrupolosa o l’utilizzo di una cella senza insidie – affermano – avrebbero sicuramente impedito di spezzare la vita di questo giovane, lasciando i genitori in un dolore immenso e senza rimedio”.

MORTO IN CARCERE A PAOLA, I FAMILIARI CHIEDONO CHIAREZZA

Vengono rivelati altri particolari per sostenere la tesi della mancanza di chiarezza sul caso. Chiarezza che invece chiedono a gran voce dalla famiglia Spolzino. “C’è da aggiungere, inoltre, che Giuseppe – si legge – era stato già visitato in più occasioni da medici specialisti durante il periodo di detenzione a Napoli Poggioreale. Il suo stato di salute era stato dichiarato incompatibile con il regime carcerario. Pertanto, gli organi dell’autorità giudiziaria, che avevano la responsabilità della sua custodia, avrebbero dovuto preoccuparsi di assegnarlo ad una struttura o comunità terapeutica o in mancanza agli arresti domiciliari per farlo curare, invece di farlo rinchiudere in un carcere inadeguato come quello di Paola”.

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Giuseppe Spolzino era prima associato al carcere di Poggioreale, a Napoli, e successivamente agli arresti domiciliari a Scalea. In quanto ritenuto incompatibile con il regime carcerario, poi in seguito ad un ulteriore problema era stato traferito alla casa circondariale di Paola. In riferimento al decesso, dalla famiglia, nella lettera, scrivono che: “i genitori sono stati avvisati su quanto accaduto il giorno successivo. Dopo 12 ore circa, quando le notizie erano state già diffuse da alcune testate giornalistiche sul web. Ci sono quindi tante responsabilità da accertare a diversi livelli. Speriamo che la magistratura lo faccia al più presto per assicurare alla giustizia i colpevoli.
Ciò – commentano – non potrà far tornare in vita Giuseppe, né estinguere il grandissimo dolore che accompagnerà per sempre i genitori. Ma potrà almeno essere un esempio per ricordare questo giovane pieno di gioia, evitando che si facciano errori simili in futuro”.

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