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Naufragio di Cutro, nelle carte dell’inchiesta la relazione del brigadiere che gestì il primo intervento di soccorso. «I mezzi sono morti»


CROTONE – «Help, Help». Arrivarono 40 minuti dopo il tragico affondamento, eppure i carabinieri furono i primi soccorritori intervenuti a Steccato di Cutro, nella località Foce Tacina, all’alba del 26 febbraio dello scorso anno, grazie alla segnalazione del loro centralinista. E questo la dice lunga su falle, ritardi e inerzie che hanno portato alle accuse di naufragio colposo e omicidio plurimo per sei ufficiali della guardia di finanza e della guardia costiera. Il colonnello Raffaele Giovinazzo, comandante provinciale dell’Arma, lo disse subito al Quotidiano, annunciando un encomio per quel militare.

Tra le benemerenze assegnate in occasione della festa dei carabinieri, spiccava l’encomio semplice al brigadiere Lorenzo Nicoletta, in forza alla Centrale operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Crotone. «Per aver gestito con non comune acume, serenità e professionalità, le iniziali fasi del naufragio di Cutro, coordinando dalla Centrale operativa le pattuglie dell’Arma dei carabinieri, immediatamente intervenute, così favorendo il salvataggio del maggior numero di migranti possibile». C’è anche la sua relazione nell’informativa firmata dal colonnello Giovinazzo sulla tragedia su cui ha indagato la Procura di Crotone. Dall’analisi delle comunicazioni gestite dalla sala operativa si ricavano la fascia oraria in cui l’imbarcazione raggiungeva il luogo del naufragio, alle 4:11, l’affondamento presumibilmente avvenuto alle 4.31 e il primo intervento dei militari, alle 5.08.

NAUFRAGIO DI CUTRO, L’AVVIO DEL PRIMO INTERVENTO: «PROBABILE PRESENZA»

Sono le 4:08 quando il brigadiere riceve una telefonata dalla centrale operativa del Roan di Vibo Valentia che lo avvisa della «probabile presenza», nel tratto di mare tra Cutro e Botricello, di un’imbarcazione “individuata in precedenza”. Chiaro il riferimento alla segnalazione di Frontex della sera prima. L’operatore precisa che le unità della Guardia di Finanza inviate sul posto erano state costrette a rientrare a causa delle avverse condizioni meteomarine. Mare forza quattro e vento forza cinque. E aggiunge di non avere unità via terra da inviare.

«Help, Help»

Il carabiniere è ancora in comunicazione con il Roan quando arriva la segnalazione al 112 da un numero internazionale. Un uomo, presumibilmente straniero, riesce a dire “Italia”, rispondendo alla domanda su dove si trovasse, e aggiunge “help, help”. Il brigadiere è in linea col Roan quando avvisa la Capitaneria di porto di Crotone. L’operatore della Capitaneria avverte di avere a disposizione solo la motovedetta di soccorso, aggiungendo che «intorno alle ore 11.55 la “Frontex” gli aveva comunicato che vi era un bersaglio a 28 miglia a Nord Est di Isola Capo Rizzuto, il Roan di Vibo Valentia era stato informato e che Victor 5006 era in zona».

Il riferimento è alla motovedetta V 5006 della Sezione operativa navale delle Fiamme gialle di Crotone, dipendente dal Roan di Vibo. «I nostri stanno rientrando a Crotone perché c’era mare mosso», si inserisce nello scambio la Finanza. «Non l’abbiamo proprio intercettato questo bersaglio, l’aveva segnalato l’Eagle One (il velivolo dell’Agenzia europea, ndr) perché questo qua lo ha visto il collega al radar». Solo in quel momento la Capitaneria apprende che il target era stato avvistato dal radar di Campolongo. Alle 3:48, come si saprà meglio.

Naufragio di Cutro, il primo INTERVENTO: «Are you in the water?»

Alle 4:31 arriva una telefonata più concitata dallo stesso numero internazionale. Dura 22 secondi appena e sullo sfondo si sentono urla. «Are you in the water?». «Yes». La terza ed ultima chiamata è ancora più breve, 12 secondi, e continuano a sentirsi quelle urla. Il brigadiere riprova via whatsapp ma «non gli prende il telefono». Al carabiniere non resta che localizzare l’imbarcazione, fornire le coordinate e disporre l’invio dell’autoradio sella sezione Radiomobile della Compagnia a Foce Tacina.

 La pattuglia dei carabinieri si trova «all’altezza di Crotone, il tempo di arrivare, altro personale non ho, la telefonata era molto concitata e si sentivano urla… stanno fermi a 40 metri da riva». Il brigadiere sollecita i suoi, chiama rinforzi da Catanzaro, chiede l’ausilio dei vigili del fuoco. Intanto comunica con un altro segnalante, il pescatore catanzarese Ivan Paone. Quando i carabinieri arrivano sentono il rumore del mare ma non lo vedono. Il brigadiere passa ai colleghi il pescatore che fa luce e dice: «mezzi sono usciti, mezzi sono sulla barca ancora, mezzi sono morti».. I due addetti alle sale operative si commuovono. «Poveri cristi». «Vorrei avere un aereo in questi casi per andare. Io quello che potevo ho fatto», dice Nicoletta.

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