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L’intervista al ministro delle Imprese, Adolfo Urso: “A Sud il motore della crescita. Il Mezzogiorno è la priorità del governo”.


C’era una volta il Sud che, nella vulgata comune, era la palla al piede, la zavorra per il decollo del Paese. Ma da qualche anno a questa parte la narrazione si è capovolta, il Mezzogiorno ha creato più ricchezza e più posti di lavoro, sia pure in percentuale, rispetto al Nord. Tanto che, nell’intervista, il ministro del Made in Italy e delle Imprese, Adolfo Urso, non esita a definire il Sud il motore del Paese. E anticipa alcune delle misure che entreranno nella manovra economica: dal rifinanziamento dei contratti di sviluppo al piano alloggi per i lavoratori che devono trasferirsi.

Ministro Urso, il Sud sta diventando sempre più strategico per la crescita italiana. Nel 2023 ha dato un contributo importante al Pil. Che cosa si può fare per accelerare?

“Il Mezzogiorno è la priorità del governo, perché è tornato ad essere centrale nelle direttrici di sviluppo del nostro Paese e più in generale dell’Europa. Negli ultimi 30 anni l’Europa è cresciuta a Oriente, lungo il Continente. Ma nell’attuale contesto geopolitico potrà svilupparsi solo al Sud, proiettandosi nel Mediterraneo, in Africa e nel Grande Medio Oriente. Il nostro Mezzogiorno, che era diventato marginale, periferia dell’Unione, con le sue potenzialità logistiche e le sue vocazioni naturali, torna a essere centrale per l’approvvigionamento energetico, per le materie prime, per lo sviluppo industriale e produttivo. È nel Sud che la base produttiva e occupazionale del Paese può crescere di più con una sana politica industriale in grado di utilizzare al meglio le risorse pubbliche a disposizione. Per questo è fondamentale continuare a investire in infrastrutture, digitalizzazione e formazione del capitale umano”.

Anche per questo il ministero ha stanziato circa mezzo miliardo per l’innovazione e progetti di ricerca del Sud?

“La misura rappresenta un impegno concreto per rafforzare l’innovazione e la ricerca nel Mezzogiorno. Un’iniziativa che mira a colmare il gap tecnologico e scientifico con altre aree del Paese e d’Europa, puntando su progetti in grado di generare innovazione e competitività. È un segnale chiaro che il Sud non è solo un’area da sostenere, ma un vero e proprio motore di sviluppo per l’intera nazione”.

Lei è molto impegnato sui tavoli di crisi e alcuni, anche importanti, coinvolgono il Sud. E’ vero che finora nessun tavolo si è concluso negativamente ma è sicuro che il trend continuerà anche in questi mesi? Non teme un peggioramento?

“Il nostro approccio ai tavoli di crisi è sempre stato orientato al dialogo costruttivo con tutte le parti e alla ricerca di soluzioni sostenibili che preservino l’occupazione e rilancino la competitività delle imprese, anche attraverso la riconversione industriale. I risultati positivi ottenuti finora, anche nei casi più difficili al Sud, dimostrano che questa strategia funziona. Al punto che abbiamo registrato un aumento delle richieste relative alle vertenze, soprattutto quelle locali: ormai tutti sono consapevoli che siamo in grado di trovare le soluzioni per la salvaguardia dei lavoratori e il rilancio produttivo e per questo si rivolgono a noi. Continueremo a lavorare con questo metodo, per garantire che ogni crisi possa trasformarsi in un’opportunità di rilancio e innovazione”.

Forse le partite industriali più importanti e delicate per il nostro Paese e per il Sud sono quelle dell’automotive e dell’acciaio. È ottimista?

“Sono pienamente consapevole che si tratta di due sfide difficili ma assolutamente necessarie. Sono settori cruciali per l’economia italiana e per il Sud a cui non vogliamo rinunciare. Nell’automotive siamo impegnati in un confronto serrato con Stellantis affinché rafforzi la produzione di auto in Italia, a tutela dei lavoratori e dell’indotto. Purtroppo era quello che andava fatto 4 anni fa, quando si sarebbe potuto esercitare la golden power ma il governo di allora fece come Ponzio Pilato, rinunciando ad ogni intervento. Riguardo alla siderurgia, siamo riusciti a riprendere in mano il destino dell’Ilva a pochi giorni dalla chiusura dell’ultimo altoforno ed ora siamo impegnati con i commissari nella procedura di assegnazione a nuovi player industriali. E sono fiducioso che il salvataggio dello stabilimento potrà rappresentare il simbolo del rilancio industriale italiano”.

In che maniera la Zes unica può contribuire a trasformare il Sud in un’area capace di attrarre investimenti? Le risorse messe in campo sono sufficienti?

“La Zes unica rappresenta una grande opportunità. Con un’unica Zona Economica Speciale possiamo offrire un quadro normativo più semplice e vantaggi fiscali per le imprese che scelgono di investire in queste aree. Le risorse stanziate sono un primo passo, ma è altrettanto importante garantire un approccio integrato che coinvolga anche il potenziamento delle infrastrutture e l’accesso a tecnologie avanzate. Dobbiamo creare un contesto che sia percepito dalle imprese come stabile, sicuro e favorevole all’innovazione”.

Lei è stato in numerosi paesi africani negli ultimi mesi. Con il piano Mattei il Mezzogiorno può diventare l’hub energetico del Nord e dell’Europa? In che modo si può valorizzare la sua posizione e la sua potenzialità?

“Il piano Mattei mira proprio a trasformare il Mezzogiorno in un hub energetico strategico, sfruttando la sua posizione geografica privilegiata nel Mediterraneo. Attraverso collaborazioni con i paesi africani e investimenti in infrastrutture strategiche, possiamo non solo diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, ma anche rafforzare il ruolo del Sud come ponte tra l’Europa e l’Africa”.

Nel secondo trimestre l’Istat ha rivisto al ribasso, sia pure di un decimale, la crescita italiana. Sta pesando il rallentamento della manifattura tedesca?

“La revisione al ribasso della crescita italiana è il riflesso di un contesto economico europeo complesso. Il rallentamento della manifattura tedesca, uno dei principali partner commerciali dell’Italia, ha inevitabilmente un impatto. Tuttavia, dobbiamo guardare avanti e rafforzare la competitività delle nostre imprese, anche attraverso politiche di sostegno e incentivi mirati, come il piano Transizione 5.0 che destina alle imprese 13 miliardi per la duplice transizione green e digitale del tessuto produttivo. E comunque secondo le stime la crescita del nostro PIL sarà superiore a quello delle altre grandi nazioni industriali europee”.

Ci saranno interventi nella manovra a favore delle imprese?

“Sicuramente la conferma del taglio del cuneo fiscale e il rifinanziamento dei contratti di sviluppo e della legge Sabatini. In più il “piano alloggi” che stiamo sviluppando con i ministeri competenti e Confindustria per i lavoratori che così potranno trasferirsi e soddisfare la domanda di competenze specializzata. Impresa e lavoro sono le nostre priorità”.


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