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I lavoratori Tis e Rmi della tenda blu davanti alla Regione, dopo 500 giorni di attesa annunciano lo sciopero della fame. Chiesto a luglio l’incontro con il nuovo assessore alle Attività produttive Cupparo e non ancora avvenuto
Dalla tenda montata 500 giorni fa davanti alla sede della Regione, esce l’urlo della protesta dei 1800 lavoratori Tis e Rmi alcuni dei quali da oggi, annuncia una nota della Cub (Confederazione unitaria di Base), Cgil, Cisl e Uil, cominceranno lo sciopero della fame.
Somme che ogni mese non superano i 600 euro e nessuna prospettiva da parte del nuovo assessore regionale che, ad oggi, non li ha incontrati nonostante le loro richieste, mentre i presidio non arretra di un metro, a segno perenne di un battaglia che coinvolge migliaia di famiglie.
La situazione trova conferma nella nota dei sindacati che scrivono, tra l’altro: «Il 12 luglio chiesto un incontro al nuovo assessore alle Attività produttive, Cupparo, per cercare di riprendere il lavoro avviato dall’ex assessore Michele Casino».
I LAVORATORI TIS E RMI “NON HANNO NESSUN DIRITTO
I rappresentanti dei lavoratori ricordano inoltre: «A tutti coloro che hanno altri interessi che, mentre nel mese di agosto nel palazzo regionale si distribuivano incarichi ben remunerati e altri lavoratori si sono goduti le ferie, i lavoratori Tis e Rmi che non hanno nessun diritto, tanto meno alle ferie, hanno continuato a lavorare sui propri posti di lavoro per quattro soldi. A tanti politicanti – proseguono – fa comodo avere i lavoratori Tis e Rmi inquadrati come tirocinanti a vita nei posti di lavoro senza nessun diritto e utilizzarli come meglio si crede».
Alla tenda “degli invisibili” aveva fatto visita a luglio l’Arcivescovo di Potenza, Carbonaro che aveva ascoltato le richieste dei lavoratori.
Si tratta di 1800 persone che lavorano, era stato spiegato a Carbonaro, senza contratto, senza diritti, senza assicurazione sociale: sono i reduci Tis (tirocini di inclusione sociale) e Rmi (Reddito minimo di inclusione) entrati a far parte, anni addietro, di un progetto regionale che doveva assicurare uno sbocco lavorativo vero, che, però non c’è finora stato.
L’INCONTRO CON L’ARCIVESCOVO
«Da tempo sono – così era emerso dall’incontro con l’Arcivescovo – utilizzati per “Prestazioni sociali agevolate”, in quasi tutti i 131 comuni lucani, nelle scuole, nelle mense e tribunali.
A marzo durante l’incontro con l‘Arcivescovo emerito e con l’assessore dell’epoca alle Attività produttive, Casino era stato ribadito «Chiediamo un lavoro vero, la stabilizzazione. Il contributo da 500 euro è davvero una miseria per chi ha dei figli da crescere, se continuano a non ascoltarci siamo pronti a disertare le urne».
E dopo la disponibilità dell’assessore a individuare strade per risolvere il problema, monsignor Ligorio aveva ricordato: «E’ la terza volta che vengo qui per dare la mia vicinanza ai lavoratori. Nel rispetto innanzitutto della dignità della persona e del diritto alla giustizia e soprattutto del lavoro». E alle parole di Ligorio, il presidente Bardi aveva risposto: «Che sta lavorando ad una proposta di legge finalizzata ad allineare la normativa regionale ai nuovi istituti giuridici che riguardano le misure di contrasto alla povertà e al disagio».
IL PRESIDIO DEI LAVORATORI DURA DA 500 GIORNI
A luglio dello scorso anno, Cub e Usb scrivevano: «Qualcuno credeva che il presidio permanente dei lavoratori Tis e Rmi in lotta durasse meno tempo, noi per primi lo speravamo. Ci auguravamo che piazzare una tenda in segno di protesta, giorno e notte, davanti al palazzo della giunta regionale lucana servisse a sensibilizzare l’animo di chi è chiamato a risolvere i problemi dei cittadini/lavoratori lucani, richiamandolo alle proprie responsabilità, ancor più se quei problemi sono nati proprio all’interno di quel palazzo. Ma niente».
E le due sigle avevano aggiunto: «Quel simbolo che a malapena si intravede dai balconi del potere costituito evidentemente risulta sempre più ingombrante. Dà fastidio forse alla vista non certo alla coscienza di chi amministra il bene comune. Evidentemente quel pezzo di stoffa blu con la scritta rossa ‘Tis e Rmi Basilicata’ la leggono comunque in troppi, soprattutto gli inquilini della giunta regionale».
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