La fabbrica della Marlane
3 minuti per la letturaPAOLA (COSENZA) – A distanza di pochi giorni dalla sentenza della corte d’Appello che ha assolto i 12 imputati accusati in modo diretto o in diretto della morte di 94 operai e la malattia di altri 65 dell’impianto (LEGGI LA NOTIZIA) i carabinieri del Noe di Catanzaro hanno sequestrato lo stabilimento della Marzotto-Marlane di Praia a Mare, dismesso nel 2004.
Il sequestro è stato disposto nell’ambito di una inchiesta della Procura di Paola sul decesso di altri 30 operai e la malattia di altri 12 provocati, secondo l’accusa, dalle esalazioni tossiche sprigionate dalla sostanze usate nella produzione. Sette le persone indagate. Una precedente inchiesta si è conclusa nei giorni scorsi con 12 assoluzioni in appello, per casi antecedenti a quelli presi in esame adesso.
Nella nuova inchiesta che stamani ha portato i carabinieri del Noe a sequestrare lo stabilimento, sono indagati l’ex sindaco di Praia a Mare Carlo Lomonaco, coinvolto in qualità di responsabile dello stabilimento dal 2002 al 2003; l’ex amministratore delegato del gruppo Marzotto dal ’97 al 2001 Silvano Storer; il responsabile dello stabilimento dal ’96 al 2001 Vincenzo Benincasa; il responsabile del reparto tintoria dall’89 al 2003 Salvatore Cristallino; l’amministratore delegato e vice presidente della Marzotto Spa dal 2001 al 2004 Ernesto Antonio Favrin; il responsabile dello stabilimento dal 2003 al 2004 Attilio Rausse; il responsabile del reparto finissaggio dall’86 al 2004 Ivo Comegna.
Dalle indagini del Noe, condotte con il supporto del Ced di Napoli, sarebbe emerso che dal 1988 al 2013, sono deceduti, per cause che secondo l’accusa sarebbero connesse alle attività svolte nello stabilimento, 30 operai, mentre altri 12 hanno riportato lesioni gravissime.
Le cause di decessi e lesioni, secondo gli investigatori, sarebbero legate ad una serie di omissioni in ragione delle quali, i dipendenti dello stabilimento non sarebbero stati adeguatamente protetti nel processo di lavorazione del tessuto, compresa la fase di tinteggiatura con l’utilizzo di coloranti azoici, ammine aromatiche, acido acetico, formico, solforico, cloridrico, muriatico, bicromato di potassio e bicromato di sodio e bisolfito.
Tutte sostanze ritenute cancerogene e comunque pericolose per la salute. Il sequestro dello stabilimento è stato disposto dal procuratore di Paola Pierpaolo Bruni e dal pubblico ministero Teresa Valeria Grieco. Nei confronti degli indagati, la Procura ipotizza i reati di omicidio colposo e lesioni gravissime colpose.
IL SOSPETTO DI INTERRAMENTO DI SOSTANZE PERICOLOSE PROVENIENTI DALL’EX FABBRICA MARLANE
I carabinieri del Noe di Catanzaro, oltre all’ex stabilimento Marlane, hanno sequestrato anche, su disposizione della Procura di Paola, l’area posta tra l’opificio e il lungomare Sirimarco di Praia a Mare, e la cisterna per le acque posizionata a monte. Secondo quanto si legge nel provvedimento firmato dal procuratore Pierpaolo Bruni e dal sostituto Teresa Valeria Greco, proprio in queste aree sarebbero state riscontrate delle anomalie magnetiche che potrebbero essere legate a «masse ferromagnetiche nel sottosuolo».
Un dato che viene messo in correlazione con le dichiarazioni di alcuni ex lavoratori della Marlane che, sentiti come persone informate sui fatti, hanno sostenuto che «i rifiuti provenienti dalle lavorazioni dello stabilimento (bidoni, coloranti, rocchetti, materiali di pulizia delle vasche di tintoria, ecc) venivano interrati in buche sul lato mare». Proprio per trovare conferme a queste ipotesi la Procura ha chiesto e ottenuto un incidente probatorio durante il quale verranno effettuati carotaggi e campionamenti sui terreni e sulla struttura della ex fabbrica. In attesa delle operazioni di prelievo, il sequestro si è reso necessario per mantenere inalterato lo stato dei luoghi visto che «la recinzione e i sistemi antintrusione – si legge nel provvedimento – non risultano essere sufficienti alla salvaguardia della proprietà non ostacolando del tutto l’accesso da parte di estranei».
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