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VIBO VALENTIA – In uno dei territori più poveri d’Italia, c’è un economia sommersa che vede viaggiare milioni di euro: quella del gioco d’azzardo. Cifre imponenti, addirittura a sette zeri, registrati nell’arco di appena un semestre, forse per molti impensabili ma che fotografano con chiarezza quanto il fenomeno sia diffuso, patologico e in costante crescita. Bene, ma quanto giocano i vibonesi?
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Quanto denaro si muove tra slot machines, “Gratta&vinci”, “Superenalotto” e scommesse? Per rispondere a queste domande, Infodata si è rivolta all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, chiedendo ed ottenendo i dati relativi ai primi sei mesi del 2017 (gli ultimi disponibili). Periodo nel quale gli italiani hanno puntato oltre 37 miliardi di euro.
Questa cifra si riferisce alla raccolta, ovvero a tutti gli euro che vengono puntati. Ed è composta dalla spesa, ovvero dai soldi che gli italiani hanno effettivamente sborsato per giocare, e dalle vincite ripuntate. Un esempio può servire a chiarire: diciamo che si acquista un “gratta&vinci” da 1 euro, si gratta e si vince 1 euro. Si decide quindi di reinvestirlo in un altro tagliando, che però questa volta non è vincente. In un caso come questo, i contatori dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli segneranno 2 euro come raccolta (il costo dei due biglietti), 1 euro come spesa (la somma effettivamente uscita dal portafogli del giocatore) e 1 euro di vincita (per quanto sia stata reinvestita).
Ci sono realtà in cui il gioco d’azzardo è soltanto un termine, altre, che non ti aspetti, in cui si movimentano anche tre milioni di euro di giocate, con vincite nettamente inferiori.
I casi più eclatanti sono quelli di San Costantino Calabro, Ionadi, Sant’Onofrio, San Calogero, dove la forbice è compresa tra uno e quasi quattro milioni di euro di giocate. Agli antipodi della classifica, Brognaturo, Zaccanopoli con “0” euro giocati seguiti da Arena (11mila euro).
Ovviamente la parte del “leone” la fa il capoluogo di provincia con 30 milioni di euro di giocate a fronte di 23 milioni di vincite. A seguire, Pizzo (7 milioni contro 4), Tropea (5,6 contro 4); Serra San Bruno (2,4 contro 1,7), Mileto (1,7 contro 1,2) e via dicendo. Insomma, nonostante la cronica carenza di lavoro, il basso reddito pro-capite, la presenza sempre più costante di famiglie povere, il giocatore vibonese spende e spande, e s’indebita, per il gioco d’azzardo, tentando quella fortuna che spesso volta lui le spalle.
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