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Luca Palamara e il suo teorema: «Non ho parlato con Sallusti del caso Arianna Meloni. Traffico di influenze? Una parte della delle toghe ritiene che le decisioni prese fuori da contesti ufficiali siano illecite. La magistratura può davvero ricoprire il ruolo di oppositore politico»

NON HA parlato con Sallusti del caso Arianna Meloni, non sa che tipo di informazioni abbia il direttore de Il Giornale: Luca Palamara sa però che “il Sistema” da lui raccontato e che negli anni ha avuto come oggetto prima Berlusconi, poi Renzi, lo stesso Salvini e vari esponenti politici «è ancora funzionante». Si tratta di un «uso improprio del processo penale come strumento regolatore della vita politica». Palamara è stato parte di quel Sistema e ne ha svelato «la grande ipocrisia». Ha “pagato” con cinque anni di gogna mediatica e giudiziaria. Dal 24 luglio è tutto finito. Assolto o il fatto non sussiste. Resta solo un patteggiamento per traffico illecito di influenze.

Palamara, cosa viene prima, il teorema Palamara? Oppure l’editoriale di Sallusti in cui si evoca un complotto mediatico giudiziario per incastrare le sorelle Meloni e quindi il governo?

«Nel maggio del 2019 alcuni giornali molto vicini al sistema di potere interno alla magistratura, titolavano a caratteri cubitali “Corruzione al Csm quarantamila euro per una nomina”. Con questi titoli venne impedita la nomina del Procuratore di Roma e venne terremotato il Csm dell’epoca. Partiamo da qui per comprendere le ragioni del mio racconto, che non è un teorema ma un’esposizione di fatti documentata sulla base della mia esperienza diretta come ex magistrato. Quando è scoppiata la vicenda che mi ha riguardato, una mia collega che oggi ricopre ruoli importanti in Corte di Cassazione mi ha detto “racconta la verità ma senza sferrare un attacco indiscriminato a tutta la categoria”. A questa regola mi sono attenuto. I temi di discussione odierni, posso assicurarle, sono ampiamente oggetto di discussione anche all’interno della stessa Magistratura».

Ok, quindi lei non ha parlato con Sallusti del caso Arianna Meloni.

«No, non ho parlato con Sallusti e non so nulla di questa sua ipotesi. Nel libro “Il Sistema” ho raccontato a Sallusti l’esistenza di un metodo, ovvero quello che esiste nei rapporti tra magistratura, politica e informazione. Come è noto, non l’ho inventato io, ma stiamo parlando di un qualcosa che risale ai tempi di Tangentopoli. Di quel meccanismo, d’altronde, io stesso sono rimasto vittima»

Lei, quindi, crede a quanto ha scritto Sallusti?

«Sallusti esercita il suo mestiere di giornalista, ha le sue fonti, le sue informazioni. Di certo, con i suoi articoli non si è scelto un Procuratore della Repubblica amico e non ha scritto per fare carriera come invece è avvenuto nel maggio 2019».

Essere presente in quanto coordinatrice del partito (è il caso di Arianna Meloni) ad alcune riunioni in cui si parla di nomine nelle grandi controllate di Stato, dalla Rai a Ferrovie, può tipizzare il reato di traffico di influenze? Anche quello nella versione attuale che presuppone il passaggio di danaro.

«Qui entriamo in una valutazione tecnico giuridica rimessa a chi indaga. È noto che il traffico di influenze illecite sia stato totalmente depotenziato dal ddl Nordio, ma allo stesso tempo viviamo in un Paese in cui c’è la tendenza a ritenere, da parte di alcuni organi inquirenti, che in ambito pubblico le decisioni prese al di fuori dei contesti decisioniali ufficiali siano non solo inopportune, ma addirittura illecite. Ritengo questo modo di procedere ipocrita perché ogni nomina è comunque preceduta da accordi, patteggiamenti, incontri, cene. A titolo di esempio, possiamo mai pensare che la nomina della Von der Leyen sia avvenuta solo all’interno del Consiglio europeo e non sia stata preparata in precedenza? La risposta è sin troppo ovvia».

Palamara, stando al suo “teorema”, Pd e i 5 Stelle dovrebbero essere in prima fila per partecipare al logoramento della premier. E invece c’è Renzi, che possiamo ben definire vittima del sistema giudiziario. O forse del teorema Palamara. Come la spiega?

«In maniera molto diversa. Da quando è venuta meno l’autorizzazione a procedere in Italia c’è la tendenza a strumentalizzare il processo penale facendolo diventare, a prescindere dall’esito, un improprio strumento regolatore della vita politica. In altre parole, una volta iscritta la notizia di reato, sulla quale non a caso è intervenuta recentemente la legge Cartabia, si mette in atto un meccanismo che prevede una saldatura tra una parte del mondo dell’informazione, una parte della magistratura politicizzata ed una parte del mondo della politica pronto ad approfittare di tutto questo. Di questo meccanismo sono rimasti vittima nel tempo Berlusconi, Mastella, Salvini e lo stesso Renzi proprio nel periodo in cui sedevo nel Csm».

“Teorema Palamara”: lei veramente crede che la magistratura possa rendersi complice di una trama per indebolire il governo?

«Nel libro “Il Sistema” ho raccontato l’esperienza da me vissuta quando ero presidente dell’Anm e tutto quello che è avvenuto nei rapporti tra la magistratura e la politica al tempo di Berlusconi trasformando la magistratura in una sorta di oppositore politico con le inevitabili conseguenze sulle indagini. Sono scorie del passato dalle quali non ci liberiamo».

Ha letto cosa dice il presidente dell’Anm, Santalucia? Cito: “Il governo costruisce bufale ad arte per piegare i magistrati”. Parla di “fandonie e bugie clamorose”.

«Conosco Santalucia da quando ho iniziato la mia carriera di pubblico ministero a Reggio Calabria. Penso che stia egregiamente svolgendo il suo compito, ma deve anche attenersi a un canovaccio che nel tempo si è consolidato. Se ciò non accadesse non potrebbe più rimanere al suo posto e conseguentemente rilasciare interviste agli organi di informazione di riferimento».

Affermazione pesante la sua. Torniamo al tema: stiamo parlando della possibilità che qualche procura indaghi Arianna Meloni. Non le sembra tutto assurdo e pericoloso?

«Io non sono in possesso di notizie. Attendiamo i possibili sviluppi».

Che fine ha fatto il caso Striano, l’ufficiale delle Finanza addetto alle banche dati che ha fatto decine di migliaia di accesi abusivi per lo più su nomi di peso della politica e della cronaca? Era iniziato, anche questo, con l’allusione a un complotto mediatico-giudiziairo denunciato dal ministro della Difesa Guido Crosetto.

«Il sistema Striano è in effetti un tassello fondamentale de “Il Sistema”. Posso dire che la stessa procura di Perugia ha indagato su una vicenda estremamente complessa che ha riguardato Raffaele Guadagno, allora cancelliere di quell’ufficio, e che ha accompagnato tutta la fuga di notizie che ha riguardato la mia vicenda»”.

Scusi Palamara, teorema a parte, a che punto siamo con i suoi processi? A luglio è stato assolto da una serie di accuse. Cosa resta in piedi?

«Lo scorso 10 luglio sono stato assolto dall’ultima delle accuse che mi riguardava e che ha escluso l’esistenza di qualsiasi complotto a danno dei miei colleghi della procura di Roma. Non ho più alcuna pendenza giudiziaria e tutti i pronunciamenti dei giudici che si sono occupati della mia vicenda hanno escluso qualsiasi ipotesi di corruzione al Csm. Questa è la mia vittoria. Valuteremo cosa fare sul traffico di influenze illecite».

Cosa ne pensa del caso Toti? Sia della parte giudiziaria, l’accusa di corruzione. Sia di quella politica, averlo cioè costretto alle dimissioni.

«Non si può impedire alla magistratura di indagare e non possono esistere zone di impunità sottratte al controllo di chi indaga. Chi svolge cariche pubbliche deve esserne a conoscenza. Detto questo, penso che sia una vicenda molto sottovalutata dalla politica perché ciò che è accaduto a Toti, al quale auguro di chiarire in dibattimento la sua posizione, coinvolge un tema di carattere generale e cioè le modalità del finanziamento della politica che, come tale, riguarda tutti e non solo Toti».

E se scoprissimo che non c’è e non ci sarà alcuna inchiesta su Arianna Meloni? Saremo stati tutti, più o meno consapevoli, partecipi dell’ennesimo “gomplotto”?

«Le rispondo dicendo che le fonti giornalistiche debbono essere sempre adeguatamente vagliate, anche se in Italia una certa stampa, di orientamento opposto a quello di Sallusti ci ha abituato ad ipotizzare scenari giudiziari che poi non hanno trovato nessun riscontro nella realtà».

Sempre deciso a fare politica?

«Inevitabilmente il tema da me affrontato implica risvolti politici, e quotidianamente in qualche modo svolgo questa attività, incontro moltissime persone in occasione della presentazione dei miei libri. Allo stesso tempo, però, sono molto concentrato sul mio nuovo percorso professionale (consulente legale, ndr) e sulla volontà di riprendermi ciò che ingiustamente mi è stato tolto».


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