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Giorgia e Arianna Meloni

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A PALAZZO Chigi c’è una lista lunga così di questioni irrisolte ma il tema oggi – e chissà per quanto – è il complotto mediatico-giudiziario contro Giorgia e Arianna, detta Ari, Meloni. Si parla solo di questo e va in terzo piano ciò di cui si dovrebbe parlare. Il nostro debito pubblico sfiora i tremila miliardi, non si ha idea di come rientrare di una somma così, né di dove trovare i soldi per la legge di bilancio per il 2025. Le riforme sono in stallo – anche quella già approvata sull’autonomia regionale – perché nella maggioranza hanno opinioni assai diverse. Lo stesso sulle nomine e su quali rapporti avere con la nuova commissione di Ursula von der Leyen.

Il nesso di causalità tra questi due fattori è nei fatti: non si discute pubblicamente delle cose scomode e senza soluzione, si accende l’attenzione su quelle utili a blindare il bunker della premier, del suo inner circle e della sua azione di governo. “Queste mosse squallide e disperate da parte della peggiore politica significherebbero solo che stiamo smontando il sistema di interessi che tiene in ostaggio l’Italia da troppi anni. Quindi, avanti a testa alta, con ancora maggiore determinazione” ha detto Meloni domenica dalla masseria pugliese dove sta trascorrendo le vacanze.

Il risultato nella scelta della priorità non cambia: tra i “fantasmi” – quelli che secondo Matteo Renzi ossessionano la premier – e le ipotesi del terzo tipo, secondo le quali in qualche procura italiana ha già preso forma un fascicolo per traffico illecito di influenze a carico di Arianna Meloni, sospettata di interferire su importanti nomine di Stato (dalla Rai a Ferrovie), il dibattito e le energie sono dedicate al complotto mediatico giudiziario. Il tutto, ben rimescolato, ripropone un evergreen: l’uso politico della magistratura che per vent’anni avrebbe azzoppato Berlusconi. «Purtroppo – ha detto Meloni nel secco commento consegnato domenica pomeriggio alle agenzie di stampa – reputo molto verosimile quanto scritto oggi da Sallusti, gravissimo se fosse vero» e tutto «simile a uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi». Ossia «un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica».

E così, già che ci siamo, anche Forza Italia, che nelle ultime settimane sembrava andare un po’ per i fatti suoi fuori dal solco della maggioranza, rientra nei ranghi. «Vogliono indagare Arianna Meloni» titolava domenica mattina a tutta pagina il Giornale con un lungo editoriale del direttore Alessandro Sallusti. Vista e considerata l’importanza della sorella della premier nell’organizzazione del primo partito italiano, siamo andati tutti a leggere cercando lo scoop nel cuore dell’estate.

ARIANNA, IL COMPLOTTO E LA MACCHINA DI PARTITO

Alla fine dell’articolo è rimasto in piedi lo schema di un complotto secondo «il sistema dell’ex pm Luca Palamara» che Sallusti ha ben spiegato in un paio di libri: «Bastano un paio di giornali d’area (in questo caso Repubblica e Fatto Quotidiano che si scambiano a seconda dell’occasione con La Stampa e Il Domani), un paio di partiti che presentano interrogazioni parlamentari ad hoc (Italia viva), un paio di notizie probabili, smentite e quindi alla fine solo possibili (Arianna Meloni in forcing per le nomine Rai e quelle in Fs con nomi d’area) e una procura compiacente» e il complotto è servito. Sallusti ha dato il via alle danze. La macchina del partito, diretta in prima persona da Giorgia Meloni (tutto lo stato maggiore di Fratelli d’Italia aveva letto in anticipo l’editoriale di Sallusti) e dal cultore del complottismo e costruttore del bunker meloniano, Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario a Palazzo Chigi, ha scatenato la macchina della propaganda governativa con decine di dichiarazioni sullo «scandalo» dell’attacco «infame e inaudito ad Arianna Meloni».

Definitive le parole della premier: «Contro Arianna mosse squallide e disperate. Significa che stiamo smontando un sistema che tiene in ostaggio il Paese». Il punto è che l’inchiesta non esiste. Non ce n’è traccia. Arianna Meloni non risulta indagata. L’ipotesi del traffico di influenze per aver, nel caso, presenziato a un paio di riunioni in cui si decidevano i vertici Rai e delle Fs sembra, tra le altre cose, molto ardita anche per una procura cosiddetta “schierata”.

VITTIMISMO PROGRAMMATO

C’è solo una teoria complottista che spinge la premier sempre di più a rifugiarsi nel vittimismo e, appunto, nel complottismo. Che costituiscono la cifra delle destre. Umberto Eco scriveva che «ogni forma di populismo, anche contemporaneo, cerca di ottenere il consenso parlando di una minaccia che viene dall’esterno, o da gruppi interni». In questo caso siamo come minimo alla costruzione e all’impiego di potenti arme di distrazione di massa. Infatti la giornata, che doveva avere nell’incontro nella masseria pugliese tra Giorgia Meloni e il ministro Salvini l’occasione per un importante chiarimento politico nella maggioranza, è stata invece la giornata dedicata al grande complotto. Il cui obiettivo, sostiene il fedelissimo Giovanni Donzelli, è provare a fermare il governo e le sue riforme, oltre a «inquinare la democrazia». «Ma non passerete» è l’avvertimento ai «mestatori di professione» cioè «giornalisti, magistrati compiacenti e qualche politico di sinistra». Tra i quali Sallusti attribuisce un ruolo speciale a Matteo Renzi e a Italia viva, i primi a depositare interrogazioni parlamentari sui «criteri delle nomine in Rai, Fs e altre società di Stato».

«Siamo al ventunesimo complotto denunciato dalla premier, con questo governo ormai ci sono più complotti che riforme» scrive Renzi nella sua enews. Dove si trovano chiarimenti («Il metodo Palamara mi ha visto vittima e non mandante») e varie considerazioni. Sulla premier Renzi pensa «esattamente quello che scrisse Silvio Berlusconi nell’ottobre 2022: è supponente, prepotente, arrogante». La critica al governo è «politica»: i soldi del Pnrr non spesi; industria ferma, senza visione, il Piano Transizione 5.0 che è «il trionfo della burocrazia», il potere d’acquisto delle famiglie fermo o quasi, l’isolamento in Europa. Tutto cancellato via dal “gomplotto”.


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