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Tropea

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Tra le bellezze della Calabria venti località Bandiera blu, tuttavia non mancano le criticità ma per il turismo ottimi risultati nel mese di agosto


Agosto quasi sold out, prospettive incoraggianti per settembre e ottobre. Tra gli albergatori calabresi c’è cauto ottimismo rispetto a quello che sarà il bilancio dell’estate 2024 in regione. L’obiettivo – ancor meglio, l’auspicio – è quello di raggiungere le presenze registrate nell’era anti Covid, quei 9 milioni e mezzo di turisti che fecero del 2019 un anno record. «Lo scorso anno la Calabria si attestò tra gli 8,2 e gli 8,4 milioni di presenze. Quest’anno, però, dovremmo riuscire a raggiungere i livelli pre Covid» spiega il presidente di Federalberghi Calabria Fabrizio D’Agostino. Per un reale bilancio bisognerà aspettare i numeri ufficiali, per ora si può ragionare sulla scorta di un ‘censimento’ delle strutture alberghiere.

Che ci raccontano di una stagione iniziata in sordina e cresciuta da fine luglio. «Maggio e giugno non erano partiti male, ma i risultati finali non sono stati quelli auspicati. Sul mese di luglio ha pesato il fallimento di uno dei maggiori tour operator tedeschi (la Fti touristik, da 25 anni leader sul mercato tedesco per i viaggi in Calabria, ndr) – continua D’Agostino – . Per fortuna le prenotazioni sono state assorbite poi da altri tour operatore, ma abbiamo comunque avuto dieci, quindici giorni di stop».

Agosto, invece, è decisamente il mese del pienone. Nelle località di punta della regione – Tropea e Ricadi, per iniziare – non si trova più posto. I villaggi turistici di Sibari – da 3mila posti – sono pieni al 90 per cento, stessa situazione anche a Pizzo. Ancor più incoraggianti sono i dati per settembre e ottobre, che testimoniano – finalmente – un prolungarsi della stagione turistica per la regione. Insomma, sembrano confermati i dati diffusi pochi giorni fa dall’Osservatorio Turismo Confcommercio in collaborazione con Swg che vedevano la Calabria comporre, con Sicilia e Puglia, la testa della classifica delle regioni più gettonate per le vacanze al mare.

Per il presidente di Federalberghi Calabria determinante è stato il potenziamento degli aeroporti calabresi, in particolare Reggio. «Ryanair sta facendo il suo, l’aeroporto di Reggio ogni giorno è strapieno – continua D’Agostino – Certo, non è un turismo altospendente quello che viaggia con Ryanair, né è il turismo dei viaggi di gruppo. Per quello servono i voli charter. Il presidente Occhiuto ha scelto per ora di investire sul potenziamento degli aeroporti e siamo d’accordo. Ma per il prossimo anno sarebbe forse opportuno aggiungere, a questa misura, anche il rifinanziamento della legge che incentivava i charter».

Più difficile valutare, per ora, l’impatto delle nuove strategie di comunicazione. «Per ora non è misurabile, ma non c’è dubbio che la presenza costante in tv, il rafforzamento del brand ‘Calabria straordinaria’, un’app aggiornata con costanza hanno dato il loro contributo – prosegue D’Agostino – D’altra parte la concorrenza è spietata, siamo circondati da regioni bellissime. Quello che abbiamo notato, registrando i feedback dei clienti, è che la Calabria è associata, sempre più, ad un’enogastronomia di qualità. E questo agisce da traino».

Qualche nota dolente arriva invece ancora da quello che dovrebbe rappresentare proprio l’asset principale della Calabria turistica: il mare. Ottocento chilometri di costa, spiagge mozzafiato, venti località premiate con la bandiera blu, tuttavia le criticità non sono state azzerate. Appaiono, però, senza dubbio contenute. «Il vero problema quest’anno si è registrato tra Lamezia e Pizzo, per il cosiddetto fenomeno dell’acqua verde. Le analisi hanno anche escluso rischi per la salute, ma quando il mare appare così chi ha il coraggio di tuffarsi? – chiede D’Agostino – C’è stato un giorno, in un villaggio turistico di Pizzo, in cui si sono registrate mille presenze in piscina: tutti turisti che fuggivano dalla spiaggia. Sono situazioni, purtroppo, che rischiano poi di riflettersi sulla stagione successiva».

Anche Silvio Greco – ex assessore regionale all’Ambiente, biologo marino e presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn con sede ad Amendolara (Cosenza) – conferma che proprio quel tratto di costa, tra Lamezia e Pizzo, è una delle «bombe da disinnescare». La causa, come spiegato anche da Arpacal, è un eccesso di nutrienti derivanti dai concimi usati per le coltivazioni e che finiscono, tramite i corsi d’acqua, a mare. Uniti alle alte temperature determinano una proliferazione delle alghe. Un fenomeno «naturale», insomma, ma andatelo a spiegare a turisti e cittadini che certo quell’acqua non la vedono invitante. L’altra bomba da disinnescare, spiegava Greco, è sempre nel vibonese, alla foce del torrente Mesima, su cui si innestano trenta comuni non collettati alla rete fognaria. Per il resto, le segnalazioni di mare sporco che si registrano appaiono sporadiche: oltre alla zona tra Pizzo e Lamezia, arrivano anche dal Tirreno cosentino.

I dati di Arpacal e stazione Anton Dohrn confermerebbero un problema contenuto. «I nostri ci dicono che le aree di difficoltà riscontrate in Calabria si attestano al di sotto del 25%» ha detto nei giorni scorsi Greco. Un dato solo in apparenza in contraddizione rispetto all’ultimo report di Goletta Verde che registrava un 60% dei punti campionati fuori dai limiti di legge. Le rilevazioni riguardano però 24 siti, molti dei quali – anche questa sottolineatura è del professor Greco – in aree su cui insiste già il divieto di balneazione come le foci dei torrenti.

Situazione sotto controllo? Il bilancio lo tracceremo a fine stagione. Intanto la Regione del presidente Occhiuto ha messo in mare una flotta di sei battelli pulisci mare, per il secondo anno consecutivo. Battelli che completano un sistema ‘bellico’ di lotta al mare sporco, che in Calabria comprende una control room regionale, dove tutte le segnalazioni vengono processate in tempo reale, grazie agli operatori della sorveglianza idraulica, presenti lungo le foci dei fiumi, agli operatori di Arpacal e della stazione Anton Dohrn, che con i propri laboratori mobili verificano l’eventuale presenza di inquinamento ambientale.
I battelli, a loro volta, sono iper attrezzati per la raccolta di ogni tipo di rifiuti in mare: sono dotati di droni per la sorveglianza e la rilevazione di rifiuti galleggianti in mare, rov sottomarini per scannerizzare i fondali e georeferenziare i rifiuti, sonde parametriche per monitorare la salubrità delle acque in tempo reale e kit antinquinamento per schiume, idrocarburi, sostanze grasse e oleose in superficie e semi sommerse. Un arsenale niente male.


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