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Parigi, 29 lug. (askanews) – Festa grande e tanti applausi per Nicolò Martinenghi, prima medaglia d’oro italiana della spedizione olimpica, nei 100 rana del nuoto. “Credo che il contribuire all’Italia, dare il mio contributo – ha detto Martinenghi ai cronisti – sia sempre stato qualcosa per me di fondamentale. L’ho sempre fatto nelle gare che mi avvicinavano a questa Olimpiade, vendo cara alla pelle ogni volta che entro in acqua e questa è stata la volta migliore”.

Una vittoria, quella di Martinenghi, arrivata sul filo dei centesimi. “Molto spesso i tre centesimi mi penalizzano – ha aggiunto il nuotatore – mi fanno rimanere sempre nel gradino più basso del podio. A questo giro nella gara più importante, più prestigiosa, mi hanno onorato, mi hanno portato a vincere un oro olimpico per pochissimo quindi non lo so è qualcosa di inspiegabile”.

In una competizione così tirata, anche i dettagli dell’ultimo momento possono fare la differenza. “La mia tecnica cambia di giorno in giorno – ci ha detto ancora l’olimpionico – Marco, il mio allenatore, mi ha cambiato le ultime cose ieri nel riscaldamento prima della gara, quindi 45 minuti prima. Io non sono una persona molto attaccata delle routine, quindi amo il cambiamento anche all’ultimo secondo, sono abbastanza bravo a immaginare delle informazioni. Perciò non dico che è stato grazie a quello. Ieri non ho fatto la gara perfetta, ma la gara della vita, quello sì”.

Una gara che consegna l’atleta azzurro alla leggenda del nuoto e, in particolare della rana. “La rana sceglie l’atleta e non l’atleta che sceglie la rana – ha concluso Nicolò Martinenghi -. Almeno nel mio caso era così. Inizii a fare le prime gare, inizi a guadagnare i primi risultati in quella gara. La mia passione per il mio sport, per il mio stile è fomentata dal risultato. Se non raggiungo il risultato potrei anche smettere. Invece continuare a raggiungerlo, o comunque avere l’obiettivo di raggiungerlo, mi tiene vivo”.

Così come il suo oro ha rivitalizzato l’Italia sportiva alla fin di una giornata che aveva riservato anche alcune cocenti delusioni. Ma lo sport, olimpico in particolare, vive proprio di questa imprevedibilità.

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