Fernando Mega
3 minuti per la letturaFernando Mega (Cgil Basilicata) interviene sull’inizio della fase operativa della campagna referendaria contro l’autonomia differenziata
«CON la costituzione dei comitati provinciali per chiedere il referendum sull’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata, come Cgil entriamo nella fase operativa della campagna che da mesi ci vede impegnati in Basilicata e nel paese in difesa della democrazia e della nostra Costituzione».
Lo ha dichiarato ieri in una nota il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, sottolineando che «già da questo fine settimana il sindacato è impegnato in diversi banchetti in quasi tutti i comuni lucani per raccogliere le firme. Una sfida importante, dalle quali dipendono le sorti dell’Italia, del Mezzogiorno e della nostra piccola Basilicata, la cui stessa sussistenza è messa in pericolo da questa legge scellerata».
«Dare attuazione all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione nelle condizioni date – prosegue il sindacalista – con le modalità proposte e a risorse invariate, costituisce un attacco all’unitarietà dei diritti civili e sociali fondamentali delle cittadine e dei cittadini, destinato ad ampliare in maniera irreversibile le diseguaglianze e i divari esistenti e a ridurre ulteriormente la capacità del sistema pubblico di garantire servizi essenziali e universali alla popolazione. Così come riconoscere una competenza regionale esclusiva su materie di rilevanza strategica, e non suscettibili di frazionamento territoriale, rappresenterebbe la rinuncia ad un governo nazionale e unitario delle politiche economiche, industriali e di sviluppo del Paese».
MEGA (CGIL): «L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA MINACCIA LA BASILICATA»
«Viviamo una fase storica drammaticamente turbolenta – aggiunge ancora Mega – segnata da crisi geopolitiche che si moltiplicano anziché risolversi e dalle gravi conseguenze sul piano umanitario, economico e sociale che nemmeno la dimensione nazionale è in grado di risolvere. Abbiamo da affrontare sfide cruciali come la transizione digitale e la urgente riconversione ecologica del nostro sistema produttivo per contrastare la crisi climatica, e non possiamo certo farlo frantumando le politiche pubbliche territorio per territorio. Riteniamo profondamente sbagliato minare tre pilastri su cui si fonda la coesione e la tenuta stessa nostra società, come l’istruzione e la sanità pubblica oltre che il contratto collettivo nazionale di lavoro».
Mega si sofferma anche sul calo della popolazione residente in tutta Italia.
«Secondo l’Istat – sottolinea – da circa 59 milioni all’1 gennaio 2023 passeremo a 58,6 milioni nel 2030, a 54,8 milioni nel 2050 fino a 46,1 milioni nel 2080. Con un’età media di 51,5 anni entro il 2050 (50,8 per l’Italia), nel Mezzogiorno ci sarà un processo di invecchiamento più rapido con conseguenti domande di welfare e di bisogni di cura sempre più pressanti».
IL CALO DEMOGRAFICO DELLA BASILICATA
Di qui l’interrogativo del segretario regionale della Cgil: «Per la Basilicata, dove in un solo anno la popolazione è diminuita dello 0,7% (-3.591 individui), perdendo 60mila abitanti in venti anni con una previsione, secondo l’Istat, di una perdita del 40% dei residenti attuali nei prossimi venti, come potremmo garantire i livelli essenziali di assistenza? Se verrà meno la tutela del diritto alla salute dei lucani e, insieme il diritto all’istruzione e il diritto alla mobilità, verrà meno il diritto di cittadinanza».
Per Mega, quindi: «la questione non è più quindi cittadini di serie A e cittadini di serie B, ma è un intero paese che cadrà a pezzi». Perché «una nuova distribuzione delle materie e dei diritti fondamentali tra territori che certamente andrà a ledere molte delle competenze attualmente esercitate delle singole regioni». Di qui l’invito a «tutti i lucani e tutte le lucane a firmare la richiesta del referendum e a unirsi a questa battaglia fino al voto».
«La vera sfida, in una regione dove il 50% degli elettori non si è presentato alle urne all’ultima elezione regionale e dove nella stessa misura il paese non ha partecipato all’election day delle europee – conclude Mega -, sarà portare la gente a votare e a votare sì per cancellare la legge 26 giugno 2024, numero 86».
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