Code sulla Salerno Reggio Calabria
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Al Sud la criticità sono le infrastrutture e ne risente il turismo. Il guadagno economico a breve termine deve essere coordinato dagli enti locali
Il caso eclatante che in questa estate particolarmente torrida testimonia le contraddizioni tra esigenze del turismo e problemi delle località prese d’assalto, si è verificato a Gallipoli, Puglia. Flessione di presenze turistiche che qualche testata valuta addirittura intorno all’80%, forse esagerando un po’, ci dice qualche conoscente che lì abita. Il motivo? Una strada di accesso al mare, quest’anno dichiarata parco pedonale dalle autorità locali, che impedisce ai bagnanti di parcheggiare. Per accedere presso gli stabilimenti dove prendere il sole e fare bagni, adesso i turisti devono percorrere a piedi un chilometro circa sotto il sole cocente.
I bene informati sostengono sia colpa della Regione, che non ha varato le deroghe necessarie a istituire i parcheggi. Il sindaco Stefano Minerva ha annunciato che da questa settimana i parcheggi saranno disponibili e la situazione tornerà alla normalità. FederTerziario Balneari, per bocca del suo presidente Giuseppe Mancarella parla di “situazione drammatica” per gli operatori di categoria, per i mancati guadagni.
PRESENZE E SERVIZI
Situazioni che si verificano spesso, in particolare nel Sud d’Italia – duole dirlo – dove il turismo, risorsa preziosa per territori da sempre alle prese con problemi di disoccupazione e scarsità di attività produttive oltre l’agricoltura, si scontra con problemi strutturali dei luoghi più ambiti dai viaggiatori. Contemporaneamente, il periodo di tempo limitato di afflusso turistico consente agli operatori del settore di sopravvivere per tutto l’anno. Nel 2023, l’Italia ha visto una diminuzione del turismo in molte destinazioni balneari, compreso il Sud. Questo è dovuto in parte alla ripresa dei viaggi internazionali post-pandemia, che ha visto gli italiani preferire destinazioni estere. Le regioni del Sud rappresentano il 17,3% del totale degli esercizi ricettivi in Italia.
Dai dati, presi dai portali delle singole Regioni, relativi allo scorso anno, possiamo creare un’immagine quantitativa che ci permette di rendere la quantità impressionante del fenomeno. La Campania, 5,5 milioni di abitanti, è la regione più visitata nel Sud Italia, con oltre 18 milioni di presenze turistiche. La provincia di Napoli da sola assorbe il 65% dei flussi turistici. La Puglia, circa 4 milioni di abitanti, ha registrato 16 milioni di presenze. La Sicilia, 5 milioni di abitanti, ha registrato circa 16,4 milioni di presenze turistiche. La Calabria, 2 milioni di abitanti, ha visto un totale di 7,3 milioni di presenze turistiche. La Basilicata, che conta mezzo milione di abitanti, ha visto 2,5 milioni di turisti.
Il confronto tra popolazione residente e popolazione turistica ci fa capire che esiste una sproporzione tra la normale quotidianità di queste terre e l’esplosione di presenze estive. Rete fognaria, distribuzione idrica, raccolta rifiuti, e rete viaria, soltanto per fermarci ai bisogni primari, con carenze già evidenziate durante la stagione invernale, subiscono un vero e proprio terremoto. Se immaginiamo un monolocale in cui d’improvviso vadano a vivere cinque persone la foto è più nitida.
I TRASPORTI
Un grosso problema, che alleggerisce un po’ le responsabilità delle Regioni e dei Comuni del Sud perché condiviso con le scelte statali, è come raggiungere le località di vacanza nel Meridione. Le autostrade nel Sud Italia, come la A3 Salerno-Reggio Calabria, sono state a lungo oggetto di lavori e ritardi, causando disagi per i turisti e la rete stradale secondaria spesso non è adeguata a supportare il traffico turistico.
Le infrastrutture ferroviarie sono carenti: Openpolis ci dice che sono 7.538 i chilometri di binari che attraversano l’Italia settentrionale, rispetto ai 5.714 nel Mezzogiorno e nelle isole. Però al centro troviamo sul totale dei binari il 58,3% delle reti ferroviarie elettrificate a binario doppio, il 51,2 al nord, arrivati al sud ci fermiamo al 30,9% sul totale della linea. Questo rende difficile raggiungere molte località turistiche meridionali senza ricorrere all’auto privata, fattore che comporta forti problemi di sostenibilità territoriale e ambientale durante il periodo estivo. Assoturismo ci spiega che anche se ci sono diversi aeroporti nel Sud Italia, come quelli di Bari, Brindisi, Palermo, Catania e Reggio Calabria, essi spesso non sono ben collegati con il resto del territorio attraverso trasporti pubblici efficienti. Questo aumenta la dipendenza da servizi di trasporto privati o noleggio auto.
COSTI E SISTEMAZIONI
Un’altra sensazione di disagio per i turisti proviene in parte dalla trasformazione, tramite Airbnb o addirittura non regolamentata per niente, delle abitazioni private in affitto di camere e letti. L’occasione di guadagno per i residenti talvolta si trasforma in un’esperienza negativa per mancanza di servizi ai turisti. L’altra faccia della medaglia è che il ricorso agli affitti brevi, anche e soprattutto in inverno, sottrae numerose abitazioni agli affitti residenziali, provocando forti e insostenibili aumenti dei prezzi per gli inquilini del meridione.
Il turismo di cui stiamo parlando è naturalmente un turismo di massa e non elitario. Un articolo di Michele Inserra su queste pagine, pochi giorni fa, ci raccontava dell’aumento dei prezzi dei servizi turistici al sud, saliti del 3,5% rispetto al 2023, con punte dell’8,2% per i trasporti e del 6% per le strutture ricettive e spiagge più care del 4%. Se una volta il sud offriva la possibilità di poter fare una vacanza anche a chi aveva meno mezzi, gli aumenti costituiscono adesso un ulteriore ostacolo per la classe medio bassa.
L’IMPATTO AMBIENTALE
Abbiamo lasciato per ultimo, non certo per importanza, l’impatto ambientale causato dall’overtourism, un fenomeno che sta incontrando in tutta Europa vere e proprie ribellioni e proteste politiche da parte dei residenti, costretti alla “fuga” durante il periodo estivo. Secondo la World Bank il turismo è responsabile del 5% delle emissioni globali annue.
Ma oltre all’aria l’impatto negativo si verifica nel turismo costiero, dove l’erosione del territorio naturale è accelerata dall’alto numero di presenze. Molte località marine, con problemi di strutture fognarie già durante l’inverno, a causa del carico decuplicato in estate, restituiscono al mare batteri che rendono l’acqua impura. Il “Rapporto Spiagge 2024” di Legambiente annota che su 816 eventi meteo estremi, nei 265 comuni costieri italiani dal 2010, in Sicilia ne sono avvenuti 170 (il 21% del totale nazionale), seguita dai 104 della Puglia, gli 82 della Calabria e 78 in Campania.
Il guadagno economico a breve termine, se non razionalizzato e coordinato dagli enti locali, può diventare un’enorme perdita nel lungo periodo.
Una gestione poco consapevole dei flussi turistici rischia di trasformare un’opportunità per il meridione in una preoccupante minaccia.
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