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Roma, 17 lug. (askanews) – Il mistero non è stato svelato nemmeno nella riunione dei 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia che si è tenuta a Strasburgo mentre lei era in transito da Tripoli, dove ha partecipato al Trans-Mediterranean migration forum, e la Gran Bretagna, dove domani prenderà parte alla riunione della Comunità politica europea. La liturgia del voto che domani sulla carta dovrebbe portare alla rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue, d’altra parte, agevola la strategia che Giorgia Meloni ha scelto rispetto a questo passaggio fondamentale. Ovvero: continuare fino all’ultimo a giocare a carte coperte.

Alle 8 infatti, la presidente uscente invierà il suo discorso ai gruppi e un’ora dopo lo pronuncerà in aula. A quel punto, è prevista una pausa di un paio d’ore nella quale i parlamentari appartenenti alle diverse famiglie decideranno come comportarsi.
Da una parte, a pesare saranno ovviamente le trattative in corso sul commissario da affidare all’Italia che resta il primo obiettivo di Meloni: delega pesante e vicepresidenza esecutiva.
D’altra, sarà valutato l’intervento di von der Leyen perchè – viene fatto notare – una cosa è ciò che viene assicurato nei singoli incontri – inevitabilmente tarato sulle orecchie degli interlocutori – altro è ciò che viene messo nero su bianco nel discorso con il quale si chiedono i voti. In questo senso, Fratelli d’Italia valuterà sicuramente con molta attenzione ciò che sarà detto sulla transizione ecologica e verificherà, come ha già avuto modo di dire il capodelegazione Carlo Fidanza, se ci sarà il “superamento dell’approccio ideologico che ha caratterizzato la legislatura appena conclusa”. Insomma, ci si attende un segnale e a questo punto non si esclude nemmeno che alla fine si possa optare per il no, soprattutto se l’intervento dovesse essere troppo sbilanciato verso quei Verdi con i quali la presidente uscente ha stretto un accordo. Ma se sarà ufficializzato o meno dipenderà da quello che accadrà domani mattina.

Nel caso di Ecr, il gruppo a cui appartiene Fratelli d’Italia, d’altra parte, si è già deciso di lasciare alle delegazioni dei vari Paesi libertà di coscienza. I belgi e i cechi guidati dal premier Petr Fiala hanno già dichiarato il loro voto a favore, così come per esempio i polacchi del Pis hanno già fatto sapere che si schiereranno per il no. E’ probabile, dunque, che se alla fine dovesse prevalere il voto contrario si decida di dichiararlo apertamente prima che si aprano le urne, mentre al contrario si potrebbe attendere di ufficializzare la decisione a cose fatte.
Magari aspettando di vedere con quanti voti di scarto avverrà, o meno, l’elezione.

In questi giorni i contatti tra Meloni e von der Leyen non si sarebbero mai interrotti e dunque la trattativa viene considerata ancora aperta. Ad ogni modo, fanno notare nel partito della premier, qualsiasi decisione prenderà Giorgia Meloni sarà fatto “in nome dell’interesse nazionale”. Anche perché, ad attenderla al guado, c’è sempre l’alleato di governo, Matteo Salvini che, dopo la sentenza della Corte di giustizia europea contro la Commissione Ue per non aver concesso al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti sui vaccini per il Covid, alla vigilia del voto rilancia: “Un altro motivo per dire di no a Ursula von der Leyen”.

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