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Carabinieri

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Due fratelli napoletani, ai domiciliari, hanno chiesto e ottenuto l’autorizzazione per visite mediche programmate ma sono andati alle comunioni dei figli.


NAPOLI – Due fratelli napoletani, già sottoposti ai domiciliari, hanno escogitato un piano per partecipare alla comunione dei loro figli. Hanno finto visite mediche programmate nello stesso giorno della cerimonia. Un piano che però è costato loro l’aggravamento della pena con il ritorno in carcere.
Il primo dei due fratelli, un 36enne, aveva chiesto al tribunale il permesso di partecipare alla comunione del figlio. La richiesta era per partecipare sia alla funzione in chiesa e sia al ricevimento successivo in un ristorante di Licola. Il tribunale però l’ha autorizzato solo per la funzione religiosa. Il 36 enne ha presentato una seconda richiesta per il ricevimento, pure questa respinta. Infine l’uomo ha richiesto l’autorizzazione per recarsi ad una visita ortopedica presso l’Ospedale del luogo. La visita medica era programmata proprio per il giorno della comunione.
Stessa cosa ha fatto il fratello 43enne. Anche lui desideroso di presenziare alla comunione della figlia nello stesso ristorante. Anche lui, inizialmente ha inviato una richiesta per partecipare alla comunione, ma è stata respinta. Così ha presentato la richiesta per una visita neurologica fissata per le 13:30 del 12 maggio. Lo stesso giorno e ora della comunione.

I DUE DETENUTI AI DOMICILIARI OTTENGONO IL PERMESSO PER ANDARE ALLE VISITE MEDICHE MA VANNO ALLE COMUNIONI DEI FIGLI

Ottenute le autorizzazioni per le visite medice, i due fratelli anziché recarsi in ospedale hanno partecipato alle rispettive comunioni e ai successivi ricevimenti. Il tutto sarebbe stato documentato dalle foto pubblicate sui social. I Carabinieri, insospettiti dal fatto che le visite mediche fossero programmate per una domenica, giorno festivo in cui gli ospedali generalmente non effettuano visite ambulatoriali. Approfondendo le indagini, hanno scoperto che le visite erano fasulle. il medico ortopedico indicato nella richiesta del 36enne era in pensione da anni, mentre il dottore indicato dal 43enne non aveva mai lavorato presso l’ospedale, che oltretutto non dispone neanche di un reparto di neurologia.
Di fronte a tali evidenze, i Carabinieri hanno trasmesso un’informativa completa all’ufficio di sorveglianza, che ha emesso un provvedimento di aggravamento della misura detentiva. Entrambi i fratelli sono stati quindi condotti in carcere.

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