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Approvata l’autonomia differenziata il Sud non ci sta, l’intero Paese diventa più debole e si rischia una spaccatura


Ragioniamo di Riforme. No, proprio non va giù al Sud il blitz fatto in Parlamento il 19 giugno scorso in occasione dell’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata regionale. Il provvedimento fa riferimento all’art 117 della Costituzione che prevede possibili competenze regionali in base alla riforma del 2001. Dopo l’avvenuta promulgazione del Capo dello Stato nel Paese si è aperto un confronto a tutto campo tra chi ritiene che si è di fronte ad uno strumento legislativo contenente il rischio di una spaccatura del Paese, attraverso la cosiddetta secessione dei ricchi, e chi, invece, ritiene che il provvedimento rappresenta una importante occasione per rilanciare una politica economica in favore del Mezzogiorno. Posizioni nettamente distanti tra loro, ma i cui contenuti non eludono la realtà delle cose.

Intanto la risposta per ora si muove attraverso la mobilitazione delle regioni meridionali. E vede coinvolti giuristi, intellettuali, finanche costituzionalisti che stanno dando vita a comitati spontanei con la raccolta di firme per chiedere un referendum abrogativo della legge.

Giovedì mattina, lo schieramento che si oppone alla legge composto dalle opposizioni parlamentari, dai sindacati e da numerose associazioni, ha presentato in Corte di Cassazione il quesito referendario. Tuttavia resta in piedi anche la possibilità che cinque consigli regionali potrebbero aggiungere quesiti di abrogazione parziale della legge. Ma quali sono gli atteggiamenti nelle forze politiche? Sono tutti d’accordo con la legge nella maggioranza di governo? Non proprio. Forza Italia, ad esempio, con il responsabile del partito Taiani, vuole vederci chiaro sui rischi di una eventuale spaccatura del Paese. Restando in attesa di definire gli strumenti attuativi del provvedimento. E dalla Sicilia il ministro per la protezione civile Nello Musumeci (FdI), risponde alla fuga in avanti del governatore del Veneto Zaia, che ha gia fatto richiesta della gestione di ben nove materie, di non correre troppo.

Di fatto la legge approvata, sponsorizzata dalla Lega con l’ostinazione del ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, ha per ora solo un valore simbolico. Considerato che essa non prevede risorse finanziarie per la sua applicazione, né sono stati definiti i livelli essenziali di prestazione (Lep), ovvero i criteri da determinare per garantire prestazioni minime uguali per tutti i cittadini indipendentemente dalla loro residenza. Il dato di maggiore contestazione, definito come “Il Grande Inganno”, fa riferimento soprattutto alla spesa storica. Vale a dire ad una ricognizione dei costi sostenuti dallo Stato in ogni regione negli ultimi tre anni. Su questo aspetto il dibattito che si è sviluppato approfondisce le motivazioni dei contrasti.
Due le facce della medaglia. C’è chi sostiene che il dato della spesa storica fa riferimento allo scarso impegno delle regioni meridionali nell’avanzare al governo proposte di finanziamento, mantenendo le risorse su un livello minimo.

Mentre, dall’altra parte, c’è chi, invece, assegna le responsabilità alla classe dirigente politica e amministrativa meridionale incapace di potenziare le strutture burocratiche per una più sollecita attivazione dei progetti, come sta accadendo nel caso dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (il Pnrr) o degli stanziamenti precedenti delle risorse europee, spesso restituite in misura notevole per incapacità di spesa. Esattamente il contrario di quanto accade nelle aree del Nord del Paese dove le risorse si esaurirebbero con impegni di spesa già prima che esse arrivino.

Solo un pregiudizio? Ci può anche stare, ma se si prendono in esame le parole di pietra del procuratore della Repubblica di Napoli, con una esperienza maturata nel Mezzogiorno tra Calabria e Campania nella lotta contro i poteri criminali, si deduce che anche l’autonomia differenziata regionale deve fare i conti con l’inquinamento territoriale prodotto dalla malavita che di certo non sta a guardare la strada su cui vengono fatte veicolare ogni tipo di risorse. “Abbiamo bisogno di un’Italia più unita e più forte. Dell’Autonomia non avevamo bisogno”. E giù un esempio: “Se la Calabria si è ridotta a fare venire i medici da Cuba, se la mancanza dei medici era nota da dieci anni, perchè nessuno è intervenuto? Abbiamo tutti memoria corta”.
Parola di Nicola Gratteri, magistrato nella difficile trincea del meridionalismo impegnato.


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