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Saverio Giampà

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CATANZARO – Avere dimostrato, ancora una volta, che imprese ed attività commerciali di Lamezia Terme sono sottoposte alla pressione continua della ‘ndrangheta, ha spinto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri a lanciare l’ennesimo appello ai lametini.

Così, nel corso della conferenza stampa per l’operazione “Filo Rosso”, che questa mattina ha portato al fermo di nove persone ritenute affiliate al clan Giampà di Lamezia Terme, Gratteri ha ammonito: «Per i cittadini, i commercianti e gli imprenditori di Lamezia Terme, a questo punto, non ci sono più alibi».  

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«In un anno, da quando sono procuratore a Catanzaro – ha aggiunto Gratteri – abbiamo arrestato 136 persone, 103 organiche alla cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri e 33 affiliate ai Giampà. Penso che i lametini debbano fare un esame di coscienza. Non so cos’altro dobbiamo fare di più per meritare la credibilità anche di un solo commerciante».

Gratteri ha ricordato di aver presentato pochi giorni fa il suo libro nell’ambito del Festival Trame: «In piazza c’erano 1.500 persone. Se è questo l’impegno antimafia, bisogna essere consequenziali e coerenti e far seguire alle parole i fatti. Ora i cittadini di Lamezia hanno l’occasione di scegliere da che parte stare. Con i fermi di oggi abbiamo reciso anche i germogli di queste famiglie di ‘ndrangheta».

Anche il procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, ha sottolineato «la necessità di una reazione da parte della società civile. Le nuove leve non hanno ancora raggiunto quel grado di penetrazione che le cosche lametine hanno avuto fino al 2011. Se non si reagisce adesso, fra due o tre anni la situazione potrebbe non essere più recuperabile».

Il questore di Catanzaro, Amalia Di Ruocco, ha invitato i cittadini a riflettere. «Noi – ha detto – continuiamo a lavorare, a fare indagini e ad arrestare gli affiliati, ma tutto questo può bastare a far uscire i calabresi e i lametini da questa situazione? Per cambiare serve una radicale svolta culturale da parte nella popolazione».

Il capo della Squadra mobile di Catanzaro, Nino De Santis, ha ricordato come nel corso delle indagini gli investigatori non abbiano ottenuto una sola denuncia da parte di commercianti e imprenditori a cui veniva richiesto il pizzo. De Santis ha evidenziato, inoltre, la pericolosità del gruppo colpito oggi. «Sono state intercettate – ha detto – conversazioni allarmanti. Le nuove leve dei Giampà erano pronte a un conflitto armato con le cosche rivali».

All’incontro con i giornalisti ha partecipato il primo dirigente della polizia di Stato, Antonio Borelli, che dopo sei anni lascia la guida del Commissariato di Polizia di Lamezia per trasferirsi a Macerata come vicario del questore. «In questi anni a Lamezia – ha detto Borelli – tutte le componenti dello Stato hanno saputo fare squadra. Vorrei che il futuro anche gli imprenditori lametini smettessero di fare il pubblico ed entrassero anche loro nella “squadra Stato”».

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