X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

Mistero sui soccorsi, scarsa trasparenza sui numeri della tragedia e un’allerta avaria inviata 3 giorno prima del naufragio a Roccella Jonica


ROCCELLA JONICA – A distanza di una settimana dal naufragio avvenuto a 126 miglia Ese (est-sud-est) di Roccella Jonica, poche novità, molti silenzi e qualche interrogativo.
Nulla si riesce a sapere circa altri corpi di dispersi rispetto ai 34 finora recuperati in fondo al mare, nella zona dove il veliero con a bordo i profughi è affondato. Addirittura qualcuno accennava ieri a 46 dispersi ritrovati in tutto, numero però non confermato da nessuno. Questo per fare intendere che attorno a questo “naufragio anonimo e invisibile” regna una grande confusione. Un fatto sicuramente non casuale ma probabilmente calcolato.
C’è una sorta di balletto di numero dei poveri corpi annegati, ma prima ancora dichiarati dispersi. E questo già dai primi ritrovamenti. Notizie e comunicati autorevoli che nel giro di pochi minuti venivano smentiti, rientri di salme effettuati quasi sempre nelle ore notturne. Notizie svianti e superficiali. Scarsa trasparenza. Atti incomprensibili che non possono essere motivati con l’esigenza del rispetto della privacy degli sfortunati profughi.

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

Il primo a intervenire sulla situazione che si sta creando attorno al naufragio della settimana scorsa è stato Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra, che ieri ha anticipato la la presentazione di una interrogazione in Parlamento «perché vogliamo sapere – ha dichiarato il rappresentante di Avs – che cosa è accaduto davvero, vogliamo sapere se la tragedia poteva essere evitata dato che dalle prime testimonianze dei sopravvissuti sembrerebbe che molti morti sono stati provocati dagli stenti poiché i soccorsi non arrivavano.
Il tentativo di voler nascondere il più possibile il naufragio avvenuto in zona Sar italiana al largo delle coste calabresi nei giorni scorsi, con i corpi delle decine e decine di vittime portate a terra quasi di nascosto, distribuite in varie realtà calabresi, ha un che di incredibile e indecente – ha proseguito Fratoianni. Evidentemente qualcuno al governo ha il timore che, come avvenne per la tragedia di Cutro, ci sia una reazione di indignazione dell’opinione pubblica – ha concluso l’esponente rossoverde -, e quindi si cerca di far diventare il naufragio invisibile».

I SOCCORSI E L’ALLERTA AVARIA SEGNALATA GIORNI PRIMA DEL NAUFRAGIO A ROCCELLA JONICA

Solo dopo il mayday lanciato da una barca a vela francese da diporto sportivo sono partiti i soccorsi al natante dei migranti in pericolo.
Un cargo portoghese, il Kate C, veniva dirottato sulla zona del naufragio dal Centro operativo nazionale della Guardia costiera. Ma ormai solo 11 superstiti erano riusciti a sopravvivere. C’era anche un’altra donna, che è morta mentre veniva trasportata al porto roccellese.

Gli altri tutti dispersi, impossibile dire il numero preciso, finora mai stabilito. C’è chi continua a dire che i migranti a bordo di quella maledetta barca a vela fossero 76, con molti bambini, 26 si dice, e molte famiglie, con qualche donna incinta. Ci sarebbe però il dispaccio di allerta Sar numero 967, trasmesso via ImmarSat, che altro non è che un gestore britannico di servizi per telecomunicazioni mobili satellitari, dall’Itmrcc, con il quale la Guardia costiera italiana informa tutte le navi in transito nell’area (e vengono perfettamente indicate le precise coordinate) che si «è alla ricerca di una barca a vela con 67 migranti».

L’allerta avaria segnalata 3 giorni prima del naufragio a Roccella

Il dispaccio prosegue con l’indicazione della posizione del veliero. La data del messaggio risale alle ore 10 del 13 giugno. Esso, però, è stato trasmesso solo a partire da giorno 16, l’ultimo il 18 giugno.
Dalle scarse testimonianze di qualche superstite si sa che il veliero ha cominciato ad avere difficoltà, dopo appena due giorni dalla partenza. La data di partenza è quella di giorno 11 giugno, anche se qualcuno ha parlato di avere iniziato il viaggio dal porto turco di Bodrun la sera di sabato 8 giugno.
Ma la data del dispaccio del Centro operativo della Guardia costiera del 13 giugno coincide in pieno con le testimonianze di chi dice che il veliero era in avaria, alcuni giorni prima dell’accertamento effettivo del naufragio, nella notte tra il 16 e il 17 giugno. Precisamente quando è stato trasmesso lo stesso dispaccio.

I migranti si potevano salvare se la trasmissione del dispaccio fosse avvenuta regolarmente? Oggi è impossibile dare una risposta su come sono realmente andati i fatti.

LE INDAGINI

Bocche cucite da parte degli investigatori e inquirenti. Sono indagini difficili e complesse. La Polizia di Stato di Siderno e la Procura di Locri lavorano senza sosta per cercare di determinare la dinamica del tragico naufragio, se ci sono state omissioni e ritardi da parte di qualcuno nei soccorsi, per cercare di individuare gli scafisti, se vivi o morti, di cercare di arrivare all’identificazione dei cadaveri.
Attività che si rende particolarmente difficile in alcuni casi, perché si tratta di corpi mangiati dai pesci e resi irriconoscibili. La Prefettura sta coordinando anche le procedure per il seppellimento dei morti e ha chiesto ai Comuni dell’area metropolitana di rendere disponibili loculi nei cimiteri comunali. Nessuna traccia dei due migranti ricoverati presso l’ospedale di Locri, che nella giornata di sabato si sono allontanati facendo perdere le loro tracce. C’è il sospetto che potrebbe trattarsi dei presunti scafisti del veliero del naufragio.
Le Forze dell’ordine hanno fatto girare le foto identificative dei due.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE