Roberto Calderoli, senatore della Lega, autore della legge sull'autonomia differenziata
2 minuti per la letturaCHE il mondo cattolico scendesse in campo per sostenere una posizione contraria a quella del governo è successo altre volte, quasi sempre su questioni che afferiscono alla sfera etica: eutanasia, interruzione della gravidanza, unioni omosessuali, ma mai come questa volta abbiamo assistito però ad una presa di posizione “politica”, una vera e propria campagna con tutti i mezzi a disposizione contro l’autonomia differenziata approvata martedì scorso dal Parlamento, la cosiddetta riforma Calderoli.
Non era in gioco solo la riforma federalista, l’attuazione dell’articolo 116 comma 3 della Carta ma i diritti civili e sociali delle persone. quei princìpi di uguaglianza laicamente dettati dalla nostra Costituzione che coincidono con i valori fondanti della Chiesa, primo su tutti quel senso di fratellanza e di comunità solidale che nel disegno di legge firmato dal ministro leghista Roberto Calderoli non compare da nessuna parte. In questi giorni si fa un gran parlare di Lep, i livelli minimi delle prestazioni senza stabilire i quali, questa legge – rassicura per assurdo chi l’ha votata – sarebbe “innocua”. Cioè inutile. Ma non si dice che in base agli ultimi dati Istat nel nostro Paese le persone che vivono al di sotto dei livelli minimi di sussistenza sono 5 milioni, poco meno di un italiano su 10 soffre una condizione di povertà. Lo vogliamo dire anche a chi nel Veneto “bianco” si prepara a festeggiare la tanto sospirata autonomia?
La Cei ha voluto inviare al Parlamento italiano un documento per fare in modo che tutto restasse agli atti. Scolpito nero su bianco. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, lo ha ribadito, “quello che avevamo da dire lo abbiamo detto, non ci hanno preso sul serio…”. Forse solo il giornale che state leggendo ha dedicato all’autonomia differenziata più attenzione dell’ “Avvenire”. E c’è un altro nodo che prima o poi verrà al pettine: i leghisti sono riusciti a preparare il terreno per dare alle regioni del Nord i poteri che continuano a negare a Roma-Capitale. La Città eterna spogliata di competenze, risorse, ministeri. Il sogno bossiano anti-romano e anti-meridionalista che si realizza. Perché? Per inseguire in modo cinico l’obiettivo del Premierato, relegando i valori tipici della Destra in secondo piano. E’ uno strappo di natura etica e politica tra chi governa e chi si occupa delle coscienze. Uno strappo da ricucire.
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