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Malgrado i gap che separano il Nord dal Sud il Mezzogiorno fa registrare una spinta in avanti a dimostrazione che è un grande giacimento per tutto il Paese
Un segnale importante quello che viene dalle informazioni elaborate da Svimez. Non nella dimensione, ancora contenuta, della crescita del Pil, ma nel confronto con le altre aggregazioni territoriali. Nel 2023, la crescita delle regioni meridionali, Agricoltura Industria in senso stretto, Costruzioni Servizi è stata superiore a quella delle altre macro-aree: +1,3% contro +1% del Nord-Ovest, +0.9% del Nord-Est e +0,4% del Centro. Il Sud non cresceva più del resto del Paese dal 2015 (+1,4% contro il +0,6% del Centro-Nord). Quello che si va dicendo da anni. E cioè che il Paese può crescere ed essere competitivo, rispetto alle economie europee più forti, soltanto mettendo a regime il 40% del territorio e il 33% della popolazione del Sud, viene dimostrato.
LA FUNZIONE DEL SUD NEL PAESE, MALGRADO I GAP
Sembrerebbe una riflessione assolutamente scontata, se non fosse in contraddizione con la vulgata prevalente, che ha invece affermato che bisogna investire sulla locomotiva, perché essa trascinerà tutto il Paese e in particolare le Regioni più arretrate. Il Sud sta dimostrando una vivacità nuova, e forse anche inattesa considerate le condizioni in cui deve produrre. Ancora oggi se guardiamo la sua infrastrutturazione vi è un handicap enorme rispetto alle aree Centro Settentrionali. I risultati acquisiti si verificano senza un’alta velocità ferroviaria, con un’Isola come la Sicilia che secondo uno studio di Prometeia perde 6 miliardi e mezzo l’anno per il costo della insularità dovuto alla mancanza del ponte sullo stretto di Messina.
Con porti come quello di Gioia Tauro e ancora di più di Augusta che, con investimenti importanti nella logistica, potrebbero attrarre un traffico merci importante. Considerato peraltro che hanno aeree retroportuali con spazi enormi, inesistenti nei porti principali del Paese, che potrebbero essere utilizzati per la trasformazione di merci se solo i manufatti conseguenti potessero raggiungere velocemente i grandi mercati del Centro Europa e non dessimo un vantaggio innaturale ai porti principali, Rotterdam, Anversa, Amburgo, per primi che, per essere raggiunti dalle maxi porta containers che attraversano il canale di Suez, devono allungare il proprio viaggio di parecchi giorni, con un conseguente inquinamento che, con la transizione verde che l’Europa persegue, dovrebbe essere assolutamente vietato.
IL RUOLO DEL TURISMO
Pensate poi a che tipo di incremento del Pil dell’area si potrebbe avere se il turismo, invece che essere una branca sottoutilizzata con un numero di presenze di tutto il Sud equivalente a quelle del solo Veneto, venisse trattato come un’industria. Il Mezzogiorno è come il genio della lampada, in questo momento ancora prigioniero, per il quale basterebbe lo strofinamento adeguato per farlo uscire dalla sua prigione. La sua dotazione sottoutilizzata, in parte“ rubata “da un Nord bulimico e in massima parte totalmente inespressa, di un capitale umano, spesso formato, che confluisce in un limbo composto da i tanti NEET, potrebbe essere utilizzata adeguatamente per produrre crescite reddituali interessantissime, che risolverebbero anche tutte le problematiche conseguenti alla secessione, ormai statuita, delle parti ricche del Paese, che non vogliono più contribuire al finanziamento dei diritti di cittadinanza di una parte, che ritengono palla al piede del loro sviluppo.
LE OPPORTUNITÀ DA COGLIERE
Se di tale opportunità cominciassero ad essere consci anche Confindustria e Sindacati, non solo a parole, forse il destino del nostro Paese potrebbe incamminarsi su un sentiero diverso da quel declino comparativo, rispetto ai cugini francesi, tedeschi ed anche spagnoli, che ormai da parecchi anni a questa parte ci caratterizza. Quando ci si è convinti che destinare risorse al Mezzogiorno significa soltanto perderle, bisogna considerare che il Sud se riesce a produrre reddito adeguato lo fa utilizzando molti dei prodotti che vengono dal Centro Nord.
Parlo non solo di quelli alimentari, ma anche del manifatturiero, a cominciare dalle attrezzature necessarie per incrementare la dotazione infrastrutturale alberghiera, ancora sotto dimensionata, perché é noto che il sistema manifatturiero nazionale non può che essere avvantaggiato, se quello che è un mercato importante di 20 milioni di abitanti e di un sistema turistico da implementare e di un sistema manifatturiero da far crescere, acquisisce una vivacità finora sconosciuta. La dinamicità degli aeroporti meridionali a cominciare da quelli di Napoli, Catania, Palermo dimostra che laddove le possibilità di comunicazione diventano non penalizzanti, cosa che è avvenuta con i voli low cost, alcune realtà possono prendere il volo.
IL SUD DEVE RECUPERARE I GAP E PASSARE AL RUOLO DI PROTAGONISTA NEL PAESE
Certo abituarsi all’idea che il Mezzogiorno passi da una posizione ancillare e strumentale, rispetto alle esigenze del Centro Nord, a quella di protagonista è difficile per chi ha sempre pensato a quella realtà come a un’area dove passare la settimana di vacanza. Un’area che non diventa competitiva rispetto ai grandi eventi da localizzare tutti nel Centro Nord, che fornisce intelligenze e braccia quando servono, per poi mandarle indietro come è accaduto con il Covid, annunciando la chiusura della Lombardia quattro giorni prima di quando poi sarebbe avvenuta, incoraggiando tutti coloro che si trovavano nella Regione a scappare, riempiendo i treni della speranza fino all’inverosimile, per diminuire la pressione sugli ospedali lombardi.
Un’area che perfino con il PNRR, essendo più debole e meno attrezzata, non riesce a vincere i bandi per la costruzione degli asili nido avvantaggiando in tal modo i Comuni meglio attrezzati amministrativamente del Nord e già dotati. Ma questa è una visione miope, che vede in una subordinazione di una parte il modo di prevalere, che gioca a lasciare nel sottosviluppo e nell’emarginazione una realtà, peraltro nel frattempo perdendo posizioni rispetto alle Regioni più vivaci d’Europa. Mentre puntare a Sud é l’unico modo per riuscire a diminuire quel grande debito pubblico che ormai é diventato una palla al piede e che assorbe decine di miliardi per il pagamento degli interessi su esso pari a 78,6 miliardi nel 2023 corrispondenti p al 3,8% del PIL. Prima lo capiremo tutti e meglio sarà per il Paese.
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