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Il Comune di Potenza

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POTENZA – E’ bastata qualche ora per accendere lo scontro tra i due candidati sindaci che il sabato 22 e domenica 23 giugno si contenderanno al ballottaggio la fascia tricolore di Potenza. Senza neanche un attimo di tregua per lasciar decantare i risultati della doppia consultazione dello scorso fine settimana in Basilicata. Con l’affermazione di Fratelli d’Italia nel voto europeo, a scapito del Pd galvanizzato da Elly Schlein e del Movimento 5 stelle in fase calante. E colpi di scena in diversi dei 52 centri lucani chiamati a rinnovare sindaci e consigli comunali. Come a Picerno, dove il sindaco uscente nonché segretario regionale Pd, Giovani Lettieri, dovrà cedere la fascia a una nuova prima cittadina di estrazione leghista, Margherita Scavone. E poi Avigliano, Venosa, Maratea, Garaguso e Scanzano Jonico. Soltanto per citare i più importanti.

Il dato definitivo dello scrutinio dei 77 seggi di Potenza città è arrivato alle prime ore di martedì, con la conferma del ballottaggio tra il candidato del centrodesta allargato a renziani e calendiani, Francesco Fanelli, forte del 40,6% di consensi di partenza, e Vincenzo Telesca, che ha raggiunto il 32,44% col sostegno della maggioranza del Pd e da varie forze civiche e centriste. Mentre gli altri candidati sindaci in corsa, Pierluigi Smaldone, Francesco Giuzio e Maria Grazia Marino si sono fermati, rispettivamente, al 17,6%, all’8,5% e all’1,27%. A rendere meno amara, per Fanelli, la mancata conquista della fascia tricolore al primo turno, come più volte auspicato, è stato il comunicato con cui il Viminale ha reso noto che non si sarebbe proceduto all’assegnazione dei seggi, col premio di maggioranza alle sue liste, benché accreditate di di oltre il 50% dei consensi. Perché considerando anche i voti ai soli sindaci quel 50,9% sarebbe diventato un 48,9%.

Scampato il rischio di una vittoria di Telesca con una maggioranza consiliare di centrodestra, quindi, Fanelli ha lanciato il suo affondo contro il rivale da più fronti. Accusandolo di essere espressione della «sinistra dei dissesti che vuole rimettere le mani sulla città». L’assessore regionale uscente alla Salute ha anche rivendicato la chiarezza dei confini della coalizione che lo sostiene, evidenziando le prime tensioni tra quanti hanno sospinto verso il ballottaggio di Potenza il due volte consigliere comunale, un tempo iscritto al Pd e poi a Italia viva, e i suoi possibili nuovi alleati. Entro domenica, infatti, andranno formalizzati eventuali apparentamenti con le liste degli altri candidati sindaci dell’ex fronte progressista lucano, che non hanno superato il primo turno. Vale a dire le tre di Pierluigi Smaldone: Potenza Ritorna, Città nuova e Movimento 5 stelle. Più la lista La Basilicata possibile guidata da Francesco Giuzio. Se dovesse chiudersi un’intesa in questo senso capace di propiziare la riconquista del Comune, però, è chiaro che il prezzo da pagare sarebbe molto caro. Dei 20 consiglieri comunali da assegnare per legge alla maggioranza, infatti, sarebbero 7 quelli sacrificati dai “teleschiani” della prima ora a favore di Smaldone e i suoi. Più 2 se l’intesa dovesse allargarsi anche a Giuzio e Basilicata possibile. Senza considerare le pretese su assessorati e quant’altro.

A complicare ulteriormente il percorso per un apparentamento formale tra Telesca e i suoi ex contendenti verso il ballottaggio al Comune di Potenza ci sono anche i nomi degli aspiranti consiglieri che in caso di vittoria in solitaria conquisterebbero uno dei seggi da assegnare per effetto del premio di maggioranza. Ma resterebbero a casa se il trionfo fosse condiviso anche con altri. Basti pensare che tra questi ci sono tre consiglieri comunali uscenti come l’attuale capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale, Roberto Falotico, il socialista Rocco Pergola, tra i primi non eletti, rispettivamente, della lista Uniamoci per Potenza e Potenza democratica. E poi Anna Mecca (Uniamoci), Donato Bonomo (Potenza prima), Carmine Pace (Insieme), e Mirko Giordano (Potenza democratica). Chi invece vedrebbe aprirsi le porte del consiglio comunale o in caso di vittoria di Fanelli, o di Telesca con una nuova coalizione allargata, sono i consiglieri comunali uscenti Marco Falconeri, Valerio Tramutoli e Peppe Biscaglia, il primo del Movimento 5 stelle e gli altri di Basilicata possibile. Come pure una storica esponente del Pd come Ausilia Greco (Città nuova), la verde Vittoria Purtusiello e l’ex segretario provinciale di ArticoloUno Luca Lorenzo (entrambi di Potenza ritorna).

La ripartizione dei 20 seggi spettanti alla maggioranza consiliare, e dei 12 riservati all’opposizione si era rivelata determinante per l’esito del ballottaggio già 5 anni fa, quando un altro leghista, il sindaco uscente Mario Guarente, sfiorò a sua volta la vittoria al primo turno e conquistò la fascia riuscendo a tenere ad appena 200 voti di distanza lo sfidante Tramutoli. All’epoca l’esponente di Basilicata possibile non volle fare apparentamenti e le proiezioni rivelarono che in caso di una sua vittoria il centrodestra avrebbe fatto incetta dei 12 seggi spettanti alle opposizioni lasciando ben poco alla coalizione guidata dal Partito democratico. Il risultato è stato un calo evidente dell’affluenza proprio nei seggi dove al primo turno avevano raccolto più voti i candidati che in caso di vittoria di Tramutoli avrebbero perso il seggio.

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