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Francoforte, 6 giu. (askanews) – La Banca centrale europea come ampiamente atteso ha tagliato i tassi di interesse di riferimento per l’intera eurozona di 25 punti base. La decisione è stata varata a dispetto del fatto che i tecnici della stessa istituzione hanno rivisto al rialzo le previsioni di inflazione su quest’anno (2,4%) e sul prossimo (2,2%).

E mentre il comunicato diffuso al termine del Consiglio direttivo afferma che “malgrado i progressi degli ultimi trimestri, persistono forti pressioni interne sui prezzi poiché la crescita delle retribuzioni è elevata; l’inflazione – si legge – resterà probabilmente al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”.

La presidente Christine Lagarde è stata ripetutamente interpellata su questa apparente incongruenza. E l’ha spiegata con una serie di elementi: “Perché complessivamente è aumentata la nostra fiducia sul percorso” di futura moderazione dell’inflazione. “Un secondo elemento – ha proseguito – è l’affidabilità e la forza delle nostre previsioni” se si guarda agli ultimi aggiornamenti le variazioni tra un trimestre e l’altro sono state dell’ordine di 1 decimale di punto percentuale.

E poi dato il calo dell’infalzione generale degli ultimi mesi, i tassi “reali” dell’area euro, cioè i tassi ufficiali meno la crescita dei prezzi, sono di fatto aumentati.

Via libera quindi a questo piccolo ritocco con “una decisione unanime, salvo uno” nel Consiglio. Lagarde non ha, come di consueto, riferito chi fosse il dissenziente, né se fosse qualcuno che voleva non ridurre i tassi o, all’opposto, qualcuno che voleva tagliarli anche di più. “Lo scoprirete facilmente”, ha scherzato.

A decorrere dal 12 giugno il tasso sulle principali operazioni di finanziamento scende così al 4,25% (primo taglio dal 2016), quello sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali al 3,75% (primo taglio dal settembre 2019), mentre il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali scende al 4,50% (primo taglio dal 2016).

La decisione era stata ampiamente segnalata da diversi esponenti dell’istituzione e forse questo ha contribuito in qualche modo a far sì che l’istituzione si sentisse “chiusa nell’angolo”. Ma le nuove stime sull’inflazione non fanno presagire una nuova mossa nell’immediato.

La Bce aveva anticipato possibili fluttuazioni di prezzi e salari, nell’ambito di una tendenza che dovrebbe proseguire verso la moderazione, e con la crescita economica che prosegue sottotono ha evidentemente ritenuto eccessivamente restrittiva l’intonazione monetaria. Un quadro ribadito oggi: l’inflazione nell’area “è attese fluttuare ai livelli attuali nel resto dell’anno e poi calare al nostro livello obiettivo (2% simmetrico-ndr) nella seconda metà del 2025”, ha detto Lagarde.

Il caro vita potrebbe salire più del previsto se salari e utili dovessero mostrarsi più vigorosi delle attese, all’opposto potrebbe risultare più basso se la domanda risultasse debole.

Alla Bce “non ci stiamo impegnando su un particolare percorso predetermitato dei tassi”, ha chiarito la presidente. La prossima riunione monetaria del Consiglio è calendarizzata il 18 luglio, ora la parola passa alla Federal Reserve che mercoledì prossimo terrà il direttorio (Fomc) da cui non sono attesi cambiamenti sui tassi. (di Roberto Vozzi).

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