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Roma, 6 giu. (askanews) – Un significativo derby a distanza si tiene in questi giorni tra Cina e Taiwan, con quest’ultima apparentemente in vantaggio. Protagonisti sono due fiere, ma in palio c’è qualcosa di più di qualche contratto e di una vetrina per i numeri uno delle aziende tecnologiche: c’è la gara geopolitica tra Pechino e Washington per imprimere il segno sulla nuova rivoluzione tech destinata a cambiare il volto della produzione, del lavoro e, in definitiva, dei rapporti politici e sociali nei diversi paesi.

Le due fiere sono la Wold Semiconducter Conference (WSC), che è stata inaugurata ieri a Nanchino, e il COMPUTEX 2024 che si tiene da martedì a Taipei. Mentre Cina popolare e Taiwan (con alle spalle gli Usa) sono impegnati in un conflitto di parole (con la pericolosa ricaduta di provocazioni militari), sul fronte tecnologico la gara è pienamente aperta. E, a guardare i due eveti, al momento il derby lo sta vincendo il più piccolo dei due contendenti, cioè l’isola riottosa a tornare nelle braccia della madrepatria.

COMPUTEX, infatti, quest’anno è stato scelto infatti come contesto entro il quale i numeri uno del mondo dei semiconduttori si sfidano, si punzecchiano, si stimolano a vicenda. Inaugurata dal neo-presidente taiwanese e bestia nera di Pechino, Lai Ching-te (William Lai), ha come tema “Connecting AI” e vede la presenza di 1.500 aziende provenienti da 36 paesi, con 4.500 stand aperti.

Lai ha espresso la speranza che l’industria investirà insieme per trasformare Taiwan in una “AI Smart Island”. Il governo garantirà una fornitura di energia stabile, costruirà supercomputer e continuerà a coltivare talenti per migliorare le capacità di intelligenza artificiale di Taiwan.

James Huang, presidente del Consiglio del commercio estero di Taiwan (TAITRA), ha disegnato l’isola come il centro di una nuova rivoluzione digitale, che ha anche dei connotati geopolitici che non sfuggono a Pechino: “Dalla sua fondazione, COMPUTEX è stato al centro della rivoluzione globale del computing. Stiamo attraversando una grande trasformazione. Taiwan possiede tecnologie avanzate di produzione di semiconduttori, si trova al centro della rivoluzione dell’intelligenza artificiale e occupa una posizione chiave nella catena di approvvigionamento globale”.

Di certo, in questi giorni Taipei è effettivamente la capitale globale dei semiconduttori. Basta scorrere lista dei CEO arrivati dall’estero a COMPUTEX per capirlo: Lisa Su di AMD, Cristiano Amon di Qualcomm, Pat Gelsinger di Intel, Rick Tsai di MediaTek, Charles Liang di Supermicro, Rene Haas di ARM e, infine, Jensen Huang di Nvidia. Proprio quest’ultimo, proprio mentre era a Taipei, è diventato il capo della seconda società più capitalizzata al mondo: Nvidia ha superato ieri Apple sfondando il muro dei 3mila miliardi di dollari e piazzandosi dietro Microsoft.

Dal canto suo, il WSC di Nanchino si presenta alla sfida con un evento più dimesso quest’anno. Le restrizioni tecnologiche imposte dagli Stati uniti alla Cina hanno contribuito a indebolire il mercato cinese dei semiconduttori e diversi giganti americani preferiscono stare fuori dai riflettori in un momento, peraltro, delicato anche per le scadenze elettorali che incombono sulla vicenda americana.

La fiera – secondo quanto scrive oggi il South China Morning Post – ha attirato poco più di 200 espositori, tra i quali la TSMC (che è un campione taiwanese e il principale produttore mondiale di chip a contratto), Huawei e Tencent.

Lo scorso anno gli espositori erano stati 300 e anche il numero di visitatori sembra essere diminuito quest’anno, riflettendo un calo del mercato locale. Le vendite di semiconduttori in Cina sono calate del 14% nel 2023, il calo più forte di tutti i mercati del mondo, secondo la Semiconductor Industry Association (SIA) statunitense.

TSMC, che gestisce una fonderia capace di produrre chip logici di grado 16 nanometri a Nanchino dal 2016, ha rifiutato di partecipare ai forum o di commentare ai margini dell’evento a causa delle tensioni geopolitiche tra Cina e Taiwan. L’anno scorso,

Solo poche aziende straniere hanno deciso di esporre. Tra loro la sudcoreana Samsung Electronics, il fornitore britannico di IP per chip Arm, l’azienda statunitense di software di simulazione ingegneristica Ansys, STMicroelectronics ed Ericsson China. Altri espositori locali includevano la startup di unità di elaborazione grafica Biren Technologies e il principale produttore cinese di chip di memoria flash YMTC.

Secondo quanto ha scritto Bloomberg, Pechino ha recentemente indicato ai produttori di auto del paese di dare priorità all’uso di chip prodotti in patria nelle loro forniture. La maggior parte delle applicazioni elettroniche per auto non richiede le tecnologie pià avanzate di produzione di chip. Ma questo rischia di porre un limite allo sviluppo hi-tech, peraltro in un momento in cui le compagnie cinesi si sono date a una corsa frenetica per l’intelligenza artificiale generativa.

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