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Continua ad essere un problema quello della sanità in Calabria: mancano 2500 medici e sono 450 le richieste di trasferimento all’estero


CATANZARO – Quattordici anni di commissariamento non sono bastati per restituire ai calabresi un sistema sanitario in grado di garantire il diritto alla cura, per tutti e a casa propria. Nonostante il budget assegnato al comparto ammonti a quasi 4 miliardi, per la precisione 3,391 miliardi, la sanità pubblica non eroga servizi adeguati e non mette il personale sanitario di lavorare al meglio, tanto che si registra una fuga all’estero di dimensioni importanti: sono 2.500 i medici che attualmente mancano negli ospedali calabresi e 450 le richieste di trasferimento di camici bianchi all’estero, negli ultimi 10 anni il tasso di trasferimenti è stato del 15%.

Sono solo alcuni dei dati del report presentato ieri mattina dal segretario generale della Uil Calabria, Maria Elena Senese, e dal segretario generale della Uil Fpl, Walter Bloise, nella sede regionale del sindacato, a Catanzaro. L’elenco delle criticità continua con i numeri degli ospedali chiusi, ben 18, oltre al blocco del turnover del personale medico e sanitario, e la mancata stabilizzazione di tutti i precari. Giusto per citare qualche esempio.

«Chiediamo – ha sottolineato la segretaria generale Senese – il rinnovo dei contratti, bisogna valorizzare e tutelare il personale medico ma anche il personale sanitario. Abbiamo assistito negli ultimi dieci anni ad una perdita importante, parliamo del 15,4% dei medici che sono andati verso il nord e verso l’estero, del 6,7% del personale infermieristico. Bisogna quindi puntare velocemente sul rinnovo contrattuale, sulla detassazione del rinnovo contrattuale. È opportuno che il governo nazionale si impegni sul servizio sanitario nazionale, invece stranamente anche con l’ultima manovra di bilancio 2024 dimostra di continuare ad investire sul servizio privato».

«Noi – ha ribadito a sua volta Bloise – chiediamo una stagione straordinaria di assunzioni, serve una mano da parte del governo per cambiare le regole o per fare delle deroghe rispetto alle assunzioni. In Calabria comunque ci sono dei fondi. Appena la Regione approverà questi fabbisogni è necessario assumere migliaia di operatori. L’obiettivo poi è quello di ridurre le liste di attesa, ma è paradossale che si finanziano le regioni che hanno liste d’attesa con tempi maggiori».

«A fronte di una media nazionale di 2.140 euro, la spesa corrente più bassa in sanità si registra in Calabria con 1.748 euro. Però, mentre si tentava di frenare la crescita dei costi del sistema sanitario allo stesso tempo si impediva al Servizio sanitario regionale di attuare nei fatti la sua universalità – si legge nel report -. Lo dimostra il dato monstre relativo all’emigrazione sanitaria che, in questi anni, ha sforato la soglia dei 200 milioni di euro e mette in risalto la necessità di chi ha bisogno di cure in Calabria di rivolgersi a strutture sanitarie di altre regioni e, purtroppo, questo non solo per problemi di salute di difficile comprensione o risoluzione ma, da qualche tempo a questa parte, anche per problemi di natura meno rilevante.
Tra ricoveri e visite la Regione Calabria spende quasi 142 euro pro capite per pagare le cure dei suoi pazienti nel resto d’Italia. Il 43% dei pazienti si rivolge a strutture sanitarie di Regioni non confinanti. Questo dato evidenzia non solo lo storico ritardo, strutturale e professionale, delle nostre strutture sanitarie pubbliche ma sottende anche una sempre più alta percentuale di sfiducia nei confronti della sanità calabrese».

Un altro allarme registrato dalla Uil è che in Calabria mancano i medici di famiglia: nel 2026 saranno 135 in meno. Nei fatti il deficit di medici di medicina generale si attesta ad oltre 3100 professionisti. La stessa carenza di professionisti si riscontra presso gli ospedali calabresi. Secondo la Regione Calabria, nel territorio i medici mancanti – considerando tutte le specializzazioni – sono 2.500. Sono 450 le richieste di trasferimento all’estero. Per rimediare a questo deficit e sostenere l’impegno sanitario presso alcuni ospedali spoke della Calabria, particolarmente della provincia di Reggio Calabria, la Regione è ricorsa all’aiuto dei medici cubani come risorsa emergenziale. In Calabria, poi, non si disdegna il ricorso ai cosiddetti medici gettonisti: Si tratta di liberi professionisti che sono in servizio su turni di 12 ore.

«In assenza di regole e controlli, possono accumulare anche due/tre turni di fila fino a lavorare 36 ore consecutive. I medici cubani, come stabilito nel contratto con la Regione, guadagnano quasi 35 euro all’ora, mentre un medico gettonista può arrivare a percepire fino a 150 euro. Per ora i medici cubani in Calabria sono 270, ma l’accordo prevede che ne possano arrivare fino a 491. La Regione spende per ciascun medico 4.700 euro lordi al mese. Fino a novembre l’accordo stipulato prevedeva che una parte consistente (3.500 euro) venisse destinata alla società commerciale cubana. Un medico gettonista, invece, può arrivare a pesare sul bilancio della sanità regionale anche oltre 30mila euro al mese e, quindi, 43mila in più rispetto ad un professionista della sanità pubblica», si legge ancora nel report a cui sono inoltre allegati i piani di fabbisogno da parte delle Aziende sanitarie provinciali e delle aziende ospedaliere.

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