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Il dottore Roberto Calabria del Serd di Cosenza svela i dati dei consumatori di stupefacenti anche a Cosenza


COSENZA – «Cosenza è una città che vive un momento storico molto particolare, l’uso delle sostanze ha preso un po’ tutti i settori, è diventato un fenomeno trasversale, non è più lo sballo dei poveracci, come si diceva una volta: ormai abbraccia tutte le categorie sociali. Si va dall’ingegnere al medico, dall’avvocato al commercialista fino al docente, insomma un po’ tutte le figure professionali». A parlare è il dottore Roberto Calabria, direttore f.f. dell’U.o.c. Servizio Dipendenze Cosenza.

Cosenza segue quello che è il trend nazionale sull’aumento dell’uso di sostanze stupefacenti. La crescita dopo il periodo del lockdown è aumentata. L’occasione per parlare del fenomeno e del lavoro svolto dal Serd di Cosenza è l’operazione Recovery che ha fatto luce sulla rete di spaccio in città e nei comuni limitrofi, gestiti da parte dei clan della zona.

La cocaina è la più consumata dall’utenza secondo una indagine nazionale, anche a Cosenza è così?

«Il consumo di eroina è sempre rimasto stabile mentre sicuramente è in grande risalita l’uso di cocaina e di alcol che spesso viaggiano insieme. Ora è difficile trovare una sola sostanza: una volta, negli anni ‘70 e ‘80 c’era l’eroinomane che usava l’eroina e basta. Oggi non è più così perché troviamo politossicodipendenze, quindi cocaina, eroina, alcol, farmaci, tutto insieme. Sostanze che sono facilmente reperibili e anche a costi bassi, quindi a disposizione di tutti».

Resta comunque molto diffusa l’assunzione di droghe cosiddette leggere.

«Infatti, un discorso a parte meritano i cannabinoidi, l’uso della marijuana è diffusissimo e a questo spesso si accompagna anche l’uso di altre sostanze».

In base alla sua esperienze a che età si inizia a fare uso di droghe?

«L’età media di inizio è 14 anni. Questo ci ha imposto una serie di di attività che andiamo a fare già nelle scuole medie, un anno siamo stati anche alle elementari. Nelle scuole facciamo delle campagne di promozione, usiamo un sistema europeo che si chiama Unplugged, che prevede la formazione dei docenti, quelli che sono più disponibili, e poi sono loro a fare la formazione ai ragazzi. Poi andiamo noi a verificare e partecipiamo alla giornata finale sulle buone pratiche e su come vivere in maniera sana».

Si inizia a fumare anche molto presto.

«Oggi è diventata una moda la sigaretta elettronica, che di elettronico non ha nulla. Si vedono questi ragazzi che vanno in giro con quello che è un vaporizzatore all’interno del quale ci sono tante sostanze aromatiche di bassissimo livello. Se è più facile passare dalla sigaretta allo spinello? No, ormai è un tutt’uno».

Stupefacenti ma non solo: i giovani fanno anche un uso patologico di alcol; molti sono soliti praticare il binge drinking, cioè l’assunzione di massicce quantità di alcol in un lasso di tempo molto breve.

«Quello del binge drinking è un grosso problema, è quello che si verificava nei luoghi della movida a Cosenza e a Rende: questi ragazzi non riescono più neppure a socializzare. Noi una volta facevamo le feste, oggi i ragazzi devono bere, si stordiscono con una quantità enorme di alcol e poi iniziano a comunicare tra di loro. E spesso si aggiunge anche la droga».

L’operazione Recovery ci mostra quanto enorme sia la portata del fenomeno spaccio e assunzione di droga.

«L’operazione di oggi non ci stupisce perché sono inchieste ampiamente ripetute negli anni, dato che il consumo di stupefacenti è enorme, così come la disponibilità di sostanze. Le piazze di spaccio sono dappertutto, non solo a Cosenza».

Quanti pazienti ha preso in carico il vostro Serd nell’ultimo anno?

«Le persone che vengono quotidianamente al Serd sono circa 500, l’80% sono uomini e l’età media è di 35 anni. Abbiamo i ventenni come i 65enni. Noi ci occupiamo di tutto perché qui abbiamo tutte le figure professionali, il nostro è un lavoro di equipe: educatori, psicologi, assistenti sociali».

Negli ultimi tempi si parla molto del fenomeno Fentanyl. Un potente oppioide sintetico, usato come analgesico. Definito la droga degli zombie, sta prendendo piede anche in Italia.

«Qui non abbiamo i numeri che hanno in America. Il Fentanyl è usato solitamente per i dolori cronici tumorali. I numeri di assunzione non per scopi clinici sono bassi. La novità che abbiamo scoperto è che è usato nelle sostanze. Quando facciamo gli esami tossicologici per controllare la dipendenze, abbiamo trovato insieme alla cocaina anche il Fentanyl, all’insaputa dell’assuntore. Quindi sono gli spacciatori che lo aggiungono alle sostanze all’insaputa dei loro clienti. Qualche tempo fa c’è stata anche un’operazione in provincia di Cosenza che aveva scoperto come i medici lo prescrivevano sotto minaccia. Poi c’è anche l’ossicodone, sotto forma di compresse, che è simile, ma anche qui i casi sono molto circoscritti».

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Maria Assunta Castellano

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