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Roma, 14 mag. (askanews) – La decisione del presidente Usa Joe Biden di innalzare tariffe punitive nei confronti della Cina, in particolare per le auto elettriche, i pannelli solari, l’acciaio e i semiconduttori, è “politica” e Pechino non può che esserne fortemente contrariata. Questa la reazione cinese dopo l’annuncio americano che rappresenta una forte stangata sulle relazioni commerciali tra i due paesi.
“La decisione statunitense viene da considerazioni politiche”, ha affermato il ministero del Commercio di Pechino in una nota sul suo sito web. “Nello specifico, si tratta di un tipico gioco politico e la parte cinese esprime forte insoddisfazione”.
Il Ministero del Commercio ha accusato gli Usa di “commettere errori su errori” e ha affermato che gli aumenti tariffari proposti violano gli impegni del presidente Joe Biden di evitare il disaccoppiamento dalla Cina. “Ciò influenzerà seriamente l’atmosfera della cooperazione bilaterale”, si legge ancora nella dichiaraizone. “Gli Stati Uniti dovrebbero correggere immediatamente i propri errori e cancellare le tariffe aggiuntive imposte alla Cina”.
Pechino ha reagito anche per voce del ministero degli Esteri. Il portavoce Wang Wenbin ha affermato che la Cina adotterà “tutte le misure necessarie per salvaguardare i suoi legittimi diritti e interessi”.
Sono 14 le richieste di aumento fatte dalla presidenza Usa alla rappresentante al Commercio americana Katherine Tai. I veicoli elettrici cinesi saranno soggetti a una tariffa del
100%, quattro volte l’attuale tasso del 25%, mentre i dazi sulle
importazioni di celle solari e semiconduttori dalla Cina
raddoppieranno fino al 50%, L’aliquota su alcune
importazioni di acciaio e alluminio aumenterà al 25%, più del
triplo del livello attuale. Colpite anche le batterie elettriche agli ioni di litio per le auto elettriche (25%). Gli aumenti dovrebbero essere attuati da quest’anno fino al 2026, a seconda delle voci. Le tariffe sul tavolo coprono 18 miliardi di dollari in beni, secondo una stima diffusa dalle principali agenzie di stampa.
“Il presidente Biden sta intraprendendo azioni decisive per
garantire che le pratiche commerciali sleali non minaccino la
nostra competitività e sicurezza economica, rafforzando al tempo
stesso la produzione americana. Si tratta di un approccio
strategico alla politica commerciale che aiuterà a proteggere le
principali industrie statunitensi, come i settori dell’energia
pulita e dei semiconduttori”, ha affermato la segretaria al Commercio Usa Gina Raimondo.
“Conosciamo – ha proseguito – le strategie della Repubblica popolare cinese, abbiamo visto le loro azioni non di mercato nei confronti del solare e dell’acciaio, e non possiamo permettere alla Cina di indebolire le catene di approvvigionamento statunitensi inondando il mercato con prodotti artificialmente economici che danneggiano le imprese e i lavoratori americani”.
La segretaria al Tesoro Janet Yellen ha ribadito la preoccupazione per la sovraccapacità produttiva cinese.”Il presidente Biden e io abbiamo visto in prima persona l’impatto dell’impennata di alcune importazioni cinesi artificialmente a basso costo sulle comunità americane in passato, e non lo tollereremo di nuovo”, ha dichiarato. “Le preoccupazioni per l’eccesso di capacità sono ampiamente condivise dai nostri partner nelle economie avanzate e nei mercati emergenti, motivati non da una politica anti-cinese ma dal desiderio di prevenire dannose dislocazioni economiche dovute a pratiche economiche sleali”.
I dazi imposti dagli Usa sulle auto elettriche, in particolare, appaiono al momento più che altro simbolici. Nessun grande produttore cinese, come BYD, NIO e Li Auto, vende modelli nel mercato americano. L’unico marchio di auto elettrica cinese disponibile negli Usa è Polestar, che è una joint venture tra la cinese Geely e la svedese Volvo. Questo marchio, però, dal 2024 comincerà a produrre anche negli Usa.
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