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Roma, 14 mag. (askanews) – Un gioco di specchi tra agenda ufficiale e ufficiosa: quanto basta per provare a far passare l’idea che no, la presenza di Ursula von der Leyen all’evento di apertura della campagna elettorale per le Europee di Forza Italia non era mai stata prevista. Lo riferisce a un certo punto della giornata lo staff che segue la presidente della commissione Ue nel tour elettorale romano come ‘spitzekandidat’ del Ppe per un secondo mandato, lo dice in chiaro anche Antonio Tajani ai giornalisti. Eppure, la notizia era circolata e ricircolata nei giorni scorsi, alimentata, e di certo non smentita, dagli stessi dirigenti azzurri, magari nella speranza di far crescere l’attesa sull’evento.

Alla fine invece di Ursula von der Leyen al salone delle Fontane non si vede nemmeno l’ombra, anzi Tajani non la nomina mai nell’intervento dal palco. Di questa giornata con Forza Italia resta il pranzo con i ministri e i capigruppo al circolo Esteri e poi l’incontro con i giovani azzurri alla Fondazione De Gasperi presieduta da Angelino Alfano. Tutto rigorosamente lontano dai riflettori.

Se la linea ufficiale è quella, appunto, di sostenere che la sua presenza all’Eur non è saltata semplicemente perché non è mai stata in agenda, ufficiosamente c’è chi ammette che si è preferito evitare di avere come sponsor un personaggio che in questo momento ha perso parte della sua forza.

Von der Leyen sulla carta resta il candidato di Forza Italia alla presidenza della commissione europea, così come votato e deciso (non senza qualche malumore già all’epoca) dal congresso di Bucarest del Ppe che si è tenuto a inizio marzo. Lo ricorda lo stesso Tajani che, tuttavia, appare meno strenuo del solito nella difesa del fortino. “Il risultato elettorale dimostrerà ancora una volta che il Ppe è la prima forza e il Ppe proporrà al Consiglio il nome di Ursula von der Leyen. Poi toccherà al Consiglio decidere, quello è un suggerimento, perché il trattato non prevede altro”, si limita a dire.

Ma nel partito c’è chi mette in fila una serie di dubbi, senza giri di parole. La senatrice Licia Ronzulli aveva già manifestato le sue perplessità, ma adesso arriva a parlare della presidente della Commissione europea come di “un’anatra zoppa”. “Mi sono limitata – spiega – a fare una fotografia di quello che vedo e ascolto, la Francia non la vuole, la Germania non la vuole, quindi la vedo un po in salita”, “faccio fatica a vedere un Consiglio europeo unito sul nome della von der Leyen”. Una opinione che sembra condivisa anche da Giorgio Mulè. C’è – dice – la “necessità di riflettere se sia il candidato che mette d’accordo tutti”. Parole rispetto alla quali, interpellato, Antonio Tajani dice solo: “Chiedete a loro”.

Il nome alternativo potrebbe essere quello dell’attuale presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Ma sarebbe una carta da giocare solo in un secondo momento. D’altra parte, anche cinque anni fa il candidato ufficiale era Manfred Weber ma alla fine ad essere eletta fu Ursula von der Leyen.

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