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Il Municipio di Potenza

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Alle comunali di Potenza potrebbe esserci a sorpresa un secondo candidato, Galella (FdI) tra i papabili; il centrodestra si spacca. Spunta una mini coalizione contro Guarente


POTENZA – Potrebbe esserci un secondo candidato sindaco di centrodestra per Potenza. Sostenuto, più o meno ufficialmente, dai calendiani di Azione, dai renziani di Italia viva, e da alcuni esponenti vicini alla Dc di Gianfranco Rotondi. D’altro canto il Movimento 5 stelle è pronto ad appoggiare la candidatura a sindaco di Potenza di Angela Pignatari. Perché si concretizzi, però, occorrerebbe il passo indietro di Pierluigi Smaldone, in campo per la fascia tricolore da novembre. Solo così potrebbe comporsi un fronte in grado di contendere l’amministrazione comunale al Pd di Vincenzo Telesca, e al centrodestra del sindaco uscente, il leghista Mario Guarente. Tanto più se anche quest’ultima coalizione dovesse spaccarsi. Con quanto ne consegue per la possibilità del voto disgiunto tra candidati consiglieri e candidati sindaci.

Sono questi i verdetti più importanti emerso dall’ultima domenica di trattative prima della presentazione di liste e candidature per il voto dell’8 e del 9 giugno a Potenza e negli altri 51 centri lucani chiamati a rinnovare sindaci e consigli comunali. Inclusi Avigliano, Venosa, Scanzano Jonico, Tito, Nova Siri, Picerno, Marsicovetere, Maratea, Pietragalla, Viggiano e Rotonda.

La volontà dei pentastellati di separare la propria strada, nel capoluogo, da quella dei democratici, si è manifestata, ieri, in una animata riunione dei referenti del gruppo territoriale potentino, dopo l’insistenza dei dem sulla candidatura a sindaco di Vincenzo Telesca. Nonostante il tentativo portato avanti dal referente di Basilicata possibile, Valerio Tramutoli, di individuare una personalità terza, come Pignatari, per provare a ricomporre il “fronte progressista” inaugurato, senza troppa fortuna, per le regionali del 21 e 22 aprile.

Quello di Potenza, inoltre, è solo l’ultimo strappo registrato tra i promessi alleati in vista della prossima tornata di amministrative. E quasi sempre a causa di un “terzo incomodo” come gli ex laici cattolici di Basilicata casa comune, che in vista del voto per via Verrastro hanno occupato la scena per mesi. Convincendo i dem a sostenere la candidatura a governatore del “loro” Angelo Chiorazzo, fino al commissariamento, di fatto, del partito lucano, e all’intesa “forzata” con i 5 stelle, e gli altri, su Piero Marrese.

Ad Avigliano, infatti, i pentastellati si sarebbero già chiamati del tutto fuori della partita, dopo essersi visti bocciare dal Pd la proposta di una candidatura a sindaco dell’ex direttore generale dell’Asp, Lorenzo Bochicchio. Una bocciatura che sarebbe stata indotta proprio dai “chiorazziani”, per propiziare la candidatura di una personalità più vicina come l’ex segretario regionale della Uil, Carmine Vaccaro. Sicché a contendersi la fascia dovrebbero essere almeno in tre: lui, Vaccaro; poi l’ultimo sindaco eletto, il leghista Giuseppe Mecca, sostenuto anche da una parte di Basilicata casa comune, nella persona della sua ex assessora, Federica D’Andrea; e il rivale di Mecca alle ultime elezioni, Angelo Summa, sostenuto da alcuni democratici dissidenti e da un altro pezzo del centrodestra.

A Venosa, invece, la sindaca uscente Marianna Iovanni, del Movimento 5 stelle, dovrà vedersela da sola per la conquista del secondo mandato. Perché il Pd, e Basilicata casa comune, avrebbero deciso di appoggiare la candidatura dell’ex presidente del Consiglio regionale Franco Mollica, appena fuoriuscito da Azione contestando la scelta dei calendiani lucani di allearsi col centrodestra, alle regionali.

In giornata dovrebbero essere fugati, una volta per tutte, anche i dubbi residui sulla determinazione di Pignatari ad andare fino in fondo alla contesa elettorale. Per evitare il ripetersi di repentini passi indietro come avvenuto in occasione delle regionali con l’oculista Domenico Lacerenza.
Il grosso dell’attesa, però, sarà rivolto al centrodestra, con la riunione di maggioranza convocata dal sindaco uscente nel pomeriggio.
Obiettivo di Guarente sarebbe quello di sventare la nascita della seconda candidatura di area, dopo le proteste e i mugugni scatenati dal via libera concessogli dei vertici nazionali della coalizione per la corsa a un secondo mandato da primo cittadino.

A ingrossare la fronda dei ribelli, ad ogni modo, ci sarebbero soprattutto i centristi di Italia viva e Azione. Evidentemente insensibili agli ordini di scuderia romani dei nuovi alleati, e tutt’altro che spaventati da possibile ricadute sulle nomine che il governatore appena rieletto, Vito Bardi, si accinge a fare in Regione. Mentre i moderati vicini all’ex presidente del consiglio comunale Francesco Cannizzaro, avrebbero deciso di restare nell’alveo della storica coalizione.

Diverse anche le indiscrezioni sui possibili candidati sindaci alternativi. Tra quanti sarebbero pronti a scendere in campo, però, spicca l’assessore regionale uscente Alessandro Galella (FdI), da giorni in aperto dissidio col suo partito proprio sulla scelta di non consentirgli la corsa alla fascia tricolore nella sua città e di sostenere Guarente. Un dissidio difficile da ricomporre, malgrado l’ingresso imminente nel parlamentino lucano di Galella, primo dei non eletti nella lista dei meloniani alle regionali, come consigliere supplente. Non appena verrà composta la nuova giunta guidata dal governatore Vito Bardi.

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