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Roma, 4 mag. (askanews) – “Ogni ovulo deve pesare al massimo otto grammi, non di più. C’è chi li fa da dieci, ma io no. Per il mio esofago sono troppo grandi e rischio di farmi male. Devono essere chiusi accuratamente, il pericolo è alto. Per questo ogni corriere ha la sua tecnica. Io li confeziono personalmente, uno a uno, senza fretta. Posso metterci anche tutta la notte. Il cellophane deve essere tiratissimo, aderente come una guaina. Indosso mascherina e guanti, non tocco la merce con le mani. Rischierei di spargere molecole che potrebbero attirare i cani antidroga. E poi l’odore della cocaina mi ha sempre fatto schifo…”. Inizia così “La scimmia”, il romanzo-rivelazione di Matteo Cateni, al suo esordio letterario con questo libro edito da Paesi Edizioni, disponibile in tutte le librerie dal 10 maggio.

Una lettura vivace e potente, dallo stile avvincente e scorrevole, che narra una vicenda grottesca e paradossale eppure vera come i fenomeni della tossicodipendenza e del narcotraffico: la discesa agli inferi di un ragazzo che, caduto nel tunnel dell’eroina, diventa parte di un traffico internazionale di stupefacenti da cui uscirà completamente trasformato. Nel mezzo, l’amore, la violenza, il carcere duro, le disillusioni, il Sudamerica e la ricerca disperata di scrollarsi di dosso la “scimmia” della dipendenza dalla droga. La narrazione adrenalinica di Cateni proietta il lettore in un saliscendi di emozioni, fino alla ricerca spasmodica della catarsi. Una vicenda mirabolante che attraversa tre anni e mezzo spesi tra Italia, Olanda, Ecuador e Colombia, in situazioni allucinanti e al limite della realtà.

“Con un linguaggio semplice e diretto – ha scritto Panorama nella sua recensione – il romanzo di Cateni La Scimmia cattura per crudezza e sorprende per onestà; è, di là da ogni ragionevole dubbio, un’opera ben costruita e destinata a far parlare di sé nel panorama, a volte invece desolante, della narrativa italiana. Una piacevolissima sorpresa”.

Matteo Cateni Livorno, classe 1980, attore e musicista, è stato condannato a 8 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti tra Europa e Sudamerica. Ha scontato la pena prima nel carcere di Ibarra, Ecuador, e poi di Rebibbia, Roma.

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