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Roma, 19 apr. (askanews) – Sulle liste Pd ancora si lavora, ma a 48 ore dalla direzione che approverà le candidature per le europee il partito continua a mantenere il più rigoroso silenzio sulla decisione più importante, la corsa della segretaria Elly Schlein. Le voci di corridoio danno ormai per certa la leader capolista nel centro e, forse, anche nelle isole, mentre i più sostengono che sarebbe ormai tramontata l’idea di una presenza in lista in tutte le circoscrizioni. Ma questo – in realtà – è il suggerimento che arriva da una buona parte del Pd, cioè la minoranza e larga parte della stessa sinistra Pd, mentre qualcuno ancora non esclude che la segretaria possa scegliere alla fine di essere in campo in tutta Italia.

Questa, del resto, era la sua intenzione fin dall’inizio: sfidare Giorgia Meloni su tutto il territorio nazionale, in modo da polarizzare il voto per le europee consacrare il Pd come primo partito dell’opposizione e indiscutibile perno della “alternativa alle destre”. Uno schema che avrebbe il conforto dei sondaggi – la presenza della leader in lista garantirebbe oltre un punto percentuale in più al Pd – ma che mal si concilia con l’esigenza di fare spazio alla “società civile” rivendicata dalla Schlein, soprattutto per le candidature femminili come quelle di Cecilia Strada e Lucia Annunziata. Senza contare che – appunto – anche le varie anime del partito temono l’effetto sulle altre candidature dell’eventuale tandem Schlein-società civile.

Certo, i parlamentari più vicini alla segretaria ripetono che la discussione non ha senso “perché ci sono le preferenze, chi prende più voti viene eletto”. E da questo punto di vista una sana competizione non potrebbe che essere positiva, è il ragionamento, visto che ognuno farebbe il massimo per cercare di ottenere il seggio. Ma le cose sono un po più complicate, perché schierando contemporaneamente la segretaria e candidati “civici” molti finirebbero per sentirsi demotivati, dal momento che la macchina del partito sarebbe inevitabilmente concentrata sul “tandem” e – considerando che in lista ci saranno anche tanti sindaci uscenti e un presidente di regione come Stefano Bonaccini – molti candidati potrebbero considerarsi sconfitti in partenza.

Lo schema più accreditato al momento è lo stesso che circola da giorni: nel nord-ovest capolista Cecilia Strada seguita da Brando Benifei, a meno che Andrea Orlando alla fine non ceda al pressing della segretaria e accetti la candidatura in Europa. Poi, dietro, tanti nomi: da Giorgio Gori a Emanuele Fiano, passando per Irene Tinagli. Nel nord-est in prima fila ci sarà appunto Bonaccini, seguito da Annalisa Corrado e poi Alessandro Zan o Iva Pedretti (Cgil). Al centro grande affollamento: dietro alla Schlein capolista ci sarebbero Nicola Zingaretti, Camilla Laureti, Marco Tarquinio e poi tanti altri come Dario Nardella, Matteo Ricci, Antonio Mazzeo. Al sud capolista Lucia Annunziata, seguita da Antonio Decaro e poi da Pina Picierno, ma va ancora chiarito se dietro saranno candidati sia Sandro Ruotolo che Raffaele Topo (gradito alla minoranza). Quindi, nelle isole il posto di capolista potrebbe andare di nuovo alla Schlein, seguita dal senatore Antonio Nicita. Un posto dovrebbero averlo anche Raffaele Lupo, Pietro Bartolo e la giornalista di Rai3 Lidia Tilotta.

Ma, appunto, sono ancora voci. Domani la segretaria Pd avrà gli ultimi colloqui, ci saranno le ultime limature e non è neanche da escludere che possano esserci sorprese rispetto alle bozze circolate in questi giorni. La leader Pd potrebbe non aver scoperto ancora tutte le sue carte, soprattutto sulla sua candidatura, e le ultime ore prima di domenica saranno decisive.

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