FIlippo Scordino ripreso dai video della Polizia
5 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Nell’ambito dell’operazione Recherche che ha sgominato una branca dell’organizzazione criminale dei Pesce di Rosarno che fa capo a Marcello Pesce (LEGGI LA NOTIZIA) la polizia ha anche individuato i ruoli che ciascun indagato ricopriva all’interno dell’organizzazione, ecco quali erano.
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• Rocco Pesce, ricopriva il ruolo di direzione e capo della cosca Pesce. In stretto contatto con il padre latitante, quale longa manus dello stesso sul territorio; costituiva uno dei componenti del primo livello della filiera comunicativa con il padre; si occupava del controllo e coordinamento delle varie attività delittuose collaborando con Filippo Scordino; teneva i rapporti con gli altri affiliati e con gli esponenti di vertice di altre cosche; curava con Filippo Scorpivo e altri sodali, per conto del padre e dell’intera cosca, il settore del trasporto merce su gomma e gestiva altre attività economiche, come l’azienda agricola “Le Tre Stagioni” ed il centro scommesse “All Gambing”, fittiziamente intestate a terzi; con Giosafatte Giuseppe Elia e Filippo Scordino gestiva il settore del traffico di stupefacenti;
• Filippo Scordino, ricopriva il ruolo di direzione e capo della cosca Pesce. In stretto contatto con Marcello Pesce, Rocco Pesce e Rocco Rachele, gestiva per conto di questi la c.d. “Agenzia di Rosarno” ovvero la propria ditta individuale e la Getral, impegnate nel campo della gestione e mediazione del trasporto merci su gomma per conto terzi in regime di sostanziale monopolio a Rosarno e zone limitrofe, con poteri di rappresentanza per conto di Marcello Pesce con altri membri della cosca e/o con appartenenti ad altri sodalizi criminali in caso di controversie sorte per ragioni di concorrenza; curava la latitanza di Marcello Pesce guidando il gruppo di soggetti costituenti la cerchia di uomini a diretto contatto con il ricercato, di cui facevano parte, oltre a lui, anche Rocco Pesce, Carmelo Garuzzo, Bruno Stilo, Michelino Mangiaruga, Roccaldo Messina, Michelangelo Raso, Santo Pensabene. Unitamente ad Elia Giosafatte Giuseppe e Rocco Pesce, gestiva il settore del traffico di stupefacenti;
• Carmelo Garruzzo, partecipe della cosca quale “uomo fidato” di Scordino e Rocco Pesce, fedelissimo di Marcello Pesce di cui gestiva la latitanza procurandogli gli incontri con i prossimi congiunti, occupandosi di organizzarne e gestirne gli spostamenti, veicolandogli le informazioni che gli consentivano di continuare a gestire la cosca, in particolare quelle da e per Scordino e Rocco Pesce, procurandogli alloggi sicuri a Rosarno. Più in generale, forniva un costante contributo per la vita dell’associazione mettendosi a completa disposizione degli interessi del sodalizio;
• Bruno Stilo, partecipe della cosca quale “uomo fidato” di Scordino e Rocco Pesce, fedelissimo di Marcello Pesce di cui contribuiva a favorire la latitanza cooperando con gli altri sodali negli spostamenti del latitante, facendo da staffetta e procurandogli alloggi sicuri a Rosarno. Eseguiva le direttive di Scordino e Rocco Pesce; cooperava alla gestione del mercato del trasporto merci su gomma, collaborava alla gestione della GeTRAL e della società S&T LOGISTIC SRL; prestava assistenza ai sodali in difficoltà come Salvatore Figliuzzi, a cui contribuiva a trovare una casa fuori dal comune di Rosarno dove essere collocato agli arresti domiciliari, e Pasquale, a cui contribuiva a trovare lavoro presso la GeTRAL. Più in generale, forniva un costante contributo per la vita dell’associazione mettendosi a completa disposizione degli interessi del sodalizio;
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• Rosario Armeli, partecipe della cosca si metteva a disposizione sé stesso e la ditta TRANS LOG a lui intestata, avente ad oggetto il trasporto di merci, per consentire agli affiliati, tra i quali Filippo Scorpino e quindi Marcello Pesce, di operare nel mercato dei trasporti merci su gomma per conto terzi, senza figurarvi ufficialmente, in modo da mettere al riparo il patrimonio della cosca da eventuali possibili provvedimenti di sequestro dell’Autorità Giudiziaria. Più in generale, forniva un costante contributo per la vita dell’associazione mettendosi a completa disposizione degli interessi del sodalizio; (Articolazione facente capo a Vincenzo Pesce “u pacciu”)
• Savino Pesce, ricopriva il ruolo di direzione e capo dell’articolazione della cosca che si riconosce nella figura del padre Vincenzo Pesce classe 1959, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere, degli obiettivi da perseguire, delle attività economiche da avviare ed attraverso le quali riciclare il denaro e le altre utilità provento delle dette azioni delittuose. Assieme al fratello Antonino classe 1992, impartiva ordini e direttive alla cosca, facendo leva proprio sullo spessore criminale del padre, riconosciuto dagli altri esponenti di vertice della cosca quali Marcello e Antonino Pesce classe 1982, con i quali trattava alla pari la ripartizione delle zone d’influenza e dei proventi del mercato del trasporto merci su gomma per conto terzi. Curava il settore del narcotraffico internazionale per conto del ramo della cosca che faceva riferimento al padre Vincenzo;
• Antonino Pesce classe 1992 con il ruolo di direzione e capo del ramo della cosca che si riconosce nella figura del padre Vincenzo Pesce classe 1959, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere, degli obiettivi da perseguire, delle attività economiche da avviare ed attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle dette azioni delittuose. Assieme al fratello Savino classe 1989, impartiva ordini e direttive alla cosca, facendo leva proprio sullo spessore criminale del padre, riconosciuto dagli altri esponenti di vertice della cosca con i quali trattava alla pari la ripartizione delle zone d’influenza e dei proventi del mercato del trasporto merci su gomma per conto terzi;
• Michelangelo Raso, quale partecipe della cosca uomo di fiducia dei fratelli Savino classe 1989 e Antonino classe 1992 – figli di Vincenzo Pesce classe 1959 “U pacciu”- nel settore del trasporto merci su gomma, gestiva per loro conto un camion e ne consegnava i proventi direttamente a loro od alla loro madre, consentendo così che operassero nel mercato dei trasporti merci su gomma per conto terzi senza figurarvi ufficialmente in modo da mettere al riparo il patrimonio della cosca da eventuali possibili provvedimenti ablativi dell’Autorità Giudiziaria. Inoltre collaborava alla gestione della latitanza di Marcello Pesce partecipando ai suoi spostamenti da e verso Rosarno.
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