Annunziato Le Rose
2 minuti per la letturaDuplice omicidio pe un furto di frangizolle nel crotonese; ergastolo confermato per il 67enne Annunziato La Rose che uccise padre e figlio
SAN NICOLA DELL’ALTO – Ergastolo confermato. La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Salvatore Maffia nei confronti di Annunziato Le Rose, il 67enne imputato del duplice omicidio di Saverio e Francesco Raffa, padre e figlio, assassinati il 22 dicembre 2018 (LEGGI). Le Rose fu “inchiodato” dall’esame stub in seguito al quale furono trovate tracce di polvere da sparo su una camicia che odorava di detersivo, perché appena lavata, quando, a poche ore dal massacro, i militari bussarono a casa dell’indagato, poi divenuto imputato.
Particelle furono rilevate dagli specialisti del Ris di Messina anche sulla mano destra e nell’auto Fiat “Panda” del presunto omicida, entrato in azione, a quanto pare, per l’astio che provava in seguito al furto, risalente ad anni addietro, del frangizolle avendo incolpato le vittime predestinate del mancato aiuto nel recupero del mezzo. Ecco perché era contestata anche l’aggravante dei futili motivi.
Con l’ausilio delle immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza, i carabinieri ricostruirono il percorso descritto dall’imputato e esclusero che l’avesse fatto perché impervio. Per questo si misero sin da subito sulle tracce del principale indiziato, accusato di aver sparato, con un fucile caricato a pallettoni (mai rinvenuto), cinque colpi, tutti andati a segno, contro le vittime che rientravano a casa dopo aver tagliato della legna, a bordo di una jeep Suzuki, risalendo la strada che dalla loro azienda porta a un cancello.
Appostato in quel luogo raggiungibile soltanto a piedi, dopo aver occultato la sua auto nella fitta vegetazione, Lerose si sarebbe avvicinato agli obiettivi predestinati e Francesco Raffa, alla guida, avrebbe abbassato il finestrino.
Lerose avrebbe sparato tre colpi che raggiunsero il primo obiettivo al collo e al torace; a quel punto Saverio, già ferito alle gambe, sarebbe sceso dal mezzo per tentare la fuga ma sarebbe stato fulminato con un altro proiettile al torace.
Ma decisive si sono rivelate anche alcune testimonianze. «Nunziato, mi stai ammazzando».
Nella sperduta località Furci, luogo di caccia al cinghiale, d’inverno è usuale udire colpi di doppietta e latrati di animali feriti. Ma non urla strazianti di uomini, prima e subito dopo gli spari. E’ quello che accadde nel pomeriggio del 22 dicembre 2019. Prima di esalare l’ultimo respiro, Saverio Raffa, mentre tentava di sfuggire alla furia di colui che già aveva ucciso suo padre, gridò il nome del carnefice. Quel “Nunziato”, udito da un cacciatore che subito allertò il “112”, secondo i carabinieri del Reparto operativo di Crotone, e i loro colleghi della Compagnia di Cirò Marina e della Stazione di San Nicola dell’Alto, era appunto Le Rose.
Alla richiesta del pg si era associato l’avvocato di parte civile, Aldo Casalinuovo.
Respinta, dunque, la tesi difensiva degli avvocati Salvatore Iannotta e Mario Nigro, secondo i quali si trattava di un processo meramente indiziario.
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