I Bronzi di Riace
3 minuti per la letturaUNA risposta sobria, per niente politica, ma limitata ai fatti: il direttore del Marc, il Museo di Reggio Calabria, Fabrizio Sudano, l’ha postata sulla sua pagina Facebook e riguarda l’uso dei Bronzi di Riace nel manifesto de “Il mondo al contrario” attraverso il quale si pubblicizza la presentazione del libro del generale Roberto Vannacci in Calabria. Vannacci, come è noto, sarà probabilmente candidato alle elezioni Europee per la Lega Nord nella circoscrizione meridionale. La candidatura ha suscitato malcontento tra i leghisti ma, per ora, sembra reggere.
Ed ecco la risposta del direttore del Museo di Reggio: «Si comunica che, in relazione alla campagna di promozione social della presentazione del libro “Il Mondo al Contrario”, diffusa dall’ Associazione Culturale “Cantiere Laboratorio” congiuntamente al Comitato Culturale “Il Mondo al Contrario” – Coordinamento Calabria e Sud Italia, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria non ha ricevuto alcuna richiesta d’uso – né tantomeno autorizzato la riproduzione – dell’immagine dei Bronzi di Riace».
Vi si affermano due verità quasi lapalissiane: non c’è stata nessuna richiesta di utilizzo dell’immagine dei Bronzi di Riace e il Marc non ha dato alcuna autorizzazione. Questo a prescindere dal fatto che Vannacci (non è lui a curare la sua comunicazione politico-letteraria) sapesse o meno dell’utilizzo sulla locandina dei volti bronzei ed eterni di Eteocle e Polinice (sempre che siano loro) in questo caso, probabilmente, chiamati a rappresentare la prorompente mascolinità che fa parte del pensiero del generale.
Ma, ripetiamo, la questione non è Vannacci. Perché la questione vera è se i Bronzi come la Gioconda o la Venere di Botticelli o l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, possono essere utilizzati per qualunque tipo di pubblicità culturale, politica o commerciale. La risposta, ovviamente, è che queste iconiche effigi dei giorni nostri (e che, in questo caso, vengono da un passato molto lontano) non possono essere utilizzate senza che chi ne detiene la proprietà (lo Stato Italiano attraverso il Museo di Reggio Calabria) venga avvisato e dia il suo consenso a norma di legge e secondo le procedure previste.
Nel caso dei Bronzi di Riace, però, ritrovati 52 anni fa nel mare di Riace (250 metri dalla riva, 8 metri di profondità) dal sub romano Stefano Mariottini, va detto che, nel tempo, l’immaginario collettivo s’è impadronito della loro incredibile bellezza per utilizzarla in tantissime e diverse modalità: quelle che Giuseppe Smorto enumera in questo articolo. È giusto è sbagliato? Non sta a noi giudicare e non è nemmeno tanto il problema della politica che ci prova.
La questione forse più vera è che si dovrebbe cercare di spiegare, a partire dalle scuole, quello che queste statue meravigliose possono davvero rappresentare per un mondo molto diverso da quello al quale erano destinate: ossia un monito di pace, fratellanza, integrazione. Allora, forse, il Museo non avrà neppure bisogno di rispondere a richieste dalla politica o dal commercio.
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