Il tribunale di Torino
2 minuti per la letturaHA detto di essersi “dissociato” dalla ‘ndrangheta il presunto boss Saverio Dominello, imputato a Torino nel processo “Alto Piemonte”. L’occasione è stata, oggi, la ripresa dell’udienza preliminare, durante la quale Dominello ha chiesto di rendere dichiarazione spontanee.
Saverio, 62 anni, di Rosarno, è il padre di Rocco Dominello, l’uomo che secondo l’accusa entrò in contatto con dirigenti della Juventus, come tifoso bianconero, tentando di fare affari con il bagarinaggio.
Nell’inchiesta sulla Juventus la Procura Federale ha deferito il presidente Andrea Agnelli e altri componenti della società (LEGGI I PARTICOLARI).
Saverio Dominello ha spiegato: “Mi dispiace che per colpa del mio nome gli Agnelli vengano tirati in questo show mediatico perché io rispetto a loro sono spazzatura e gli Agnelli non sarebbero mai venuti a contatto con la spazzatura. La ‘ndrangheta mi fa schifo. Essere ‘ndranghetista è un marchio infamante, che non voglio più avere. L’ho fatto per i miei figli – ha spiegato – Loro non sapevano nulla, ma per colpa mia stanno patendo». Dominello si è “dissociato”, ma non si è pentito. «Non ho fatto nomi e non intendo farne», ha detto. Dominello spiega di non essere preoccupato per se stesso, ma per la sua famiglia. «Fuori rimangono solo le donne – ha aggiunto – E se sono persone d’onore, le donne non si toccano».
LEGGI IL FASCICOLO DINAMICO SULL’INCHIESTA ‘NDRANGHETA E JUVENTUS
La Juventus, comunque, non è una parte in causa in questo processo di ‘ndrangheta. Per questo motivo è stata respinta la richiesta di un piccolo azionista, Marco Bava, di costituirsi parte civile.
Uno dei filoni dell’inchiesta “Alto Piemonte” riguarda i rapporti fra la tifoseria e i boss: uno dei 23 imputati, Rocco Dominello, sarebbe riuscito a entrare in contatto con i dirigenti bianconeri, grazie all’interessamenti di un ex capo ultras, per accaparrarsi il business del bagarinaggio. Nessun tesserato della Juventus figura però tra gli indagati.
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