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Guerra fredda a rischio esplosione, civiltà cristiana, musulmana e sinica stanno pericolosamente confrontandosi e le società occidentali sono sempre più spaccate (tra pro e contro Israele). Inascoltati anche i richiami del Papa
Viviamo tempi interessanti. Anche troppo. Negli ultimi due anni, abbiamo assistito ad una escalation di tensioni a livello internazionale che non ha eguali nella storia moderna. Ci eravamo quasi abituati alla rivalità tra Usa e Cina, che, pur caratterizzandosi per toni sempre più accesi – proseguiva a suon di stoccate dall’una o dall’altra parte (è di ieri il bando di Pechino ai computer che hanno dentro micro-processori Intel e AMD). Tutto questo, di fatto, riproduce uno schema a cui siamo abituati, da guerra fredda: due super potenze, che si confrontano anche muscolarmente per la leadership mondiale, ma che sono in grado di mantenere attivi canali di comunicazione in grado di evitare il peggio.
Oggi, però, non possiamo essere così tranquilli; siamo immersi in un clima di grande incertezza, frutto di un vero e proprio scontro di civiltà e di sistemi di valori. Non è solo una questione tra democrazie e autocrazie, tra occidente e il cosiddetto sud del mondo. La frattura che si va innescando è scomposta, ricorrendo ad una metafora ortopedica, e vede aggiungersi una forza, che pensavamo sopita ma che in realtà covava sotto la cenere: quella musulmana.
GUERRA FREDDA A RISCHIO ESPLOSIONE, LE MOLTEPLICI MICCE ESISTENTI
Molteplici sono le micce che stanno determinando questa rinnovata e drammatica centralità di (parte dei) fedeli di Maometto. La Federazione Russa ha contribuito non poco negli ultimi anni: il sostegno fornito alla Siria, gli accordi (più o meno dichiarabili) con l’Iran e con i talebani dell’Afganistan, le politiche quasi coloniali portate avanti in Africa (ricorrendo molto spesso a mercenari) hanno creato una spaccatura nel mondo musulmano e una volontà di rivalsa nei confronti dello zar di San Pietroburgo.
Se a questo aggiungiamo che la tragica decisione di Putin di tentare l’invasione dell’Ucraina ecco che ne consegue un inevitabile indebolimento della sicurezza interna. Attenzioni e uomini sono necessariamente destinati alla cosiddetta operazione speciale. E questo rende più chiaro l’attacco portato avanti dall’ISIS-K nel centro commerciale dei sobborghi di Mosca. Un primo segnale con il preciso obiettivo di destabilizzare i cristiani di Russia a cui potrebbero drammaticamente seguire, per spirito di emulazione, attentati simili nella nostra Europa. Come è già successo e, come sappiamo, determina un rilevante innalzamento del livello di tensione politica.
LA CRISI TRA HAMAS E ISRAELE
Hamas, con cui il Premier Netanyahu pensava di essere arrivato a patti, è il secondo braciere sul fuoco della geopolitica. Il 7 ottobre, con l’operazione drammatica che è ancora sotto i nostri occhi, la potente organizzazione ha inteso avviare uno scontro, quasi senza ritorno, contro gli ebrei di Israele, visti come usurpatori di una terra su cui non possono vantare diritti. L’assalto dei terroristi di Hamas e la conseguente reazione israeliana su Gaza si sono immediatamente trasformati in un affaire mondiale con implicazioni molto ampie. Le società occidentali sono sempre più spaccate (tra pro e contro Israele). La sfida di Gaza è ormai il tema per eccellenza della campagna elettorale americana: non a caso la risoluzione ONU per il cessate il fuoco ha registrato due giorni fa l’inattesa astensione americana.
Più in generale, è aumentata in misura significativa la voglia di riscatto del mondo arabo nei confronti di quello occidentale. Il sostanziale blocco navale messo in atto dagli Houthi nel Mar Rosso – impedendo il transito delle navi nel Canale di Suez – altro non è che un riflesso condizionato, l’espressione di una volontà di rivalsa nei confronti del mondo occidentale, che sostiene Israele. Nel complesso ne ricaviamo un quadro in cui tre culture, tre architetture valoriali sono ormai in una fase di (avanzata) contrapposizione: civiltà cristiana, musulmana e sinica stanno infatti pericolosamente confrontandosi. Più in generale, il clima politico si sta surriscaldando in tutti gli angoli della terra.
GUERRA FREDDA A RISCHIO ESPLOSIONE ALLA VIGILIA DI IMPORTANTI SCADENZE ELETTORALI
Se a questo aggiungiamo che nei prossimi mesi le tre più grandi aree democratiche del pianeta vanno ad elezioni, mi riferisco a India, Europa e Stati Uniti, ci si rende conto di quanto il 2024 sia un anno davvero critico per le sorti del mondo. E anche i richiami del Pontefice non sembrano sortire alcun effetto. Per certi versi appaiono come ulteriore benzina sul fuoco.
Mai come quest’anno è dunque importante auspicare che quella che si definiva in passato l’area più avanzata del Pianeta, relativa alle due sponde dell’Atlantico, ritrovi nel momento elettorale consapevolezza della centralità del suo ruolo (di orientamento del mondo). Come visto infatti, c’è una pistola pronta a sparare. Ora e non a Sarajevo.
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