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Il contesto geopolitico impone l’arma nucleare dell’esercito europeo, di uno stato maggiore europeo. Non adagio adagio standardizzazione e operazioni di comandi diversi, ma subito un comando unico europeo per tutte le operazioni. Si passa così dal moltiplicatore dello spreco a quello dell’efficienza. Se non metti insieme la politica, è inutile che metti insieme i denari. Non puoi continuare a dormire mentre un Putin follemente determinato dice ai suoi di non parlare più di operazione speciale in Ucraina, ma di guerra e la situazione si surriscalda ai massimi come dimostra l’oscuro attentato terroristico di ieri a Mosca.

Il messaggio che si lascia trapelare è quello di prepararsi bene alle crisi non alla guerra. Si sostiene che al Consiglio europeo si è dibattuto e si è deciso nel solco delle precedenti riunioni ai massimi livelli del Vecchio Continente. Per cui si procede nel sentiero già tracciato del massimo coordinamento e dell’accelerazione della spesa per la difesa.

Qui, però, è arrivato il momento di prendere coscienza che la Russia sta facendo minacce concrete, che è stato Putin a portare la guerra nel cuore dell’Europa, e che tutto ciò non può essere affrontato come un cataclisma, ma con strumenti militari comuni che scoraggino l’aggressore. Anche perché la Russia e perfino la Cina si mettono di traverso ogni volta che si prova a cercare la strada della pace in Medio Oriente a dimostrazione che i due conflitti sono sempre più globali e pericolosamente intrecciati tra di loro.

Vogliamo essere molto chiari su quest’ultimo consiglio europeo: è vero che sul capitolo migranti con la revisione del bilancio che va nella direzione del Piano Mattei si sono fatti passi in avanti; è vero che gli aiuti di stato all’agricoltura sono stati prorogati fino alla fine dell’anno e che si va nella direzione di un peso maggiore della questione agricola nello stesso bilancio europeo; è vero, però, altresì che questa Europa non può assolutamente proseguire sul finanziamento farisaico dei ventisette eserciti separati.

La polpa della più urgente e cruciale delle questioni strategiche della nuova Europa riguarda il progetto non più eludibile di una difesa comune europea. Se non si decide di fare questa scelta facendo debito comune l’Europa muore e le sue classi dirigenti politiche europee verranno condannate per miopia dalla storia. Questo punto della difesa è cruciale. Perché proseguire con la solfa del coordinamento e dei maggiori investimenti nazionali significa solo aumentare il tasso di inefficienza totale dell’Europa militare e buttare soldi a discapito di capitoli sociali di spesa che pongono problemi seri di tenuta civile all’interno di molti Paesi.

La difesa comune cambia l’Europa, lo abbiamo detto e lo ripetiamo, il contesto geopolitico mondiale impone l’arma nucleare dell’esercito europeo, di uno stato maggiore europeo. Non si può procedere adagio adagio sulla standardizzazione delle fabbricazioni. Non si può procedere adagio adagio con la moltiplicazione delle operazioni di comandi diversi, ma serve viceversa con il massimo di urgenza un comando unico europeo per tutte le operazioni.

Perché le prime scelte, che si muovono tutte in ambiti nazionali, sono un moltiplicatore dello spreco, mentre sul versante opposto l’unica scelta possibile che è quella della difesa comune europea, finanziata con il bilancio europeo, costituisce un formidabile moltiplicatore dell’efficienza. Puoi armonizzare finché vuoi le produzioni, ma se non hai un esercito comune europeo non esisti. Non puoi proseguire con la Francia che ha il nucleare e la Germania no. Non puoi proseguire con il diritto di veto. Se non metti insieme la politica, è inutile che metti insieme i denari. Non puoi continuare a dormire mentre un Putin che appare sempre più arrogante e follemente determinato, dopo l’ennesimo plebiscito dell’ennesima elezione farsa, dice ai suoi di non parlare più di operazione speciale in Ucraina, ma di guerra. Europa, svegliati! La situazione si sta surriscaldando ai massimi, come lascia intravedere anche l’oscuro attentato terroristico di ieri a Mosca. Per questo ripetiamo: Europa svegliati!


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