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Bucarest, 6 mar. (askanews) – Il congresso del Ppe ha approvato per alzata di mano, stasera a Bucarest, il nuovo Manifesto del Partito per le elezioni europee, con la visione dell’Europa e delle priorità da seguire per i prossimi cinque anni. Non c’è stato alcun voto contrario, e dunque l’approvazione, ha proclamato il presidente del Ppe, Manfred Weber, è stata unanime.

Il Manifesto del Ppe contiene una forte svolta a favore dell’Europa della Sicurezza e della Difesa, chiedendo di creare un vero e proprio “Mercato unico della Difesa”, di sostituire l’Alto Rappresentante per la Politica estera Ue con un “ministro degli Esteri europeo” e di istituire un “Consiglio europeo della Sicurezza”, che oltre ai leader dei Ventisette includa anche quelli del Regno Unito, dell’Islanda e della Norvegia.

Sulla politica d’immigrazione e asilo, il Ppe prospetta la possibilità di trattenere o trasferire i richiedenti asilo in paesi terzi “sicuri”, invece di ammetterli sul territorio degli Stati membri, affermando il principio secondo cui chi ha diritto alla protezione internazionale non ha però il diritto di scegliere il paese in cui andare, e insistendo sul fatto che devono essere respinti alle frontiere e rimpatriati i migranti irregolari.

Una larga parte del documento è dedicata al Green Deal europeo, di cui il Ppe rivendica l’importanza, ma chiedendo di rivederne alcuni aspetti (soprattutto in relazione agli interessi degli agricoltori e alla necessità di ridurre gli oneri burocratici). Inoltre, il manifesto chiede di rendere il Green Deal compatibile con il mantenimento della competitività dell’economia europea, e soprattutto di sostenere anche finanziariamente l’Industria nella sua attuazione.

Infine, il manifesto chiede l’ammissione nello spazio di Schengen della Bulgaria e della Romania, che stanno ancora attendendo il sì unanime degli altri Stati membri, pur rispettando le condizioni stabilite per entrarvi. I delegati del Ppe austriaco, che non erano d’accordo su questo punto, sono usciti dalla sala del Congresso per evitare di votarlo.

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