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La teoria della cospirazione, la sindrome del complotto un fenomeno dal 2011 sotto osservazione degli specialisti della comunicazione e dei sociologi di tutto il mondo


Una delle risultanti più evidenti della crescita dell’importanza della rete è stata certamente, nel corso degli anni, quella della crescita di comunità che si identificano negli innumerevoli forum pubblici e privati. Note nel gergo come “community”, spesso vedono discussi contenuti anche emotivamente provocatori, e non soltanto con l’intento di incrementare il numero delle visualizzazioni (fenomeno, questo, indicato con il termine di clickbait): l’obiettivo, infatti, molto spesso è molto più ambizioso, e spesso viene poi piegato all’ottenimento di risultati che bene si sposano con una società basata soprattutto sul profitto.

Questo tipo di comunicazione, fra l’altro, ha certamente contribuito alla nascita di un fenomeno che, a partire dal 2011, è stato messo sotto osservazione da specialisti della comunicazione e sociologi. Sono stati in particolare David Voas e Charlotte Ward a identificare lo strano legame che si era venuto a creare fra il mondo della spiritualità – tipico della New Age – e quello delle teorie del complotto. Il titolo scelto dai due sociologi per descrivere questa simbiosi nel loro articolo sul Journal of Contemporary Religion è stato “The emergence of conspirituality”, che in italiano è stato tradotto con co-spiritualità.

Un fenomeno nuovo e complesso, che gli autori presentano come la risultante di un incrocio apparentemente improbabile: il New Age dominato dalle donne (con la sua attenzione positiva al sé) e il regno della teoria della cospirazione dominato dagli uomini (con la sua attenzione negativa sulla politica globale).
Detto che il fenomeno, almeno negli Stati Uniti (ma non solo) è così diffuso da aver ispirato anche un podcast che si chiama proprio “Conspirituality”, non possiamo non rilevare che il movimento si è molto rafforzato anche in seguito alla recente pandemia, trovando così risposte a molti dei quesiti irrisolti di un travagliato periodo. Resta la singolarità di una unione che mette assieme la basi del New Age, su cui si fonda una visione ottimistica del mondo, assieme alla visione pessimistica dei cospirazionisti.

L’anello di congiunzione?
Probabilmente si tratta di una catena, anche se forse il più importante può essere quello di addossare comunque la colpa all’Altro. Perché in fondo, se è vero che la cospirazione di per sé consegna alle persone una ragione per avere paura, tratteggia al contempo anche la via d’uscita dalla stessa. L’approccio che utilizza una visione che predica “tutto è connesso, niente è come sembra, nulla accade per caso”, infatti, fornisce una motivazione sia pur vaga a un problema (molto spesso) inesistente.

Insomma, la congiunzione fra “conspiracy” (congiura) e “spirituality” (spiritualità), raggruppa oggi, soprattutto nei paesi anglofoni del mondo, un insieme estremamente variegato di posizioni diverse: solo così si può spiegare l’imbattersi in persone che credono, per esempio, a teorie del complotto riguardanti il controllo globale da parte di un’élite segreta, mentre allo stesso tempo abbracciano pratiche come la meditazione, la guarigione energetica o la lettura delle carte dei tarocchi, fino a vere e proprie espressioni di tipo religioso. Nel famoso assalto al Senato degli Stati Uniti, non a caso infatti il sedicente sciamano, una volta all’interno, dopo essersi avvicinato al leggio dell’oratore, ha poi recitato e fatto recitare  una preghiera evangelica anche agli altri sostenitori di Trump.

Un “tuttifrutti”, per dirla nello slang statunitense, che accomuna sacro e profano, paure e certezze entrambe spesso basate praticamente sul nulla, opinioni e sensazioni che servono solo a sentirsi parte di un gruppo, di un progetto, di una comunità. È probabilmente questa la ragione per la quale molte persone coinvolte nella conspirituality possono sentirsi alienate o frustrate dal sistema mainstream e cercare spiegazioni alternative per le questioni sociali ed economiche. Queste spiegazioni, appunto, spesso si basano su teorie del complotto, che offrono una narrativa semplificata per interpretare eventi complessi. E non bisogna neanche dimenticare il rischio di danno alla salute pubblica: la conspirituality può essere infatti anche dannosa, specialmente quando le teorie del complotto minano la fiducia nella scienza e nella medicina convenzionale. Questo può portare a conseguenze negative per la salute pubblica, come la diffidenza verso i vaccini o la promozione di terapie non comprovate.

E ovviamente c’è l’aspetto che riguarda la commercializzazione: la conspirituality può essere sfruttata per scopi commerciali. Molte persone offrono corsi, libri o servizi legati a teorie del complotto e pratiche spirituali, capitalizzando sull’interesse di coloro che sono coinvolti in questo fenomeno. Si tratta, insomma, di un universo variegato di possibili credenze che si tramutano in comportamenti e azioni non sempre accettabili. Nella galassia variegata, spicca fra gli altri QAnon, un’ampia teoria del complotto che afferma che un’élite pedo-criminale governa il mondo, e che un anonimo “Q” fornisce informazioni segrete e criptiche su una presunta lotta per rovesciare questa élite. Molti seguaci di QAnon hanno abbracciato credenze spirituali o New Age, vedendo la teoria come una sorta di “risveglio” spirituale. Ma dopo la pandemia, alcuni gruppi che promuovono teorie anti-vaccino sono associati a credenze alternative in materia di salute e spiritualità.

Questi gruppi spesso sostengono teorie del complotto sulle vaccinazioni e promuovono rimedi “naturali” o alternativi. Anche alcuni ambienti New Age, come detto, includono elementi di conspirituality, in cui le credenze spirituali vengono mescolate con teorie del complotto sulla consapevolezza, l’illuminazione o l’energia. Questi gruppi possono avere varie influenze, tra cui l’astrologia, la meditazione e la guarigione energetica. Per non dire dei numerosissimi gruppi e comunità online che si concentrano esclusivamente sulle teorie del complotto. Questi gruppi possono essere di varie dimensioni e trattare una vasta gamma di argomenti, tra cui complotti governativi, complotti globali e complotti legati alla tecnologia.

Fra l’altro, non va sottaciuto che alcune figure pubbliche e influenti hanno abbracciato la conspirituality e ne hanno fatto parte della loro immagine pubblica. Queste persone possono avere una notevole influenza nella diffusione di queste credenze.
Un tema di così vaste proporzioni – è presente in maniera significativa negli Usa ma anche in Gran Bretagna, Canada, Australia e in parte dell’Europa – è diventato ovviamente di grande interesse per sociologi e studiosi dei comportamenti sociali, che ne esplorano aspetti diversi. Ad esempio, motivazioni e dinamiche: gli studiosi cercano di capire perché le persone abbracciano la conspirituality, quali esigenze o insoddisfazioni essa può soddisfare e come le teorie del complotto si intrecciano con le credenze spirituali. Così come gli studi cercano di far luce anche su come la conspirituality si diffonda attraverso i social media e le piattaforme online e come la formazione di comunità virtuali influenzi il fenomeno.

Gli studiosi esaminano peraltro anche le implicazioni delle teorie del complotto e della conspirituality sulle credenze individuali, la partecipazione politica, la fiducia nelle istituzioni e la salute pubblica, così come vengono analizzate le dinamiche all’interno dei gruppi e delle comunità, nonché le strategie di reclutamento e di propaganda. Infine, il contesto culturale: gli studiosi esaminano come il contesto culturale di un paese o di una regione possa influenzare la diffusione e la forma della conspirituality. Questo perché non si tratta esclusivamente di un fenomeno occidentale, ma ha radici e manifestazioni in molte parti del mondo.

Sebbene sia stato inizialmente osservato principalmente nei paesi occidentali, è importante notare che le teorie del complotto e le credenze spirituali alternative possono essere trovate in tutto il mondo, e la loro intersezione è un fenomeno globale. In molte culture e società, esistono credenze e pratiche spirituali e alternative che possono offrire una base per l’evoluzione della conspirituality. Le teorie del complotto spesso affrontano temi globali e possono influenzare le credenze di individui e gruppi in tutto il mondo attraverso i mezzi di comunicazione e Internet: tuttavia, le dinamiche e le specifiche manifestazioni del fenomeno possono variare da una cultura all’altra.

E se i primi studi, fra il 2011 e il 2012, sono stati rivolti soprattutto alla comprensione e alla disamina teorica del fenomeno – ricordiamo fra gli altri i già citati Charlotte Ward e David Voas, Jovan Byford ma anche David Robertson, sociologo delle religioni che ne ha analizzato i legami con la spiritualità – gli studi successivi hanno invece provato ad analizzare le conseguenze della nascita di un fenomeno così complesso e così radicato. È il caso, per esempio, di Imran Awan, che nel suo lavoro esamina come le teorie del complotto abbiano influenzato il radicamento estremista e jihadista, o di Uscinski e Parent, che hanno analizzato le teorie del complotto negli Stati Uniti, inclusi i loro legami con la politica e la cultura; per finire con Michael Butter, che invece fornisce una prospettiva storica sulle teorie del complotto e analizza come si sono evolute nel tempo.

Quello che appare chiaro, in ogni caso, è che scegliere di essere co-spiritualista appare sempre più una scorciatoia, ancor prima di essere un fulcro attorno al quale trovare simili e fare comunità autoconvincendosi che le proprie idee non sono isole sperdute ma piuttosto vasti arcipelaghi nei quali ritrovarsi con moltissimi altri. Una scorciatoia sulla quale, probabilmente, gioca un ruolo importante anche il rapporto con il tempo, così radicalmente cambiato nella cosiddetta società della prestazione. La velocità della rete è diventata l’unità di misura delle cose: non c’è più il tempo di riflettere per comprendere le cose, l’importante è (far finta di) avere una soluzione soddisfacente. Il paradosso è proprio questo: quello di non voler comprendere che le cose complesse hanno spiegazioni non lineari, attorno alle quali la risposta più semplici e immediata è proprio quella di individuare una spiegazione altra, una spiegazione semplice che metta al riparo da possibili coinvolgimenti e sensi di colpa dei singoli.

In questo modo si ottiene un risultato altamente soddisfacente, ancorché del tutto improbabile. Si bypassa la difficoltà di analizzare per comprendere l’essenza delle cose, si ottiene una de-responsabilizzazione che può essere vissuta come salvifica in molti casi e, infine, si resta – solo apparentemente – individualisti controcorrente nei confronti dell’idea di scienza e conoscenza. Individualisti ma alla perenne ricerca di conferme, che arrivano spesso proprio dai gruppi di nostri simili, che ci rassicurano e non ci fanno sentire soli. Individualisti ma in branco. Perché, in fondo, siamo e restiamo animali sociali.


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