Marcello Minenna
3 minuti per la letturaL’accusa: alle Dogane avrebbe favorito l’imprenditore in cambio di un lettino gratis, l’assessore regionale Marcello Minenna indagato per corruzione
L’ECO dell’inchiesta sulle mascherine – che gli era costata gli arresti domiciliari, poi revocati, e la sospensione dalla carica di assessore regionale, anche questa poi rientrata – non si era spenta da troppo tempo, che ecco spuntare nuovi guai giudiziari per Marcello Minenna.
L’ex direttore dell’Agenzia delle dogane, ora nella Giunta Occhiuto con delega al Bilancio, risulta indagato a Roma con l’accusa di corruzione. Minenna coinvolto nell’ambito di un’inchiesta che riguarda l’imprenditore Fabio Balini, proprietario dello stabilimento Shilling di Ostia. La notizia è stata anticipata da Repubblica.
L’ipotesi dei pm romani è che Minenna abbia usufruito di sdraio e ombrelloni, in quello che è considerato lo stabilimento balneare dei vip a Ostia, gratuitamente nell’estate del 2021. In cambio avrebbe chiuso un occhio, da direttore dell’Agenzia delle Dogane, su una pratica che riguardava lo stesso lido.
In particolare, tra dicembre 2022 e gennaio 2023 Minenna avrebbe omesso di far esprimere alle Dogane il parere su abusi edilizi dello Shilling. Il silenzio dell’Agenzia sarebbe stato interpretato come parere favorevole. Ciò avrebbe potuto influenzare il rilascio, da parte del municipio, dell’autorizzazione per sanare le irregolarità della struttura.
Va detto, comunque, che la pratica di Balini è stata comunque rigettata alla fine e la conferenza dei servizi si è chiusa con esito negativo.
MARCELLO MINENNA INDAGATO, FIDUCIOSI I LEGALI
Gli avvocati dei due indagati sono convinti che la vicenda si risolverà rapidamente con un’archiviazione. L’assessore Minenna ha già chiesto di essere sentito dai pm di Roma: il faccia a faccia è fissato a metà marzo. Lì, riferiscono i legali, porterà le fatture dei pagamenti liquidati all’imprenditore per i servizi usufruiti quell’estate.
I legali, inoltre, affermano che la pratica venne seguita in autonomia dagli uffici dell’Agenzia, senza alcun coinvolgimento di Minenna.
IL PRECEDENTE DELL’INCHIESTA DELLE MASCHERINE
L’altro procedimento in cui Marcello Minenna è stato coinvolto, sempre con l’accusa di corruzione, risale alla scorsa estate. L’inchiesta è condotta dalla Procura di Forlì e riguarda sempre la stagione in cui Minenna era alla guida dell’Agenzia delle Dogane.
Secondo la Procura di Forlì Minenna avrebbe stretto un “pactum sceleris”, o presunto tale, con l’imprenditore romagnolo ed ex parlamentare leghista Gianluca Pini relativo all’importazione di mascherine dalla Cina in piena emergenza Covid (è il marzo 2020).
Pini avrebbe indotto Minenna a «mettere a servizio l’esercizio della sua funzione pubblica sia intervenendo egli stesso con gli uffici territoriali per risolvere le problematiche (di Pini, ndr) sia dando ordine ai suoi più stretti collaboratori, dirigenti nazionali dell’Agenzia delle Dogane, di mettersi a disposizione di Pini per risolvere i problemi che l’imprenditore aveva in fase di sdoganamento delle merci». In cambio Pini – che lo scorso ottobre ha chiesto un patteggiamento – avrebbe promesso a Minenna di accreditarlo negli ambienti leghisti per garantirgli la conferma alla guida delle Dogane con il cambio del Governo.
L’assessore, nell’ambito di questa inchiesta, era stato posto ai domiciliari lo scorso giugno. Il tribunale del Riesame di Bologna ha annullato poi la misura, accogliendo l’istanza dei suoi legali.
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