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Bruxelles, 19 feb. (askanews) – Yulia Navalnaya, “ci ha raccontato quello che succede; è il messaggio di una donna che vuole continuare a battersi per difendere la libertà del suo paese. Ha ribadito che la Russia non è Putin e Putin non è la Russia. L’abbiamo trovata determinata”. E l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, “a nome di tutti quanti noi ha detto che continueremo a sostenere il diritto di parlare in Russia, e il diritto di poter combattere battaglie politiche, e chiederemo la liberazione di tutti i prigionieri politici”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendo ai giornalisti oggi a Bruxelles sull’incontro che ha avuto con il Consiglio Affari esteri dell’Ue la vedova di Aleksey Navalny, il dissidente russo morto misteriosamente in carcere in Siberia.
“Daremo il nome di Navalny alle sanzioni inflitte alla Russia, sarà il titolo delle sanzioni”, e “probabilmente ce ne saranno anche altre”, oltre alle sanzioni che già ci sono, ha proseguito Tajani.
“Oggi – ha aggiunto il ministro – ho anche dato mandato al nostro ambasciatore” a Mosca “di depositare un mazzo di fiori nel luogo in cui si ricorda Navalny” nella capitale russa.
A una giornalista che chiedeva se l’Unione europea sosterrà la lotta di Yulia Navalnaya, Tajani ha risposto: “Assolutamente sì, abbiamo ribadito che noi sosteniamo la libertà e la democrazia in Russia, la libertà di parola, e chiediamo la liberazione di tutti i prigionieri politici che ci sono in quel paese. Fermo restando – ha precisato – che il problema non è la Russia in quanto tale, il problema è il Cremlino, è il sistema politico. Non è che noi siamo contro la Russia. C’è una distinzione netta tra il Cremlino e la Russia”.
Più tardi nel pomeriggio, Tajani ha incontrato di nuovo la stampa, dopo un incontro bilaterale con Navalnaya. “Ho incontrato Yulia Navalnaya – ha riferito ai giornalisti – e le ho ribadito la vicinanza dell’Italia, del G7, la condanna per ciò che è accaduto a suo marito, vittima di una persecuzione ingiusta, detenuto in un gulag che ricorda quelli dell’Urss, in un regime carcerario che era simile a quello che c’era durante il regime sovietico”.
“Le ho ribadito – ha continuato Tajani – la richiesta che stiamo facendo per la liberazione di tutti i prigionieri politici, che ci sono sanzioni economico-finanziarie contro personaggi legati al regime del Cremlino. E le ho anche ricordato che l’Italia, attraverso l’azione della Guardia di Finanza, è il paese europeo che ha fatto più confische di beni ai magnati russi”.
“L’Italia – ha rilevato Tajani – è fortemente impegnata, non contro la Russia, ma a difesa della libertà e della democrazia”. Navalnaya “ha ricordato che queste persone legate al regime usano lo Stato di diritto anche per fare i loro affari, è qualche cosa che la preoccupa. Io le ho augurato pieno sostegno per le sue battaglie in nome della democrazia, e le ho ribadito che noi non siamo in guerra con la Russia. Siamo amici del popolo russo, ma non condividiamo e condanniamo fermamente i metodi usati per mettere in silenzio le opposizioni”.
“Ho anche avuto informazioni interessanti – ha riferito ancora il ministro – su quello che è il malcontento che serpeggia non soltanto nelle grandi città russe, ma anche nelle città più lontane da Mosca e San Pietroburgo”. A Navalnaya “ho ribadito pieno sostegno per tutte le battaglie in difesa della democrazia e della libertà di espressione in tutte le parti del mondo”.
“Da tanti anni – ha detto ancora Tajani – al Parlamento europeo sosteniamo il premio Sacharov per la libertà di espressione”, che fu assegnato proprio a Navalny nel 2021. A Yulia Navalnaya “ho ricordato quando lei venne al Parlamento e la figlia prese la parola nell’Emiciclo; io all’epoca ero ancora europarlamentare e ricordo bene le drammatiche parole di questa ragazza che parlava di quello che stava facendo il padre, in difesa del diritto di espressione nel suo paese”.
Il ministro italiano ha aggiunto che Yulia Navalnaya “ritiene che le sanzioni, soprattutto quelle economico-finanziarie, siano quelle che arrecano più danni al sistema del Cremlino”. Infliggere le sanzioni “è quello che stiamo facendo, e devo dire – ha rilevato – che l’Italia si sta comportando in modo molto serio, da questo punto di vista”.
“Stiamo reagendo anche contro gli attacchi di cyber security” da parte dei russi; “e stiamo difendendo la resistenza dell’Ucraina, dal punto di vista finanziario, politico e anche con aiuti militari. Tutto quello che stiamo facendo va nella direzione di convincere Mosca a cambiare atteggiamento, sia all’interno che all’esterno. Poi, non tocca a noi interferire nella vita politica della Russia”, ma questo, ha puntualizzato Tajani, “finché non ci sono vicende come quelle della morte di Navalny”.
Quella dell’oppositore russo, ha osservato il ministro degli Esteri, “è una morte provocata o direttamente o indirettamente dal sistema. Perché si può uccidere una persona anche non uccidendola in quel momento, ma provocandone la morte, con uno stato di detenzione che ha come conseguenza la morte”. E’ “una morte più lenta che può anche non apparire come una morte provocata, ma che di fatto è una morte provocata. Non sappiamo, vedremo”.
“Noi chiediamo di sapere la verità, vogliamo sapere come è morto Navalny. Le notizie che arrivano parlano di convulsioni, quindi può essere stato male, può essere stato bloccato”; ma tutto questo è stato “provocato da una detenzione ingiusta con un regime carcerario – ha concluso Tajani – che ricorda quello dell’Unione Sovietica, dove le persone venivano messa nei Gulag per farle sparire, soltanto perché non erano comunisti”.
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