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Monaco di Baviera, 17 feb. (askanews) – L’Europa deve fare di più. Ora e in futuro. In un mondo diventato più pericoloso, la sicurezza e la Difesa dell’Unione europea richiedono una strategia a lungo termine, investimenti e una maggiore produzione di armi. E questo a prescindere da come finirà la guerra in Ucraina. Il messaggio che arriva da Monaco, dov’è in corso la 60esima edizione della Conferenza sulla sicurezza, è forte e chiaro. La minaccia della Russia è “reale”, avverte il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’Ue e la Nato non possono lasciarsi cogliere impreparati, indipendentemente dall’esito delle elezioni che quest’anno avranno luogo su entrambe le sponde dell’Atlantico. D’altra parte, la guerra è già alle porte dell’Europa e Kiev ha bisogno urgente di aiuto. La situazione sul terreno “è cattiva”, “mancano le munizioni”, conferma il capo della diplomazia Dmytro Kuleba, dopo che il presidente Volodymyr Zelensky, in un intervento a lungo applaudito, aveva avvertito: “Non c’è nessuno in Europa per cui questa guerra non sia una minaccia. Dobbiamo fare della sicurezza una realtà. Altrimenti vivremo in un mondo in cui le guerre locali non rimarranno tali, ma diverranno catastrofi”.
Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea, ha proposto la nomina di un Commissario alla Difesa Ue, se rieletta. Un’idea che piace ad Antonio Tajani, che oggi ha presieduto un vertice informale dei ministri degli Esteri del G7, a margine dei lavori nella capitale bavarese. “E’ una proposta che mi vede assolutamente favorevole, perché senza difesa europea non possiamo essere protagonisti nell’Alleanza atlantica in maniera paritaria e non possiamo svolgere una politica estera efficace”. E Difesa europea significa anche avere un’industria militare comune all’altezza. “Non è facile”, avverte Tajani, ma è anche l’unica strada per assicurare la propria sicurezza e quella di Kiev. Tanto più che la Russia sta lanciando sul campo di battaglia ucraino “armi rapide e sporche prodotte in Corea del Nord e Iran”, è l’allarme che giunge da Monaco. Uno scambio di tecnologie ed equipaggiamenti che preoccupa i paesi del G7 e rende necessaria una maggiore interazione e innovazione tra i programmi di Difesa dell’Ue e dell’Ucraina. Anche per questo, ha annunciato Von der Leyen, l’Unione europea aprirà un ufficio a Kiev.
Insomma, bisogna fare di più e in fretta. Alcuni passi avanti sono già stati compiuti e molti Paesi europei della Nato hanno raggiunto o superato il 2% del Pil per la spesa della Difesa. Ma molto si può ancora fare, ad esempio sulla produzione di munizioni. Kuleba lo ha detto senza mezzi termini: il messaggio che arriva dal fronte è che non ce ne sono a sufficienza. D’altra parte, Kiev consuma in circa sette giorni, quanto l’industria mondiale produce in un mese. Le aziende, da parte loro, sono restie ad aumentare le proprie fabbriche e le catene di montaggio. Chiedono investimenti e commesse pluriennali ai governi. Un quadro per certi versi cupo, che non può soddisfare desideri ed esigenze dell’Ucraina. Nonostante gli accordi stipulati da Zelensky, nelle ultime 48 ore, con Scholz ed Emmanuel Macron. Da Berlino arriveranno a Kiev 1,13 miliardi di aiuti militari; dalla Francia fino a 3 miliardi di euro aggiuntivi.
L’obiettivo dichiarato da Zelensky è trasformare “il 2024 nell’anno del riscatto, “della reazione da parte di tutti”, per “ristabilire un ordine mondiale basato sulle regole”: “se non lo facciamo Putin renderà il futuro un disastro”, se non agiamo adesso, il leader del Cremlino riuscirà a rendere “i prossimi anni catastrofici. Catastrofici anche per altre nazioni”, ha avvertito. Un’azione di supporto allo sforzo bellico che dovrà procedere di pari passo con l’assistenza ai più vulnerabili, in particolare donne e bambini. E’ un impegno preso dai ministri degli Esteri del G7, attraverso la conferenza Giappone-Ucraina per la promozione della crescita economica e la ricostruzione, la conferenza per la ripresa dell’Ucraina del 2024 che sarà ospitata dalla Germania e la conferenza per la ripresa dell’Ucraina del 2025 in Italia.
E anche la Cina dovrà avere un ruolo. Il ministro degli Esteri Wang Yi, presente a Monaco, ha spiegato che il suo Paese intende essere una “forza di stabilità in un mondo turbolento”, qualunque sia la situazione internazionale. Pechino ha già svolto “molto lavoro costruttivo” sul conflitto in Ucraina e il capo della diplomazia cinese ha assicurato che “manterrà sempre la continuità e la stabilità delle sue politiche”. “Le relazioni Cina-Russia”, ha poi precisato, “non comportano la formazione di alleanze, la creazione di fronti contrapposti o l’attacco a una terza parte”. Un concetto ribadito da Wang in una bilaterale con il segretario Usa Antony Blinken. Con una postilla: “Se Cina e Stati Uniti lavorano insieme, si possono fare grandi cose, e questo è sicuramente meglio dello scontro”.
(di Corrado Accaputo)
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